I terreni agricoli e forestali della ex fattoria di Mondeggi (Bagno a Ripoli Fi) presentano la potenzialità produttiva tipica della collina fiorentina , con condizioni pedo-climatiche idonee alle colture in essere ( vite, olivo, boschi ) ed ad altre da organizzare quali : seminativi, prati-pascoli, frutteti, ortaggi.
Il tutto potrà essere integrato con una proporzionata attività di allevamenti :avicunicoli, bovini, suini, ovini, api, per ampliare l’offerta di prodotti e procurarsi la sostanza organica necessaria a conservare la fertilità dei suoli coltivati.
Un’azienda di 170 ettari circa potrà sostenere la creazione di locali a norma per la trasformazione dei prodotti sia vegetali che animali per ampliare e valorizzare l’offerta.
Il patrimonio immobiliare dell’azienda è una risorsa importante per l’organizzazione produttiva, annessi agricoli e parte delle abitazioni rurali serviranno per la gestione dell’attività agricola, mentre gli utilizzi di alcuni ex poderi e della villa in particolare necessitano di un piano a se stante per interventi di restauro e ristrutturazione a fini di ospitalità , ristoro etc.
La constatazione suddetta è sicuramente condivisibile da qualsiasi operatore agricolo poiché la grande percentuale dei terreni agricoli abbandonati del territorio sono nelle medesime condizioni potenziali , il fatto è che questi restano in gran parte inutilizzati per più ragioni: economiche e di politica agricola.
Infatti prima di passare ad una proposta di ristrutturazione produttiva di Mondeggi , c’è da capire se il progetto di recupero possiede le condizioni per tradurre la potenzialità in concretezza del programma . Queste condizioni possono apparire esterne alle problematiche tecnico-agricole, ma in realtà le modalità di partecipazione ad una impresa che vuol usare le risorse naturali del territorio per produrre beni di consumo, devono contenere il concetto di solidarietà e rispetto degli umani fra di loro e verso i vegetali, gli animali, i minerali, l’acqua e l’aria.
Quando questi valori saranno un bene comune per tutti allora potremo parlare di organizzazione produttiva e vedere se è possibile applicarli per superare le difficoltà economiche proprie delle imprese agricole di oggi nel nostro territorio.
Il primo problema che dobbiamo porci è come commercializzare i prodotti aziendali in un mercato che può presentare alle volte carenze occasionali, ma in genere le aziende piccole e medie sono costrette a subire i prezzi originati dalla sovrapproduzione di provenienza mondiale .
Sicuramente offrire prodotti di qualità, a km. 0, in nicchie di mercato è un orientamento giusto e da praticare, ma non basta perché ormai da qualche decennio questa è stata una strada obbligata per molti produttori .
Un canale da praticare è sicuramente quello di fornitore dei vari g.a.s del territorio, con i quali è da stabilire un rapporto di fiducia reciproca finalizzato alla soddisfazione dei bisogni sia dei consumatori che dei produttori.
Anche la fornitura di mense che servono scuole del territorio, deve essere un obbiettivo produttivo, certo ambizioso e da perseguire nel tempo, quando la riorganizzazione aziendale sarà avviata con certezza di rispetto degli impegni di fornitura dei prodotti alimentari.
Ma il primo obbiettivo di commercializzazione da realizzare è sicuramente la vendita diretta in azienda , nelle uniche strutture razionali già esistenti.
Questa pratica permette il contatto diretto fra produttori e consumatori che hanno l’occasione di conoscere nei fatti la realtà aziendale, le coltivazioni, gli allevamenti ,gli operatori, l’ambiente di una fattoria autogestita e partecipata , con i suoi valori ed i suoi problemi.
Le famiglie dei soci dei g.a.s., dei clienti della vendita diretta, degli alunni delle mense servite, devono essere invitate in azienda con occasioni organizzate per passare un po’ del loro tempo libero in un ambiente naturale e vicino alle loro abitazioni e qualche volta a partecipare ai più tipici e festosi lavori agricoli: vendemmia , lavorazione del maiale etc. .
