L’orto della fede

Nell’ambito dell’edizione 2013 dell’Agricoltura Milano Festival c’era un’incontro che si intitolava:  “Orto della fede a Milano: un piccolo paradiso presso la Chiesa  Cristiana Protestante”. Anche se la giornata era umida e uggiosa, o forse proprio perché la giornata era umida e uggiosa non ho saputo resistere a fare una gita in “paradiso” e così mi sono ritrovato in quest’area centrale di Milano. Pioveva così tanto che, quando è finita la cerimonia, molto gentilmente il Pastore, ci ha invitato ad entrare in chiesa per poter parlare all’asciutto. La concretezza del gesto, in linea con le caratteristiche del luogo di culto, vi entravo per la prima volta, ha sicuramente influenzato la modalità espositiva degli oratori, una enumerazione di dati ed azioni concrete fatte, che a sua volta ha spinto me a registrarlo come un elenco di esperienze a cui connettersi e che vi riporto in forma molto stringata lasciando alle immagini il compito di contestualizzare al meglio le qualità dell’evento.

Appena seduti prende la parola il Pastore raccontando di una tempesta che portò via gli alberi secolari che chiudevano agli occhi esterni, con le loro cupe chiome la bellezza del luogo. Racconta dell’intervento di Andreas Kipar che progetta un orto connaturandone le pratiche di gestione affinché possano aprire la comunità all’esterno, e continua esprimendo la sua convinzione che il percorso intrapreso debba essere continuato a livello cittadino.

Giovanni Sala di Land, inizia parlando dell’aumento di un 4% delle imprese agricole. Cita che stanno entrando in questo campo per lo più i giovani che, partendo da esigenze innovative, spesso si staccano dalla tradizione. E’ come una scossa elettrica quella che ha portato ad avere in Italia 32.000 ettari di orti familiari, 500 ettari solo in Lombardia. Dalla rivista Vita in Campagna si apprende che gli ortisti sono 2.700.000 e che 100 mq orto producono 300-350 kg annui di frutta verdura. Ricorda la sua partecipazione ad un congresso internazionale a Casablanca dove il tema dell’approvvigionamento di frutta e verdura per le megalopoli viene identificato come il dramma dei prossimi anni. Cita  come casi esemplari per risolvere questi problemi i progetti congiunti tedesco marocchini per costruire orti, gestiti da donne. Ricorda il nobel keniota Wangari Maathai e il suo stimolo che ha portato molte donne a combattere il disboscamento piantando 51 milioni di piante. Nel 2050 dovremo produrre il 50% in più di derrate alimentari. Chiude il suo intervento facendoci vedere la mappa di Green Small Ring un progetto, che dovrà essere pronto per Expo 2015, che vuole raccordare 24 spazi verdi attorno alla cerchia dei navigli creando una sorta di piccolo anello del quale un tassello importante è sicuramente l’orto della fede.

Prende la paola Gianluca Brivio e presenta Orticola. Nasce 1854 come club di amanti della botanica. Sono tornati nei giardini solo 18 anni fa come vetrina di vivai selezionati. Il ricavato del prezzo biglietto serve per raccogliere fondi per il verde a Milano. Introduce il progetto “MiColtivo, Orto a Scuola” che come enuncia il titolo è un altro contributo di Orticola, che insieme alla Fondazione Riccardo Catella, porta gli orti nelle scuole oltre che nelle chiese.

Francesco Ingegnoli mette subito in chiaro che, vista la sua posizione, si era reso conto da tempo di questo ritorno hobbistico alla coltivazione della terra. Tutto parte dal seme e sarebbe bello che la coltivazione venisse reintrodotta come materia scolastica. Bisogna stare attenti a non essere invasi dagli OGM preservando le varietà italiane e cita le molte specie di Cicoria a testimonianza della biodiversità italiana. I registri europei sono il nemico da combattere perché l’obbligo di registrazione è deleterio per preservare i semi autoctoni. I cataloghi di Ingegnoli propongono sempre le varietà tradizionali oltre gli ultimi ritrovati, ma per tutti vale il principio di essere rigidamente non geneticamente modificati. Un movimento che vuole riportare gli orti a Milano non può rinunciare al contributo del rappresentante di una famiglia il cui Podere 3 Corvi,  in Corso Loreto (l’attuale Corso Buenos Aires ) era così in centro da servire la nobiltà milanese. “Acqua, terra e saper fare” sono le chiavi per questi argomenti e tutto questo sembra essersi perso dopo la fine della seconda guerra mondiale. Parlando a Francesco, Giovanni ricorda che senza ibridamento genetico non si possono raggiungere i 100 quintali ettaro.

Chiude l’incontro Kelly Russell, il Direttore Generale della Fondazione Riccardo Catella, parlando del progetto MiColtivo. Parla delle due scuole in cui è partito la “Italo Calvino” e la “Renzo Pezzani” in zona 2 e 9. Partiti dalla formazione delle maestre,  le due ore di orticoltura impartire ai ragazzi nascono dalla collaborazione con l’università Bicocca e del Miur. Ricorda con estremo piacere i genitori che hanno lavorato in estate per mantenere gli orti e ci tiene a ribadire l’importanza  dell’attività di ascolto tra la gente della Fondazione che lei dirige.


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