Sono venuta perché piccolo piccolo sul vostro volantino si diceva che si sarebbe parlato del tema principale di Expo “Nutrire il pianeta” e siccome se ne sa tanto poco, mi sembrava un’occasione da non perdere. Per il mio orto che dire: non ci cresce mai niente. Quello che semino non viene mai su!!!
Eravamo quasi tutti in cerchio e la parola viene presa da qualcun altro. Dopo molto tempo dall’altra parte del cerchio, un’altra signora riferendosi alla prima e ignorando come avevano fatto tutti qualsiasi approfondimento su Expo, l’apostrofa in modo gentile con queste parole: “non si deve preoccupare se il suo orto non produce niente. Non è quello l’importante. Lei sta facendo un opera preziosa per tutti noi e per i nostri figli: conserva quel pezzo di terra, si prende cura di quel pezzo di terra e la tramanda alle future generazioni” ed è lì che mi sono ritornate le immagini delle visite che avevamo fatto in mattinata agli orti di Margarita Teodoro e Alice Perin. Loro c’erano 12 anni fa a questo stesso evento perché è una loro invenzione, hanno iniziato e continuano, non solo con le conferenze ma preservando concretamente la terra a Cranno e Fraino.
A Cranno l’orto di Teodoro è un’esplosione di biodiversità. Predilige le aromatiche e confessa che gli ortaggi veri gli arrivano da Alice. E’ a picco su una cascata e con un lavoro certosino sta terrazzando tutto per fare in modo che ogni centimetro di quella terra possa accogliere biodiversità, per poi accarezzarla tutta come dimostra nella foto. La foto del primo gruppo che è passato da lì quella mattina l’ha voluta lui forse per testimoniare che quell’opera non è solo per lui e che altri ne hanno potuto godere.
A Fraino la situazione è completamente diversa. La prima coltivazione che ti accoglie è un cereale. I terreni si estendono su una vasta area che bisogna esplorare. Non siamo in piano, ma neanche con la pendenza che c’è da Teodoro. se là è la biodiversità che deve invadere ogni spazio qua si ha la netta sensazione della voglia di costruire qualcosa di duraturo e complesso. I principi sono gli stessi ve lo segnala il tipo di “ordine” che percepite dalle foto. Permacultura, orti sinergici e tanto altro esonda da ogni esperienza ma lei e Jape stanno costruendo un azienda agricola con semi, piantine, orticole, cavalli, serre, cereali e tutto quello che servirà. Mettono a posto le case del borgo e fanno così tante cose da lasciare a bocca aperta.
Abbandonati a malincuore gli orti ci siamo recati nella splendida villa comunale di Crevenna. Superato il vessillo di Civiltà Contadina ci accoglie la tavola imbandita da Alice e Japo. Assaporiamo ortaggi mai sentiti, salse dai colori brillanti, pane e tutto quello che si può fare con il sambuco. Nel frattempo Greta e Patrizio Mazzucchelli mettono giù il loro banchetto, carico di semi che vengono da Raetia Biodiversità Alpine, proprio a fianco di quello della sezione di Civiltà Contadina Alta Brianza e Vallassina. Si aggiungono altre persone e in tanti sono stupiti del poter ricevere in dono dei semi con l’unico compito di piantarli e rifare a loro volta quello che oggi veniva fatto a loro, raccogliere i semi e donarli ad altri. Ci richiamano all’ordine: deve iniziare la conferenza. Entriamo tutti nel salone. Teodoro ci chiede di sederci in cerchio e si inizia a parlare di semi, di biodiversità, del fatto che quando siamo partiti dodici anni fa eravamo pochissimi e adesso siamo molti di più. Una signora parla del suo orto e un’altra gli racconta quanto è importante quello che sta facendo, quello che stiamo facendo tutti noi in quella stanza, ribadendo nella sostanza la frase di Gandhi “Il Fine è nei Mezzi come il Frutto è nei Semi” che stavo leggendo sul volantino che mi invitava a questa stupenda “XII Giornata della Civiltà Contadina” .
Teodoro Margarita
Grazie infinite per avere lasciato questa testimonianza che resterà. Noi c’eravamo. Noi ci siamo ancora. Teodoro Margarita. Alice Pasin.