Questo rapporto fra l’azienda di Mondegggi ed i suoi clienti partecipanti, dovrà essere alimentato dalla solidarietà fra gli umani delle due realtà che si scelgono vicendevolmente in base ad un’etica di vita e di relazioni.
Anche la fornitura garantita dei mercatini periodici od occasionali di prodotti di qualità , è uno sbocco certo delle produzioni, se si riesce ad assicurare la continuità di fornitura , sulla quale i consumatori possono far conto.
La vicinanza ad una grande zona urbana come Firenze – Prato – Pistoia può rendere utile anche il servizio a domicilio , sempre ammesso che la futura azienda possa avere bisogno di ampliare il proprio bisogno di manodopera.
Tutte queste ipotesi di commercializzazione dei prodotti sono più o meno praticabili se l’immagine della fattoria , dell’ecovillaggio , della comunità è condivisibile per l’etica che esprime e “ si fa scegliere “ dai consumatori.
La seconda condizione da realizzare per sfruttare le potenzialità di Mondeggi è la disponibilità di operatori che partecipano concretamente fin dall’avvio del progetto con la spirito solidale necessario e consci dell’impegno che si vanno assumendo per tempi medio lunghi.
L’ipotesi di impiego di operatori che provo ad elaborare parte da un dato di fatto :l’entità che acquisisce la disponibilità di Mondeggi , con grosse difficoltà e probabilmente ostative, potrebbe sostenere le remunerazioni di tutta la fase iniziale di avvio del progetto agricolo e gli investimenti per le ristrutturazioni colturali , degli allevamenti , oltre a quelle immobiliari per l’ospitalità.
Ogni investitore al confronto dei costi-benefici del recupero produttivo, si rende subito conto di quanto danno abbiano prodotto le gestioni degli anni passati, che, per carenza continua di mezzi e scelte economiche improprie, sono arrivate alla liquidazione della gestione ed alla svalutazione dello stesso patrimonio immobiliare .
Mondeggi, nelle condizioni in cui si trova, non suscita interessi per investimenti agricoli e solo modificazioni urbanistiche potrebbero portare offerte alle aste di alienazione del bene, nel suo insieme o per frazioni.
Dalla constatazione di questa realtà che offre scarse ed incerte remunerazioni all’investimento capitalistico, si pone la necessità di provare altre forme di intervento ristrutturante, basate su minimi investimenti iniziali sostenuti da autoproduzioni che gli operatori nel loro complesso possono realizzare .
Da qui sorge il bisogno di organizzare le produzioni per entità operative composte da famiglie allargate o gruppi organizzati omogenei, che si uniscono per cooperare verso obbiettivi comuni.
Queste entità produttive, avranno a disposizione un immobile dove vivere e terreni e strutture dove lavorare ed in base alle loro capacità ed esperienze professionali potranno produrre quanto programmato dal progetto, per l’autoconsumo e per la vendita aziendale.
Ogni entità produttiva sarà responsabile delle sue scelte tecniche di impresa e potrà avvalersi di quanto la fattoria – ecovillagio potrà mettere a disposizione di tutte le entità produttive ( consulenze, macchine e attrezzi , scorte vive e morte, canali di vendita etc.)
Tutte le produzioni , escluso il necessario per l’autoconsumo dell’entità, vanno conferite alla fattoria che si occuperà della loro commercializzazione , come avviene in un consorzio di produttori associati, ed i pagamenti del conferito seguiranno alla vendita, considerando le necessità di reinvestimento .
Tutti i rapporti e le relazioni di lavoro all’interno di ogni unità operativa saranno gestiti da loro stessi, con uno spirito che permetta l’armonia e la continuità dell’entità per il proseguimento del progetto generale .
Una organizzazione produttiva di questo tipo presuppone un grande spirito solidale finalizzato alla realizzazione del progetto, in modo che i rapporti di fiducia fra gli operatori delle entità produttive e del progetto complessivo siano in grado di superare con il dialogo le divergenze di opinioni e le inevitabili conflittualità caratteriali.
A questo proposito è necessario prevedere un fondamentale momento periodico di confronto assembleare fra i rappresentanti di tutte le entità produttive insieme ai promotori del progetto, per superare le difficoltà e sentirsi parte importante della fattoria-ecovillaggio.
