Tracce di Cereali nelle Alpi

Sto partendo per andare al CampdiGrano e arriverò in ritardo di un giorno perché ho passato queste ultimi dieci giorni in giro per le Alpi tra Valtellina, Val Isarco e Val Gardena.

Non voglio fare un trattato in merito a cosa ho incontrato, anche perché nella mia testa rimane sempre l’idea che io posso documentare a livello divulgativo, mentre l’approfondimento delle tesi, lo scambio delle idee sulle metodologie colturali, credo che debbano farlo i protagonisti perché saranno loro che potranno poi mettere in pratica quello che impareranno l’uno dall’altro. Io vorrei solo fare vedere qualcosa che stanno facendo con qualche commento per fare in modo che loro trovino interessante discutere, perché qualcuno, voi che seguite Ciboprossimo, siete interessati ad ascoltarli.

Dell’esperienza Valtellinese di Raetia Biodiversità Alpine ho già lungamente parlato: quello che vorrei farvi vedere come erano i loro campi di cereali gli ultimi giorni di Giugno. Quello che mi preme ricordare e che abbiamo più volte detto sono le tante varietà che Patrizio sta cercando di recuperare e la sua passione per il grano saraceno. La zona sopra a Teglio, tra gli 800 e i 1000 metri fino a non moltissimi anni fa era tutta a cereali adesso grazie a Patrizio, qualche centinaio di metri di terra alla volta, stanno ritornando alla loro destinazione colturale originale.

Siamo andati a visitare un maso biologico del XV secolo. Gli appartamenti dell’agriturismo sono costruiti con materiale naturale. Elettricità e riscaldamento sono forniti dal sole, legno e biogas. Viene prodotta un ampia gamma di speck, tutti qualità elevata, e da non molto tempo è stata reintrodotta la coltivazione dei cereali e quindi la produzione di farine, semi da riproduzione e pane tipico tirolese che può durare fino ad un anno. Il maso Salmsein Biohof si trova a 800 metri vicino a Fiè allo Sciliar. Date un occhio al campo di cereali attaccato al maso. Se osservate bene le foto potrete verificare con i vostri occhi che il grano saraceno cresce assieme all’orzo e al grano di montagna e che oltre a questi tre nel campo esistono altri ospiti. La quinoa è rimasta dall’anno precedente e questo è possibile perché il campo non viene arato. Le varietà sono state recuperate da un contadino che aveva smesso di utilizzare quei semi negli anni 60 e di quelle sementi se ne hanno le prime tracce negli anni 30 o 40. Il “papà” che gestisce il Tasioler Hof, un altro maso nella stessa zona ci ha detto che da giovane c’erano tanti cereali perché il terreno povero d’acqua era adatto a questa coltivazione. Da quando hanno reso irrigui i prati delle montagne è diventato più conveniente coltivare frutta e tutti hanno dismesso i cereali e non hanno conservato le sementi originarie.

Anche Harald Gasser, un mago della biodiversità di cui vi parlerò prossimamente, su consiglio paterno ha ripreso la coltivazione dei cereali. ma, di quanto mi avevano raccontato i sui colleghi, ne sapeva molto poco. L’unica certezza che anche lui, ma per sua cultura non poteva essere diverso, non aveva arato il suolo.

Harald Gasser - Cereali

Se Barbiano, il paese di Gasser è sulla sinistra della Valle Isarco andando verso il Brennero a destra in una frazione di Laion, Ceves, c’è un campo di cereali di cui ho cercato il padrone per approfondire i temi dei quali abbiamo parlato: dal trattamento del suolo, ara o non ara, dall’origine dei semi, dal tipo di coltura: tutti quelli documentati non usano alcun prodotto chimico o biologico per diserbare, ma non abbiamo avuto fortuna, non siamo riusciti a sapere chi sia e così l’abbiamo chiamato il contadino di Ceves. Guardate il posto: anche se non fosse in linea con le altre esperienze l’immagine documenta una delle caratteristiche più importanti dell’attività di questi agricoltori: il contributo alla preservazione del paesaggio.

Cereali a Ceves con il Sassolungo e il Gruppo Sella sullo sfondo

Per approfondire ancora di più quanto abbiamo accennato date un occhio a quanto raccontavamo di Cascina Casalina un pò di tempo fa e confrontate le immagini di oggi con quelle di qualche mese fa. Consociazioni, trattamento della terra. A proposito non vi ho raccontato che ovunque ho trovato fiordalisi: sarà un caso?

Mi è sorto un dubbio. non è che in qualche Monte Frumentario in disuso ci sono ancora quelle sementi che stiamo cercando? E se nelle valli alpine seguissero l’esempio della Banca della Vita di San Marino?


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