Nutrire la città che cambia

Ieri a Milano c’è stato il convegno Nutrire la città che cambia con il quale si è iniziato un percorso di analisi di che cosa serve per nutrire le comunità di persone giunte da altri paesi che hanno reso Milano una città multietnica. Il primo passo è stato di censire quali prodotti freschi hanno bisogno per continuare a mantenere le diete dei loro paesi di origine. Si è convenuto più volte che il rispetto delle culture di tutti non può non passare se non tramite il rispetto delle colture di tutti. Dall’elenco dei prodotti che queste diete hanno, si è passati all’analisi della presenza di quei prodotti all’interno del nostro sistema distributivo e infine si è evidenziata la loro presenza nei campi. Sia chi fisicamente sta coltivando, sia quale percorso scientifico è necessario fare perché questo avvenga nel rispetto degli ecosistemi che i nuovi semi vengono a colonizzare. Ma quando sotto lo scranno dell’oratore è stato appoggiato quel grosso mazzo di huacatai che vedete nella foto, è come se l’olfatto piacevolmente colpito, quasi inebriato, abbia indirizzato tutta la mia attenzione ai dettagli meno scientifici di quello che accadeva intorno.

 

L’entusiasmo con cui Antonio Corbari ha raccontato quanto sia stato piacevole misurasi con queste colture ha sicuramente contribuito a spostare la mia attenzione sulla capacità che il confrontarsi con le differenze ha di farti vedere il quotidiano con occhi diversi. Il Coriandolo è nuovo per i nostri palati ma quale parte mangeremo? Quale componente sarà più utilizzata dalle nostre cucine? In giro per il mondo se ne consumano parti diverse: chi i semi, chi le foglie chi il gambo chissà noi italiani da quale di questa ci faremo ammaliare?  Stefano Bocchi, docente di Agraria, presenta Vavilov e il suo lavoro sui luoghi da cui hanno origine i vegetali coltivati e con quattro frecce su una slide ci ricorda che la Lombardia è la culla privilegiata di colture di altri paesi. Ops il riso e il mais assumono improvvisamente il loro giusto significato indicandoci che è nostro dovere favorire la messa a dimora di Okra, Coriandolo ecc.. Li coltiveremo biologici?

E’ l’insalata tipicamente lombarda, impugnata da Niccolò Reverdini, che sibolicamente racchiuderà il senso di questo convegno. Anche le signore del Pranzo di Babele hanno dovuto cucinare le ricette dei loro paesi di origine partendo dalla disponibilità delle verdure biologiche dell’orto di Cascina Forestina e da un pò di spezie giunte casualmente dalle Mauritius.  Sono proprio i piatti cucinati da  Azzena, Khadi, Anna, Asmae, Naho, Edith, Alejandrina e Rosa la migliore sintesi di quanto sia fruttuoso l’incontro di diversità. Vi posso assicurare che era tutto molto gustoso. E adesso? Aspettando le prossime puntate della ricerca noi possiamo contribuire a dipanare le sensazioni potenti nate oggi iscrivendosi al Forum della Città Mondo, andando a trovare Victor Galvez Serpa, agronomo peruviano di Allpa (terra in quechua) nel suo orto biologico di piante e erbe aromatiche nel parco del Grugnotorto a Cinisello Balsamo oppure organizzando un evento con il catering del Pranzo di Babele.


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