Se il progetto Mondeggi potrà avvalersi delle due condizioni suddette : canali realistici e validi per la commercializzazione dei prodotti e disponibilità di operatori convinti della necessità di tempi medio-lunghi per realizzarlo, i primi passi possono iniziare e con le prime realizzazioni materiali e le giuste e sperimentate relazioni fra i vari soggetti, anche gli obbiettivi più arditi sembreranno possibili.
Piano di ristrutturazione colturale
Uno dei primi passi necessari per acquisire la disponibilità delle strutture di Mondeggi è programmare con professionalità ed esperienza gli interventi di riavvio delle colture presenti o avvio delle colture, allevamenti e attività di trasformazione e commercializzazione dei prodotti, non presenti in azienda .
( Questa proposta di piano non entra nel merito dell’ importante intervento sugli immobili non subito destinabili all’impresa agricola ma esprime da subito il problema dell’abitabilità negli edifici presenti in azienda che necessitano di interventi edilizi non rinviabili.
Purtroppo si deve prevedere l’inizio degli interventi colturali con gli operatori delle entità produttive, che risiedono ancora nelle loro abitazioni e si recano quotidianamente al lavoro in azienda.
Lavoro che può comprendere anche una parte possibile di lavori edili, se esistono le professionalità specifiche, ma non si possono tralasciare le operazioni agricole che dovranno garantire gran parte dei prodotti per l’autoconsumo e per compensare, con accordi solidali, le professionalità specifiche esterne, impiegate per riattivare, con minime spese, gli elementi per la stabilità degli edifici, gli impianti idrici, elettrici, di riscaldamento ed altro di strettamente necessario.
La disponibilità di professionalità esterne è possibile per i gravi problemi occupazionali oggi esistenti nella società italiana e tale proposizione ha le stesse probabilità di successo della formazione delle entità produttive aziendali; se ha successo quest’ultima , ci sono realistiche possibilità anche per stabilire accordi solidali con le professionalità extragricole.)
Recupero colture in atto
Oliveto
Gli oliveti presenti sono tutti specializzati con sesto prevalente 6×6 e contano un numero complessivo di piante che si può stimare fra 12.000 e 15.000.
Il numero totale dovrà essere definito in seguito per ragioni contabili, mentre il numero di quelli su cui intervenire inizialmente per riportarli in produzione regolare è deciso dalla quantità di olio che l’azienda ritiene di poter utilizzare per la vendita e l’autoconsumo.
Le condizioni vegetative delle piante sono compromesse da tre fattori: abbandono, rogna , sistema di allevamento, questi comportano un intervento di ristrutturazione su tutte le piante .
Quelle sane per riportale ad altezze operative inferiori ai 4 metri, quelle malate per eliminare le branche più compromesse, quelle essiccate, nel monocono o nei coni del vaso, vanno riprese con tagli di ritorno fino ad un metro di altezza, se il fusto è vegetante, o sopra il punto di innesto nel peggiore dei casi.
Le piante sulle quali intervenire dovranno essere accorpate su oliveti scelti, nei quali si interverrà su tutte le piante, mentre su altri oliveti non si farà inizialmente ristrutturazione per non superare la quantità di olio da produrre.
La procedura operativa indicata mira al raggiungimento del minor impiego di manodopera necessaria per riattivare la produzione olivicola, percorsi diversi saranno applicabili se possono ridurre ulteriormente i tempi di lavoro.
Le potature di ristrutturazione producono una grande quantità di biomassa, utilizzabile sia per fini energetici ( legna da ardere, cippato ) , che per produrre sostanza organica riutilizzabile in azienda.
Sarebbe buona norma, dopo queste potature straordinarie, intervenire sul suolo con lavorazioni leggere in tempera e seminare favette da sovescio. L’azienda si dovrà servire di frantoi esterni, procurarsi strumenti per la raccolta manuale delle olive e recipienti per la conservazione dell’olio.
Costi di primo intervento
Gli interventi agronomici indicati richiedono essenzialmente impiego di manodopera, che se anche non esperta sarà guidata da professionisti che formeranno gli operatori sul campo. Pertanto le spese possono essere inizialmente limitate ai costi carburanti e lubrificanti e manutenzione per motoseghe , confidando che alcuni attrezzi base ( motoseghe, forbici , pennati, forche etc.) possono essere nella disponibilità degli operatori.
