Per la biodiversità

Le firme sono già tra le seicento e le settecento, ma l’obiettivo entro la fine del mese è di arrivare a quota mille imprese agricole. Poi la “Petizione pro mais transgenico Mon 810” di Confagricoltura Mantova verrà spedita, destinazione Pirellone. L’obbiettivo è quello di ottenere la possibilità di seminare mais Ogm, sementi geneticamente modificate, come avviene già su mezzo ettaro, ad esempio, a Vivaro in Friuli-Venezia Giulia.

La proposta farà sicuramente discutere, visto il manicheismo che generalmente contraddistingue il tema delle sementi Ogm. In via Fancelli, tuttavia, sono convinti di essere dalla parte del giusto. «Così tante firme raccolte in poco tempo sono un successo – sottolinea il presidente Matteo Lasagna -. La raccolta di sottoscrizioni, e ricordo che possono firmare solo i legali rappresentanti dell’impresa, resterà aperta ancora per tutto febbraio, visto anche il maltempo». Confagri non teme di scatenare la reazione dell’ampio e variegato schieramento che da anni vede gli Ogm come fumo negli occhi? La risposta arriva da una serie di ragionamenti e dati. Si parte dai possibili vantaggi economici: «La coltura di mais Ogm – spiegano all’associazione -, resistente all’insetto chiamato piralide (autentico flagello in pianura Padana), consente rispetto agli ibridi convenzionali di ottenere fondamentali vantaggi: maggiore produzione (almeno un 10%); minori costi di produzione, relativi al mancato intervento con insetticidi, stimati in 110 euro per ettaro; miglioramento dell’ambiente, per la mancata irrorazione di prodotti chimici; miglioramento della sanità del prodotto, in quanto non essendo attaccata dalla piralide, la pianta non sviluppa funghi, con conseguente assenza di aflatossine, particolarmente dannose per l’uomo, perché possono arrivare al consumatore attraverso la catena alimentare». [continua…]

Pochi dubbi, fra i tifosi dell’ogm. “Ciò che era innovazione 50 anni fa è già diventato tradizione. I nostri nonni producevano 60 quintali di mais per ettaro e cercando nuovi ibridi siamo riusciti ad arrivare a 120 quintali. Con l’ogm potremo arrivare a 150  –  160 quintali e senza uso di insetticidi e antiparassitari. Dobbiamo continuare l’innovazione che a sua volta diventerà tradizione. Non dimentichiamo che il “grano duro” è stato “inventato” grazie al bombardamento nucleare. Per questo chiediamo che siano applicate anche in Italia le sentenze della Corte di Giustizia europea”.

La frattura, nel mondo contadino, è nettissima. “In questo modo  –  dicono Ettore Prandini, presidente regionale della Coldiretti e Mauro Fiamozzi, direttore della sede provinciale  –  semplicemente si uccide la nostra agricoltura. Lavorare in modo tradizionale è difficile ma senza questo impegno non ci può essere Made in Italy. Con gli ogm le nostre coltivazioni sarebbero omologate a quelle di tutto il mondo e senza biodiversità non avremmo nessun valore aggiunto. Con una battaglia limitata ai prezzi noi italiani  –  fra costi di manodopera ed energia e costi della burocrazia  –  saremmo certamente perdenti. L’agroalimentare, la cucina, i monumenti e la nostra storia sono i soli beni che non possono essere delocalizzati. Sono la nostra vera ricchezza. Buttarli al vento sarebbe assurdo. “. [continua…]

Come ormai tutti sapete noi siamo totalmente d’accordo con questa seconda tesi ma, se date un occhio alla tabella che abbiamo preso dal KPMG Agricultural and food value chain, quindi una fonte non sospettabile di essere contro gli OGM, avete la nostra motivazione principale.

KPMG Agricultural and food value chain

Nella seconda riga c’è il numero di operatori che contribuiscono a formare la catena del valore del cibo a livello mondiale. La prima colonna conta le aziende che, a livello mondiale, con le loro produzioni garantiscono tutto il resto della catena. Sono solo 100. Come vedete i numeri delle colonne successive sono espressi in milioni per i poveri cristi e in unità di misura più piccole quando il potere è forte come per le aziende di trasformazione e per i traders internazionali, ma ne manca una quella dove siamo noi, i consumatori che siamo miliardi. Dunque il mondo dipende per il suo cibo da pochissime aziende e quella “s” dopo il 100 non vi deve ingannare perché, comunque quelle che producono semi, come la Monsanto, sono molto meno di una decina.

E’ per questo che coltivare la biodiversità è un dovere e che non può essere barattata per un qualsiasi vantaggio potranno ottenere i mantovani nella redditività per ettaro.

I nostri amici del DESR Parco Agricolo Sud Milano propongono di sottoscrivere, CONTRO la petizione pro mais transgenico Mon 810, una lettera che trovate nel loro sito e di mandarla agli indirizzi non solo di Confagricoltura ma anche a quelli delle altre associazioni di categoria, CIA e Coldiretti che invece sono contrari e al Presidente Maroni. Ci sembra un’ottima ideaFacciamolo e diciamolo in giro perché è importante.

Tutte le foto che vedete, tranne una che è un volantino, le abbiamo fatte noi di Ciboprossimo. Spero che riescano a darvi il senso di gioia che c’è nel coltivare la biodiversità. A Milano il Giardino degli Aromi ha ospitato un Mandillo bellissimo. Oltre allo scambio dei semi ha parlato Massimo Angelini e tramite la presentazione del suo libro Minima Ruralia ha dato corpo teorico all’importanza di quest’opera di preservazione. La patata del Consorzio della Quarantina è stata al centro del dibattito e sarà un caso che al RISC FOOD si è parlato ancora di patate, questa volta di colore blu? Vedete il sacchetto verde: altri semi altro Mandillo sempre al RISC FOOD. Partecipare a queste attività è un’altra forma per dire no al Mon 810. Si ha modo di approfondire, di praticare, di fare rete: è importante. Ogni volta che ne avete l’occasione buttatevi. A proposito chissà se il buon Margarita Teodoro, di Civiltà Contadina,  riesce ad organizzare un Mandillo di Semi dentro Fa la Cosa Giusta 2014 così tutti insieme possiamo confrontarci su temi così fondamentali per la nostra vita ?


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