Partecipanze e Monti Frumentari del Cilento

E se per garantire l’accesso alla terra e agli strumenti per coltivare perché non creiamo, come si faceva una volta, un Monte Pecuniario o un Monte Frumentario? Incuriosito dalla domanda, che mi hanno posto i ragazzi che ho incontrato a Caselle in Pittariho fatto delle ricerche: il materiale che ho trovato sul Monte Frumentario mi sembra fruibile anche in formato ridotto, mentre le implicazioni relative alla storia dei Monti Pecuniari si prestano poco ad una riduzione eccessiva.  Per non lasciare il tema scoperto ho seguito il consiglio dei miei amici di CilentoLab e credo che gli stimoli dati dalle Partecipanze siano sufficienti per porre in modo corretto il tema degli strumenti alternativi di accesso alla terra. Sono chiaramente spunti di discussione, senza alcuna pretesa di completezza, magari da utilizzare proprio con loro al Camp di Grano, la settimana che propongono di studio e pratica, a Caselle, prima del Palio del Grano.

Accesso alla Terra

La Partecipanza Agraria di Nonantola è l’unica nella provincia di Modena ed è la più antica fra le sei Partecipanze emiliane (Nonantola, Sant’Agata Bolognese,S. Giovanni in Persiceto,Cento,Pieve di Cento,Villa Fontana – Medicina) tuttora esistenti. La sua origine deriva dalla Carta del 1058 dell’Abate Gotescalco di Nonantola, che concede al popolo nonantolano il diritto d’uso sul terreno coltivabile posto all’interno dei confini del paese.
Attualmente la Partecipanza di Nonantola si estende a Nord-Est del capoluogo di Nonantola su un territorio di circa 760 ettari di terreno votato prevalentemente all’agricoltura. Dal 1894 con la legge n°397 è stato riconosciuto Ente morale dotato di un proprio Statuto che ne prevede gli organi amministrativi: l’Assemblea Generale dei Partecipanti, il Consiglio di Amministrazione, la Giunta Esecutiva e il Presidente. Ha attualmente sede in un antico palazzo situato nel centro storico del paese.

Partecipanza Nonantola

Rappresenta, ancora oggi, “un altro modo di possedere”, alternativo alla proprietà privata. E’ una particolarissima forma collettiva di gestione di terreni agricoli ricca di implicazioni storiche e sociali e si basa su una forma di solidarietà che lega determinati gruppi sociali ad un preciso territorio, seguendo regole quasi immutate nel tempo. Esse si basano sull’obbligo di conservare e migliorare il patrimonio avuto in concessione da quasi un millennio per consegnarlo alle future generazioni. Oggi gli aventi diritto all’assegnazione periodica della “bocca” di terra, mediante sorteggio (attualmente ogni 12 anni), sono i discendenti delle antiche famiglie originarie nonantolane, caratterizzati da ventidue particolari cognomi quali Abati, Ansaloni, Apparuti, Bevini, Borsari, Bruni, Cerchiari, Corradi, Grenzi, Magnoni, Medici, Melotti, Piccinini, Reggiani, Serafini, Sighinolfi, Simoni, Succi, Tavernari, Tinti, Tori, Vaccari e Zoboli. Essi hanno l’obbligo dell’ “incolato” cioè della residenza nel comune di Nonantola. Al 2007 erano circa 3000 gli aventi diritto. La Partecipanza trova ragione della sua esistenza millenaria soprattutto dalla sua capacità storica di caratterizzare la propria funzione a favore non solo dei Partecipanti ma dell’intero territorio nel quale è proficuamente inserita, mantenendo fermi i propri capisaldi originari. Dal 1991, ad esempio, il 10% circa dei terreni (valli) non viene ripartito perché è stato destinato a bosco e zona umida, meta di visita per molte scolaresche e visitatori. [Fonte..]