Sicuramente la ristrutturazione degli olivi non richiede altri investimenti iniziali, ma il problema che si porrà per ogni coltura od allevamento sarà la disponibilità di una trattrice di media potenza dotata di attrezzi base quali : carrello con trazione, trinciatrice, ripuntatore o coltivatore per lavorazioni leggere, fresa, erpici ed altro di simile recuperabile anche fra l’usato di molte aziende dismesse.
Gli interventi di ristrutturazione degli olivi oltre ad essere finalizzati alla produzione di olio, producono una considerevole massa di legna da ardere per il riscaldamento domestico e la cottura dei cibi per almeno sei mesi all’anno.
Questa risorsa, insieme alle produzioni dei cedui, è estremamente importante per arrivare ad una abitabilità confortevole ed economica nelle abitazioni dell’azienda .
Vigneto
I vigneti specializzati variano da 20 a 5 anni di età, al momento sono stati potati da terzi che mirano alla raccolta dell’uva od a rispettare le minime condizioni per giustificare le loro produzioni vinicole immesse sul mercato e pertanto sono da considerarsi in produzione .
Le fallanze dei più vecchi sono nella norma, le armature sono a fili fissi che richiedono la guida manuale dei tralci con tempi di lavorazione allungati rispetto ai fili mobili.
In generale il sistema di allevamento a cordone speronato è recuperabile anche nei casi di riformazione necessaria dello stesso.
Le attrezzature per la gestione del vigneto sono praticamente inesistenti e affidare le operazioni a contoterzisti non porta produttività; non conosco le condizioni della tinaia per le fermentazioni e della cantina per la conservazione , per cui ipotizzo nizialmente solo il conferimento dell’uva a vinificatori ed il ritiro di una quantità di vino proporzionato alla vendita diretta ed all’autoconsumo.
In seguito, con la disponibilità di attrezzature non obsolete in azienda e di tecnici di cantina professionisti, si potrà sfruttare la produzione di 22 ettari di vigneto e ammortizzare le eventuali spese per le attrezzature.
I 15 ettari di diritti di reimpianto. oggi a disposizione di Mondeggi , non penso possano essere messi in previsione di spesa per i prossimi anni.
Costi di primo intervento
Anche qui i costi principali sono quelli di manodopera per la potatura e la raccolta e vale lo stesso metodo indicato per gli olivi, ma in aggiunta vi è il costo dei trattamenti antiparassitari . L’azienda non può dotarsi nel breve tempo dell’attrezzatura necessaria al bisogno, per l’onerosità della spesa e dovrà probabilmente servirsi di contoterzisti a cui affidare i trattamenti nei tempi e nei modi dovuti.
I soli costi ad ettaro per i trattamenti e per le spese di trasporto dell’uva al vinificatore possono essere sostenuti fin dal primo anno di produzione con la vendita dell’uva.
Ci sarà da verificare se conviene ricevere denaro dalla cantina o anche vino da utilizzare per autoconsumo e vendita , qualora questa scelta portasse valore aggiunto alla produzione lorda vendibile .
Per le concimazioni ed i diserbi di oliveti e vigneti non sono prevedibili spese iniziali, se non sovesci e pascoli controllati nei tempi e nei modi, per non provochino danneggiamenti alle piante.
Boschi
È necessario un sopralluogo specifico per i cedui , i cedui andati naturalmente a fustaie , gli alto fusto, per verificare le modalità di intervento per l’utilizzo della massa legnosa od altro. In questa fase non c’è tempo sufficiente per elaborare un piano possibile , ma ritengo che la potenzialità dei boschi sia in crescita di importanza ai fini di produzioni energetiche e zootecniche ( pascoli turnati di suini, ovini,bovini).
Colture da impiantare
Seminativi
Su 47 ettari di seminativi non irrigui presenti in azienda ma non utilizzati , sono da distribuire e realizzare in rotazione le colture di cereali e leguminose, i prati-pascoli, gli ortaggi, se con interventi leggeri è possibile disporre di acqua per irrigazioni almeno di fine estate per le colture autunno-vernine .
