Un Arnia Piena di Api in Cucina

Avevo visto per la prima volta una Top Bar al RISC Food, la manifestazione sul “Cibo di Strada” organizzata da Punto Ponte. In quella occasione Renzo Erini aveva spiegato con dovizia di particolari che cosa era il Potere allo Sciame, un’altro progetto di Punto Ponte ma ho dovuto aspettare la gita in Val d’Arigna per capire veramente di cosa stavamo parlando. Nessuna spiegazione poteva essere più chiara della sensazione evocata dall’entrare in una casa di montagna e nella penombra, su un tavolo di cucina, vedere un’arnia piena di api.

Top Bar - La Stanza

Si sentiva solo il sommesso ronzio di uno sciame felice che stava facendo il suo lavoro. Si sentiva solo l’armonia di un luogo dove specie che sanno organizzarsi in strutture sociali complesse, hanno deciso di confrontarsi. Certo l’una ha ceduto parte del suo spazio vitale, ma l’altra l’ha accettato, con una calma e un ordine veramente invidiabile.

Top Bar - Illustrazione del suo Funzionamento da Renzo Erini

Le parole di Enzo rompono l’incantesimo e quello che stavo vedendo inizia a prendere corpo. Le api stanno disciplinatamente dove gli dice di stare il disegno. La struttura in legno è un’arnia funzionalmente non dissimile da quelle che avevo visto in giro per le Alpi.  Quelle striscette con i numeretti che vedete nella parte superiore sono i telai che sorreggono i favi. In quelle tradizionali sono posizionati ortogonalmente all’uscita, nella Top Bar, visto che l’arnia ha l’ingresso dietro il muro bianco a cui è appoggiata, potete vedere voi stessi che sono messi in parallelo alla parete. Questa è una differenza non da poco fatta per facilitare l‘isolamento del nido garantendo così in modo più facile il mantenimento del calore necessario alla loro esistenza. Avere i favi posti uno di fianco all’altro permette di dimensionare facilmente l’area del nido visto che basta spostare l’escludi regina per aumentare o diminuirne lo spazio. Utilizzando un pezzo di legno della forma dell’arnia si può anche limitare complessivamente la dimensione della colonia stessa, come aveva fatto Enzo a causa delle vicissitudini dovute alla stagione. Insomma è una casa flessibile ma purtroppo per noi con pochissimo miele.

Superati i favi del nido vero e proprio, superato l’escludi regina, la griglia che non permette alla regina di uscire dal nido, le api possono riempire con il miele eccedente il loro fabbisogno gli ulteriori telai. In quelli tradizionali la struttura del favo è fornita interamente dall’apicoltore ed ha una forma determinata in quanto è tutta circondata dal legno. Qui le api possono creare la struttura del favo a partire dall’invito fatto da una riga di celle di cera attaccate alla struttura del telaio, ben visibile davanti alla Top Bar. Solitamente la fanno a forma di cuore. E’ una mediazione tra la totale costrizione e la totale libertà utile a rendere estraibili i favi facendo presa sul pezzo di legno visibile in superficie.

L’Erini per mostrarci il contenuto dell’arnia estrae i telai uno ad uno partendo dai favi che sarebbero dovuti essere la nostra fonte di cibo. Si ferma malignamente sul numero 5, quello che avevo firmato mesi prima e che aveva promesso avrei trovato questa estate pieno di miele. E’ andata diversamente: il freddo ha più che dimezzato la produzione di quest’anno e parecchie api sono morte incluse quelle della Top Bar infatti stiamo vedendo uno sciame che l’Erini ha recuperato non molto tempo fa, per fare ripartire il progetto. In tutto questo trambusto nessun ape si è allontanata dall’arnia. Chiediamo ad Enzo di fargli una foto con la “famiglia” vicino alla cucina, per testimoniare la “convivialità” della situazione. Rimettiamo a posto il tutto in un silenzio totale come in un tacito accordo tra noi e le api.

Usciamo dalla casa e tutt’intorno ci sono gli alveari “tradizionali”. Qua e là ho rinvenuto quelli della presentazione del Potere allo Sciame. In cantina c’era l’antenato della Top Bar e l’arnia decorata. Fuori, tra le altre, c’erano le prime arnie targate Punto Ponte a svolgere impettite e orgogliose il loro lavoro.

Che dire? E’ stato un pomeriggio magico. Le sensazioni sono state fortissime ma la curiosità ha impedito di razionalizzarle. E’ possibile farlo a casa nostra? E’ proprio questo che intendono gli apicoltori, ideatori di questo progetto, quando dicono di ridare il Potere allo Sciame? Non abbiamo avuto il tempo di discuterne insieme. In fondo sono contento perché prima voglio formarmi le mie domande e poi tornare su tra quei monti a cercare qualche risposta. Fatelo anche voi ma mi raccomando immaginate bene la sensazione che potrete provare se dormiste in quella casa. E’ inutile raccontarvi che la natura qui la fa da padrone e Enzo, secondo me, per non lasciarla là fuori da sola, ha aperto un piccolo foro nella finestra bianca della sua casa. Credo che l’Erini abbia un rapporto difficile con le porte chiuse (guardate quella del suo negozio) e quando può le apre, per farci toccare con mano nuovi mondi. E’ un potente creatore di spazi che hanno la capacità di mettere a dura prova le nostre abitudini: nel negozio è in discussione il nostro rapporto con le convenzioni sociali, qui il nostro rapporto con la natura. Animo una volta entrati io ho sempre avuto la sensazione che ci si può sentire solo meglio.


4 Comments

Mi sono costruito una top bar le barrette dove dovrebbero costruire i favi le o solamente messo un pezzetto di foglio cereo come invito per costruire il favo pensi che vada bene grazie

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