Accesso ai Semi

I Monti Frumentari (detti anche granitici o di soccorso) sorsero alla fine del Quattrocento come istituzione benefica – prevalentemente per iniziativa dei francescani – accomunati ai Monti di pietà per movente ideologico e finalità: sottrarre i bisognosi, in questo caso i contadini, al prestito usurario. I primi monti di prestito di grani sorsero a Rieti nel 1488 per iniziativa di Bernardino da Feltre ed a Sulmona nel 1489, diffondendosi poi rapidamente sopratutto nelle regioni centrali dello Stato pontificio e nel Regno di Napoli, dove nel 1767 un editto rese obbligatoria la costituzione di un monte in ciascun comune. [Prosegue…]

Da una ricerca sul Monte Frumentario della Fabrica di Roma apprendiamo: Il grano veniva prestato ai piccoli agricoltori bisognosi, i quali spesso arrivato il tempo della semina avevano esaurito la propria scorta di sementi essendosene cibati.
La restituzione avveniva a raccolto successivo, con un “aumento” o interesse di “quattro scodelle per rubbio”.
L’aumento della quantità del grano così ottenuta veniva utilizzata o per accrescere la consistenza del Monte stesso, o attraverso la vendita, per pagarne le spese di gestione.
Negli anni in cui lo stato del Monte è consistente vengono accettate restituzioni in denaro che, depositato presso la cassa del Monte, viene utilizzato negli anni nel quali esso perde consistenza per acquistare altro grano.

Monte Frumentario Barberini
La consistenza nei vari anni è mutevole e spesso carente per le esigenze della Comunità soprattutto nel XVIII secolo.
Nel registro MF1/20 a carta 152 v. Datata 21 Aprile 1771 si dice:
“siamo di sentimento che del grano del Monte se ne debba prestare a/popolo rubbia 20 e non più col solito aumento di una mezza per rubbio da riportarsi dentro il mese di agosto e che non se ne possa dare più di una mezza quarta per casa e che prima se ne riporti la licenza della Sacra Congregazione. ecc.
Tale carenza di prodotto era causata oltre che da una elevata richiesta anche dalle frodi sempre più frequenti e dalla cattiva gestione degli amministratori.
A tal proposito riporto il testo del resoconto del Visitatore Floridi sul registro medesimo a carta 16v. e 17r.
“Nel Nome di Dio Amen. Osservati in questa nostra Santa Visita l’amministrazione del Monte Frumentario abbiamo con dispiacere osservato che il capitale del medesimo si ritiene in una rispettabil somma da vari debitori come risulta da/libro delle sentenze, in cui abbiamo fatto l’opportuno decreto per costringerli al pagamento.
Ad effetto però di impedire le ulteriori dilapidazioni del medesimo Monte ordiniamo che da qui innanzi non possa dispensarsi il grano di detto Monte se non colla presenza di un depositano ossia deputato, o cassiere, il quale dovrà essere eletto dal/i Priori o da chicchessia e colla loro presenza ricevere il denaro, che si pagarà dalli compratori del erano, e depositano contestualmente nella cassa, le di cui chiavi si dovranno ritenere secondo il solito.
Una tal vendita vogliamo che si faccia in alcuni giorni della settimana. Ad ora precisa da notificarsi al pubblico previa una notificazione nella quale si esprimano i giorni ed ore precise in cui nella pubblica segreteria seguirà detta vendita, acciò ognuno possa prendere le sue misure ed evitare le confusioni.
Ad oggetto poi di prevenire le frodi ed inganni che purtroppo si commettono, profittando i non bisognosi del grano sotto nome de’ poveri i quali perciò ne restano privi con grave br danno, perciò vogliamo che in avvenire non debba darsi grano a veruna persona se non porterà un certificato del Parroco, firmato anche dal nostro Vicario Foraneo, quale giustifichi la povertà del compratore, e la necessità che ha di tal genere altrimenti siano tenuti del proprio gli amministratori per quelli che non pagassero, ed a’ quali si fosse dato il grano senza un tale certificato.

Dal Registro del Monte Frumentario di Laurino apprendiamo: in genere il prestito si otteneva “a raso” e la restituzione era fatta “a colmo”. E’ per questo che nel consuntivo dell’attività del 1865 viene chiarito che sono stati dati ai coloni poveri 80 ettolitri di grano. La restituzione ha fruttato circa 6 ettolitri e mezzo. Il grano dato invece a credenza è stato pari a 21 ettolitri e mezzo e su cui si è praticata una “interessuria al dieci”, per un totale di ettolitri 2,15. 

Gli strumenti sembrano datati e a prima vista siano o irriproducibili o avere qualche problema, ma al di là di questo, le idee che li hanno giustificati sono molto attuali. E’ evidente che se la provincia di Firenze si comportasse come l’Abate Gotescalco a Nonantola Mondeggi vedrebbe, come noi tutti, risolti i suoi problemi. E sui semi, qua visti solo dal punto di vista economico quanto ci sarebbe da dire? Devo assolutamente tornare in Cilento per avere altri stimoli.


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