Tutto questo è possibile se l’azienda riesce a dotarsi delle attrezzature di base per le lavorazioni del suolo, usufruendo di contoterzisti per le specifiche attrezzature di semina e di raccolta.
Cereali e leguminose
Per i cereali ritengo si debba tentare una produzione immediata perché i campi sono incolti e solo sfalciati da tempo e comunque non compromessi nella loro fertilità di base da recenti colture particolarmente inquinanti.
Possono necessitare bonifiche di spietramento superficiale gli ex vigneti spiantati , ma la maggioranza dei seminativi sono coltivabili da subito.
Fra i cereali ritengo si possa puntare sui grani teneri per produrre direttamente farine da panificazione e soddisfare a sufficienza le crescenti richieste dei panificatori familiari .
La disponibilità di un moderno molino a palmenti porterebbe valore aggiunto ai prodotti aziendali e darebbe anche la possibilità di produrre pane per l’autoconsumo.
Per i grani duri da pastificazione dovrebbe essere iniziato un rapporto con esperti operanti (1° sopralluogo a Mondeggi 18/04/13) in questo campo che hanno rapporti con pastifici locali
Per i cereali minori tipo avena,miglio c’è da valutare la praticabilità della coltura , verificando la presenza in zona di contoterzisti in grado di svolgere tutte le operazioni colturali specifiche .
Lo stesso si dovrà verificare per le leguminose come ceci e fagioli, mentre per la soia si dovranno trovare esperienze per programmarne la coltivazione e la commercializzazione .
Parte dei seminativi dovranno essere coltivati per produrre unità foraggere (mais, fondovalli freschi sull’Ema, orzo e sorgo , oltre al fieno ed agli erbai freschi )
Per i cereali e per le leguminose da granella si presenta anche il problema della conservazione della stessa con metodi naturali, poiché consegnare i prodotti all’ammasso è complicato se giustamente richiedi di riavere il tuo prodotto consegnato. Pertanto qualche piccolo silos proprio è necessario prevederlo.
Costi di primo intervento
Fin dal primo anno di attività sarà senz’altro remunerativa la produzione di qualche ettaro di frumento tenero per la produzione di farine integrali e non e pane per l’autoconsumo e la vendita.
Anche la produzione di mais ed orzo da granella per integrare l’alimentazione di tutti gli animali allevati è da realizzare fin da subito, sperimentando inizialmente i vari seminativi non irrigui, che per tipo di suolo e freschezza, possono garantire con maggiore continuità le produzioni.
Per questo ci si può affidare a contoterzisti per lavorazioni di fondo, semine e trebbiature, mentre con i minimi mezzi aziendali potrebbero essere eseguite le false semine con fini di diserbo e diserbi manuali e meccanici di emergenze precedenti la levata.
Per le concimazioni organiche nei primi anni non ci sarà disponibilità di autoprodotto e penso si dovrà prevedere una produzione inferiore alla media, ma non è da trascurare il fatto che i lunghi periodi di riposo dei terreni incolti abbiano accumulato fertilità di base.
La dotazione di una capacità di insilaggio meccanizzato di 50 q. totali, permetterà l’essiccazione e la conservazione della granella con metodi naturali per quasi un anno, in modo da macinare settimanalmente il grano necessario a disporre sempre di farina fresche e granella sana.
Le spese indicate del contoterzista, e delle sementi sono ben recuperabili con i ricavi delle vendite delle farine e del pane, infatti con queste spese il costo di produzione di un kg di grano si aggira su 18 – 20 cent., con un kg di grano si produce 850 g di farina integrale, contenente cruschello o tritello e separata dalla crusca utilizzata per l’alimentazione animale.
La farina integrale macinata a palmenti spunta prezzi di vendita intorno ad 1,50 € al kg. ed il kg. di pane abbondante con questa prodotto, si può vendere a prezzi contenuti di 2,5 – 3 € al kg.
