L’esperienza del #Campdigrano sta per chiudersi visto che la giornata della sintesi e quella del Palio del Grano di Caselle in Pittari vero e proprio sono fasi successive a quella del Camp stesso. L’altro giorno vi ho descritto una giornata tipica al #Campdigrano oggi mi piacerebbe elencarvi, magari in ordine sparso, tutto quello che c’è a Caselle in Pittari generato da questa esperienza. Noi non vediamo Caselle, noi vediamo quello che gli organizzatori del Palio hanno fatto in tutti questi anni per Caselle, quello che stanno facendo per noi e che credo hanno fatto per tutti quelli con cui si sono relazionati. Sono talmente tante cose che spero, da un lato di elencare tutto e dall’altro che quest’elenco, non vi arrivi come una mera lista di cose fatte, ma che riusciate a percepirli come frutto dell’interazione concreta tra loro, come agenti nel territorio, e un territorio che recepisce ed è fonte delle loro azioni. Ci ho pensato molto e credo che passare dal riconoscimento dell’azione altrui sia un atto dovuto che possa essere foriero di nuove positive interazioni.
La mattina al #campdigrano ha lo scopo di farci entrare in contatto con la terra, con quello che loro stanno facendo con la terra, con quello che la terra ha fatto con loro, come la terra ha permesso a Caselle in Pittari di rimettere in contatto i suoi abitanti e come questo contatto possa essere foriero di futuro. Partendo dalle similitudine della parole “sapori e saperi” hanno messo i “loro” semi in una biblioteca e il primo giorno non poteva non partire dalla visita a questo luogo dove, anziché scegliere e sfogliare i libri, dovevamo scegliere grani e tagliare spighe. L’insegnamento non arrivava a noi dalla parola scritta ma ci veniva trasmesso oralmente e manualmente da Beppe, il maestro contadino, quel Beppe che rivitalizzato dalla nuova attenzione al sapere contadino si era aggiunto ai pezzi del nuovo puzzle che Caselle stava costruendo, e collaborava a fare in modo che anche noi ne diventassimo parte. In tutto quello abbiamo fatto c’è sempre questo passaggio dal “vecchio” al “nuovo” e viceversa senza soluzione di continuità dove uno agisce sull’altro e l’altro trae spunto dal primo per rivitalizzarsi. Ma nulla è lasciato al caso, infatti finita la lezione, siamo a mangiare, dopo avere camminato su campi o strade. Se piove, lo spazio aperto si trasforma in spiazzo chiuso senza che te ne accorgi. Dopo aver mangiato, puoi goderti quel momento intrattenuto da balli e danze. Intrattenuto? No, i balli e le danze, come prima il cibo, sono i tuoi spazi, quelli che stai vivendo tu. Continui a passare dall’uno altro prendendone sempre la parte positiva. Non c’è un’organizzazione a fare questo per te ma è un paese che sta vivendo insieme a te. I piatti, con le storie annesse arrivano sulla tavola portati dai ristoratori del paese stesso, che poi ritrovi in piazza o al bar. E tutto così continuo e dolce che non riesci più a distinguere te stesso e alla fine ne sei pienamente parte, sia che tu voglia o no, stordirti e perderti al suono della musica cilentana.
Caselle non ti fa “esperire le cose” ma semplicemente sei tu che le vivi all’interno dei suoi spazi, del suoi campi e con i suoi abitanti. Ma tutto questo nasce da un percorso complesso, pieno di contenuti. Con uno schema analogo anziché enumerarteli te li fanno incontrare mettendo sotto un tema le relazioni che questa comunità ha generato.
