Per cambiare punto di vista ho abbandonato le fredde campagne lombarde e sono venuto, per la prima volta, tra i colori del Cilento. Mi hanno invitato i nostri amici di Cilento Lab e sono ospite della Fondazione Alario che ha sede in quel palazzo che vedete attraverso i limoni.
Come mio solito mi sono avvicinato per fare qualche foto e mentre ero sotto quei bellissimi frutti mi hanno subito detto che potevo prenderli liberamente: erano lì per noi. Come a sottolineare che qualcosa era cambiato hanno aggiunto: prova a strofinarli così il tuo naso inizia a raccontarti qualcosa di questo posto. L’impatto è molto piacevole. Mi viene subito in mente Todmordem. Forse qui Parmenide, la cui statua domina il cortile della fondazione, aveva già dato indicazioni su quale rapporto ci debba essere tra la città e il suo cibo. Hai la sensazione che non dovevamo aspettare qualche migliaio di anni per riconoscere quanto era veramente innovativo quello che hanno fatto in quella ridente città anglosassone: far diventare le sue aiuole in dispense di cibo liberamente fruibili dai suoi abitanti. Contento della scoperta ho condiviso subito questa abbondanza con i nostri amici della pagina Facebook e istigato dalle caratteristiche dei social, ho subito chiesto alla rete di venire a raccogliere questi limoni. Nel corso della giornata ho capito che era un’aspettativa totalmente priva di senso.
Mi spiace che non potete constatarlo voi stessi ma in ogni anfratto del palazzo della fondazione crescono i capperi cilentani. Mi hanno detto che sono grandi e buonissimi: se vengo qui a ritirarli di persona mi hanno promesso che mi tengono via i semi. Cercherò di essere di parola anche per verificare se è vero che crescono solo “senza terra”, come questo palazzo sembra sostenere. Intanto fate come me godetevi la bellezza dei loro fiori.
Usciti dal palazzo, alla sera per cena, siamo andati all’Agriturismo I Moresani. C’erano i gelsi che ho colto con le mie mani. Che buoni! Ho fotografato l’ultimo che era rimasto. Accanto ai cavalli, l’attività primaria dell’azienda, c’era di tutto: dalle noci ai già citati gelsi, dai pomodori secchi alle zucche, dalle viti per il loro vino ai fichi d’india, dalle capre ai conigli, senza dimenticare gli agrumi dai mandarini agli alberi carichi di limoni. La cena è fatta con questi ingredienti. Se prima eri tu che camminavi tra loro, a tavola sono loro che entrano nel tuo piatto e sai che che esiste un legame forte tra i due momenti. Abbiamo parlato con Gino fino a che il freddo non ci ha consigliato di smettere. Gli argomenti scivolavano facili. Un approfondimento continuo. Sono convinto che sia una terra da comprendere a piccoli passi che spesso si fanno da seduti. Se la mattina i limoni rimanevano sugli alberi per una sorta di incuria, alla sera quegli alberi avevano assunto il loro ruolo di dispensa qualificata, altamente ecologica, per mantenere un prodotto disponibile per i mesi che intercorrono dalla prima fioritura all’estate.
natalia latis
che bellezza ! bravo marcog, la prossima volta posso venire ?:)
ciao
natalia
Rosa
Le bellezze e le bontà mediterranee ci inebriano di orgoglio. Lasciaci un pezzetto di cuore in quel posto prima di tornare a casa, perché merita!! Io sono più o meno di quella zona, ma trapiantata al Nord !!