Producendo 50 q. di grano all’anno si può produrre 15 kg di pane al giorno, che per l’alta capacità di conservazione, può essere prodotto 3 volte alla settimana per un totale di 105 kg. di pane integrale cotto a legna alla settimana di cui il 20% destinato all’autoconsumo e 80 kg. alla vendita con un entrata di oltre 200 € a settimana o € 10.000 all’anno.
La specificazione di questi conteggi vuol mostrare quali sono i termini economici su cui si basa il progetto: è una micro economia che non ha grandi numeri nella p.l.v. ma riduce al minimo le spese di investimento raggiungendo produttività in ogni produzione.
In un programma di recupero produttivo di lungo tempo, una parte di utile va reinvestito in mezzi di produzione e come detto il bisogno primario sono i silos ed in seguito le dotazioni di macchine operatrici, escludendo la sola trebbiatrice.
Prati e pascoli
I prati-pascoli, insieme ai boschi limitrofi, potranno dare un contributo determinante agli allevamenti e questi ricambieranno se si attuano anche sapienti forme sinergiche di pascolo di seminativi , oliveti, boschi, vigneti. Infatti la permanenza periodica e controllata di certi animali sui terreni suddetti apporta sostanza organica ed elementi nutritivi al suolo , lo rimuove superficialmente arieggiandolo, lo ripulisce da una eccessiva vegetazione di soprasuolo.
Chi sa gestire queste pratiche , contribuisce a significativi risparmi energetici nell’ottica di quello, che vuol divenire un ecovillaggio.
Le produzioni foraggere sui prati dovranno partire con impianti di medicai triennali, ed erbai autunno vernini a base di orzo per consumi annuali freschi e secchi di allevamenti di conigli e ovini.
Costi di primo intervento
L’attuazione di pascoli controllati e turnati richiede la disponibilità di recinti elettrici mobili a batteria, il cui costo è facilmente sostenibile anche nella fase iniziale.
Le semine degli erbai sono da affidare a contoterzisti che dovranno provvedere anche alle lavorazioni di fondo e ad eventuali fienagioni e pressature. Per gli operatori aziendali usando le minime attrezzature aziendali sono da eseguire le false semine e gli sfalci di raccolta dei foraggi freschi.
Colture orticole
Le colture orticole attuabili inizialmente possono essere quelle autunno-vernine per la indisponibilità di acqua per irrigazioni estive, infatti queste necessitano solo di acqua per le semine ed i trapianti di agosto-settembre , confidando comunque nelle regolari precipitazioni. Porri, cavolo nero, cavolo fiore e cappuccio, finocchi, insalata, radicchio rosso, sono colture praticabili che permettono una raccolta scalare su periodi medio lunghi in modo da disporre di prodotto fresco quando il mercato lo richiede.
Per i periodi primaverili estivi le colture possibili sono quelle “da serbo” tipo cipolle,agli e patate, favorendo il ritiro, da parte dei consumatori, di quantità preordinate alla raccolta , e altri prodotti freschi come baccelli, piselli.
La gamma di produzioni indicate è già ampia e capace di soddisfare le esigenze alimentari delle famiglie per i periodi autunno-primaverili.
La realizzazione di un piccolo bacino (10.000 mc.) di raccolta delle acque piovane di scorrimento superficiale permetterebbe anche produzioni orticole estive, che comunque pongono problemi di commercializzazione in tempi brevi e la cui realizzazione richiede tempi non brevi e costi al momento non sostenibili.
L’orticoltura potrebbe inizialmente avviarsi su non più di un ettaro di superficie di terreno fresco, pianeggiante, non di fondovalle per evitare le frequenti gelate invernali .
Sarà importante valutare la funzionalità della cisterna di raccolta delle acque piovane,posta nei pressi del centro aziendale ed in ogni caso effettuare immediatamente le necessarie riparazioni, considerando anche la possibilità di realizzare ampliamenti della superficie di captazione delle piogge.
I terreni sciolti collinari più adatti per l’orto , dovranno essere vicini alla cisterna ed a quota inferiore per irrigare a caduta naturale e realizzare un risparmio energetico importante; sarà necessario un periodo di sperimentazione delle colture orticole per verificare i siti più adatti.
La meccanizzazione iniziale delle colture orticole si limiterà alle lavorazioni del terreno, compresi diserbi meccanici e poco altro, per cui gran parte del lavoro andrà svolto manualmente , con netta riduzione delle spese iniziali di gestione.