L’Agricoltura l’abbiamo incontrata sul campo e i temi dei grani antichi, del ritorno alla terra, della redditività della produzione li abbiamo incontrati in aula. Se il Bocashi è una tecnica agricola che rimette al centro il territorio partendo dall’idea che la biodiversità non può che ripartire dal ristabilire la geodiversità, bisogna conoscere che il maestro che te la spiega, Angelo Avagliano, è il protagonista di un percorso di qualità che ha messo tutti questi temi al centro della sua vita. Angelo non si occupa solo di coltivazioni ma è il motore della Cumparete, rete che dalle connessioni che genera e con quelle di cui è composta. vuole rigenerare il territorio in cui agisce. La Cooperativa Sociale Terre di Resilienza nei terreni che coltiva mette i semi “antichi” di fagioli, facendo sistema con altri del territorio. I territori limitrofi li raccontano i protagonisti. Viene citato anche Pietro Parisi il cuoco contadino. L’importanza dei gas e dei mercati contadini li racconta Corto Circuito Flegreo. La filiera della pasta da grani antichi dell’alta Irpinia la racconta il Gal Cilsi. Agricoltori che ripartono dai semi certificati di senatore cappelli, producono il grano e quando iniziano a ragionare in termini di redditività pensano alla pasta. Scelgono un pastificio di qualità. Finita la fase di impianto, la produzione di quest’anno dovrebbe essere di 300 quintali, dall’anno prossimo la vendita potrebbe diventare un problema visto che le quantità raggiungeranno delle dimensioni ragionevoli per essere un protagonista del “mercato”. La novità di ciò che è stato costruito e si sta consolidando – evidenzia Mario Salzarulo – è duplice. Per la prima volta in questa terra i piccoli agricoltori hanno avuto la possibilità di mettersi insieme e di sperimentare che in questo modo possono fare massa critica e lavorare la terra, puntando alla qualità. Inoltre siamo riusciti a far mantenere nelle mani del produttore l’intera filiera: non è il pastificio che compra il grano e poi vende la pasta con un suo marchio. È il Consorzio che fa lavorare la propria materia prima e poi si incarica di promuoverla e venderla sul mercato per conto degli agricoltori aderenti. Non contenti di farti vivere il tutto si sono anche organizzati per crearne memoria ed estenderne così il senso. Il Gal Casacastra ha finanziato anche il pernottamento di quei Reporters che manderanno ai posteri quel che sta succedendo. Carmine Farnetano in veste di coordinatore del Gal locale, indicando il logo istituzionale su una parete della sala, ne ha evidenziato il valore simbolico di supporter del territorio come rete di soggetti attivi.
I temi legati ai concetti di “Luogo e Paesaggio” li illustrano degli architetti che mettono in pratica quello che raccontano dando la sensazione che, quando parlano nella stanza attenta, il legame con Caselle sia molto profondo. Ci hanno fatto vedere le esperienze documentate in Aste e Nodi e nel blog Museo Arte Obliqua. La diversità intesa in termini di biodiversità, di paesaggio e di patrimonio storico, ma anche come opposizione all’omologazione dei modi di vita e di consumo, diventa elemento fondamentale della ruralità sono parole lette da Mario Festa. Potete farvi un’idea dei molti progetti che ha fatto in terre non lontane dal Cilento guardando Ru.De.Ri e Ri.Creare.
A parlare di “Comunità” arriva la signora Pasqualina ma questo l’avete letto sulla cronaca della giornata. Questo sicuramente è uno dei punti più alti dove hai la sensazione che tutti i piani si siano intersecati. Non c’è più teoria e pratica, aula e paese, vecchio e nuovo, quello che ho fatto e quello che sto facendo. Siamo in piazza, nella piazza dove poche ore prima abbiamo mangiato e vicino alla piazza dove mangeremo domani. Poco prima qui abbiamo suonato e qualche casa più in là c’è quella Pro Loco di Caselle in Pittari che ha come volontari, presidenti e non so quanto altro tra le persone che stanno facendo tutto questo. Le istituzioni sono presenti, anche se in modo leggero, ma senza di loro tutto sarebbe stato più umido, visto che ci hanno fatto da tetto ogni volta che il cielo pioveva.
Avrete intuito che una delle componenti alla base di questi discorso è l’Innovazione. Per controllare l’irrigazione in modo intelligente si può utilizzare Arduino. Si avete capito bene: abbiamo passato del tempo a discutere che relazione esiste tra le potenzialità di un hardware open source e l’idea di campagna che si stanno facendo a Caselle in Pittari. D’altronde una delle colonne di tutto quello che vi sto raccontando è il laboratorio di co-working di In Out Lab. Se superate la sua porta, sul tavolo a destra vedrete una stampante 3D. Non ho capito in tutto questo quanto c’entrino gli stimoli di Alex Giordano e del suo Rural Hub. E’ chiaramente una battuta! La sua presenza traspariva da molte parti. Iniziare il suo intervento sulla Magna Carta partendo dai CyberPunk, credo che sia stata un’ottima provocazione per forzare a guardare il tutto con occhi diversi. Le slide con cui ha cercato di definire le parole chiave da usare in questo processo ne sono il degno proseguo. Le innovazioni non possono passare solo dalla tecnologia. Le migliori innovazioni vengono dalle idee, quelle che modificano gli stili di vita. Tra di noi, due sedie più in là, c’era Maria De Biase con tutta la sua carica di energia. Chiaramente non ha raccontato cosa aveva già fatto, ma ha dato il suo contributo a che cosa potevamo fare insieme. Portare il KM 0 a scuola direi che è un’attività emblematica di quello che sta accadendo al #campdigrano
Avrò sicuramente dimenticato qualcosa e non so se questo contributo servirà a scrivere la Magna Carta che era il compito assegnato ai partecipanti al #campdigrano. Mi sono solo alzato con la sensazione che andava fatto. Non ho mai visto questa complessità in altri luoghi. In altre parti di Italia ho visto tanti percorsi interessanti. Il mio scopo, in pieno stile Caselle in Pittari, è di farli venire a contatto con questa esperienza e l’unico modo che che mi è concesso è di scriverne.