La superficie di un ettaro permette una rotazione periodica contemporanea di tutte le colture orticole con una coltura da rinnovo per il controllo delle infestanti che si possono insediare nell’orto perennemente, per cui nei fatti le orticole occuperebbero inizialmente 5000 mq. al massimo.
Costi di primo intervento
Come già indicato in questa attività pesano solo i costi della trattrice, del coltivatore e di una fresa, i restanti sono manodopera e piccole spese per zappe, foraterra, rastrelli, prodotti rameici e zolfo, tubazioni.
Allevamenti
La fattoria di Mondeggi è stata modellata in passato per integrare produzioni vegetali ed animali, e tutte le case poderali comprendevano stalle per bovini, fienili, “stalletti “ per suini, forse anche ovili per ovini che pascolavano i terreni meno fertili, le tare , i sodi, i boschi.
Questa convivenza di produzioni si può e si dovrebbe ricreare nell’ottica di quelle convenienze che la specializzazione ha eliminato con calcoli solo economici.
Non c’è da riproporre le stalle sotto le camere da letto perché “fanno caldo”, ma , per esempio, rivalutare gli allevamenti diffusi in ogni entità produttiva con un centro coordinatore che gestisce le produzioni per le quantità di animali da allevare e la loro commercializzazione. Gestire qualche decina di ovaiole, su pascoli turnati in ogni entità produttiva , permette :il non spreco degli scarti alimentari, la produzione di uova di qualità da consegnare alla fattoria per la vendita, una prevenzione verso le morie totali da epidemie animali, la produzione sul posto di un ottimo composto da riutilizzare nell’orto di casa, e vivere a contatto con le specie della biodiversità.
Lo stesso vale per tutti gli altri animali di bassa corte, avicoli e cunicoli che allevati in modo decentrato compongono comunque una produzione vendibile importante di carni bianche .
In ogni entità produttiva si possono allevare , ovaiole, polli da carne, anatre, oche, tacchini, conigli, tutti di razze rustiche , gran pascolatori che devono disporre di superfici turnate per la ricrescita dell’erba, base fondamentale dell’alimentazione integrata con granaglie autoprodotte.
Anche i piccioni allevati in colombaie aperte possono dare un pregiato prodotto, con un costo ridotto alle sole spese di integrazione alimentare e di pulizia periodica delle colombaie autoprodotte con materiali di recupero.
Da gestire con particolare esperienza ed interesse per la zootecnia è la conservazione del patrimonio genetico dei riproduttori con le loro caratteristiche e attitudini, lo studio delle tecniche di prevenzione delle epidemie e di composizione delle razioni alimentari, la gestione di un piccolo e funzionale macello a norma e del compostaggio aerobico dei suoi scarti prodotti, utilizzando anche biomassa recuperata dalla potatura di viti e olivi.
Per gli animali più grossi ovini, suini, bovini si può pensare a centri di allevamento con stabulazioni libere e organizzazione razionale per utilizzare pascoli diffusi su tutta l’azienda .
Per i bovini è preferibile la filiera di produzione della carne con vacche al pascolo che producono vitelli da ristallo , da allevare in azienda in quantità commerciabili nei canali detti in precedenza, o da vendere ad ingrassatori.
La produzione di latte richiede investimenti strutturali pesanti e ricavi condizionati dal mercato europeo del latte fresco, per cui questa attività può considerarsi solo in futuro.
I suini possono essere allevati in una porcilaia per la produzione dei lattoni , successivamente trasferiti nelle entità produttive diffuse per essere allevati al pascolo e rifiniti in spazi contenuti, ma che possono garantire comunque qualità di esistenza per i maiali stessi e di produzione per i consumatori.
Per gli ovini è ben inseribile nella fatoria-ecovillaggio un piccolo gregge di 50/100 capi circa, gestito da un esperto che si avvale dell’aiuto dell’entità produttiva di cui fa parte, per produrre latte e latticini e agnelli da rimonta o da carne.
Il gregge ben gestito dovrebbe pascolare anche le tare di tutta la superficie agricola aziendale( bordi di strade, incolti, e altri spazi dove deve essere contenuta la crescita di erba). Per far ciò occorre avere la figura del pastore che controlla il pascolamento evitando danneggiamenti alle colture in atto; insomma un operatore che non usa ne il trincia ne il decespugliatore per tenere in ordine le superfici non messe a coltura.
Tutte le attività zootecniche non possono prescindere dal diritto al benessere degli animali allevati per produrre alimenti utili alla vita degli umani e concimi organici da reimpiegare nelle coltivazioni aziendali.
Fra gli operatori della fattoria non mancheranno certo gli apicoltori in modo da gestire un numero di arnie che producano il miele sufficiente all’autoconsumo ed alla vendita.
Le dimensioni aziendali e l’orografia rendono utile il nomadismo interno delle arnie per sfruttare le fioriture di collina e di fondovalle, di bosco e di prato, con tempismi stagionali.
Inoltre se potrà essere avviata una attività di frutticoltura si potrà realizzare l’ottima sinergia fra le piante da frutto e l’alveare.
Frutticoltura
L’avvio di una attività complessa e varia come la frutticoltura, in un contesto dove non è diffusamente praticata , richiede una fase di sperimentazione gestita da un esperto del settore che dovrebbe individuare generi, varietà e terreni adatti , specialmente se la produzione deve essere rispettosa dell’ambiente .
Partendo da piccoli impianti di ciliegio, susino, fico, uva , si potrebbe verificare la fattibilità del progetto e passare poi a colture più impegnative , sempre gestite da esperti frutticoltori naturali.
Attività di trasformazione dei prodotti
L’azienda dispone già di un locale pensato per attuarvi trasformazioni alimentari, ma sicuramente dovrà essere adattato alle normative specifiche di ogni trasformazione .
Le trasformazioni alimentari portano valore aggiunto ai prodotti tal quali e rendono più varia l’offerta , tanto che il consumatore, venendo periodicamente in azienda, potrà rifornire la sua dispensa con prodotti di qualità.
In base a quanto fin qui prospettato le trasformazioni da attuare in azienda con continuità sono:
- da granella a farine a pane e pasta
- da carni suine a insaccati e salati
- da latte di ovini a latticini
- da frutti a marmellate
- da ortaggi a conserve
Costi di primo intervento
Disponendo di una struttura in muratura già pensata al proposito , gli interventi integrativi per rispettare le normative, potranno essere in gran parte realizzati dagli operatori della fattoria.
Attività di commercializzazione
Come indicato all’inizio di questa proposta di piano aziendale la commercializzazione realistica dei prodotti è una delle due condizioni che rendono questo lavoro utile o meno.
In tale attività si devono impegnare operatori molto motivati, consci del ruolo strategico che svolgono, razionali ma anche creativi, e in ottimo contatto con i consumatori per capire sempre in tempo reale quali sono i loro desideri o disappunti.
Le loro mansioni sono:
- contribuire alla definizione delle quantità di prodotti vendibili, ogni quantità va prevista con il necessario anticipo per i tempi di produzione vegetale o animale
- gestire il confezionamento dei prodotti: imballi, etichette quando necessari
- gestire lo spazio aziendale di vendita diretta
- gestire la vendita ai mercatini territoriali
- gestire la vendita a domicilio
- gestire i rapporti con i consumatori con inviti agli eventi interni all’azienda
- gestire visite promozionali guidate all’ecovillaggio
- gestire la contabilità aziendale .
Nonostante che il loro mansionario possa sembrare non proprio agricolo, anche loro devono sentirsi degli operatori della terra perché, come dicevano gli australiani permacultori negli anni ’90, i valori e l’etica degli agricoltori dovrebbero permeare anche gli operatori di tutte le altre attività umane .
Questa immagine dell’uomo che si integra con l’ambiente naturale, si relaziona con altri umani con lo stesso rispetto che ha per gli elementi naturali, deve distinguere tutti gli operatori della fattoria per farsi scegliere dai consumatori come coloro che gli forniscono buona parte degli alimenti , certi di godere della loro meritata fiducia.
Impruneta martedi 8/10/2013
Vincenzo Mordini
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