Martedì scorso siamo andati alla Cascina Vecchia Rossa dove abita da 5 generazioni la Famiglia Baroni e dove ha sede la loro Società Agricola: siamo a 4 Km dal centro di Abbiategrasso, nel Parco del Ticino. Ci avevano avvertiti, prendete la strada più comoda, quella che passa dall’ingresso principale, ma giusto una settimana prima avevamo scavallato la gronda e la vista di quelle vacche bianche che pascolavano libere alla sinistra della strada, avevano già stuzzicato la nostra curiosità e memori dei vecchi detti non potevamo abbandonare la vecchia via.
Parcheggiamo la macchina e rimaniamo soli, nello spiazzo della cascina, per qualche lungo minuto a goderci la pace che quel luogo emanava. Arrivano Emanuele e Claudio e ci sembra giusto presentare per primi che cosa stiamo facendo, anche se in realtà erano stati loro a richiedere una nostra visita. Tutto l’incontro sarà caratterizzato da questo alternarsi di voci: per dei lunghi momenti la parola rimarrà a noi e per altrettanti la gestiranno loro perché la conoscenza reciproca deve seguire i suoi tempi e le sue intuizioni. Abbiamo sostato in quattro luoghi di quello spazio e in ognuno di questi abbiamo svolto un tema. Del primo, la nostra presentazione abbiamo detto. Il luogo era la cucina. Poi ci siamo fermati a parlare dove giocavano le vacche. Il blu, il giallo, il verde facevano da sfondo al bianco intenso. Mentre il sole ci scaldava abbiamo parlato di come vengono alimentati quei 60 bovini di razza piemontese. L’azienda è strutturata intorno a loro. Dagli spazi aperti, dove passano la maggior parte del loro tempo, a quelli riparati quando il tempo si fa inclemente. Dalle coltivazioni di mais, cereali e fieno che coprono interamente il loro fabbisogno alimentare. La fattoria è dimensionata per poterle alimentare in modo autosufficiente, così noi tutti possiamo avere i mezzi per controllare la qualità di quello che mangiamo. Basta andare ad Abbiategrasso e possiamo toccare tutto con mano. Non ci sono farine e granaglie che vengono dall’esterno e questo a nostra totale garanzia. Sotto il sole abbiamo dunque toccato il primo ciclo: quello dell’alimentazione degli animali.
Ritornati dentro il corpo della cascina ci siamo fermati davanti alla stalla dove vengono allevate 90 capre da latte di razza camosciata delle alpi. Il latte viene conferito ad un caseificio della zona dove viene lavorato e trasformato in diverse varietà di ottimi formaggi e gustosi yogurt. L’abbondanza di foraggio ha portato, solo due anni fa, le prime capre. I primi parti hanno reso evidente che quello che era accaduto a Claudio pochi anni prima con i bovini di razza piemontese poteva ripetersi per Emanuele. Se l’altra volta era stata l’assenza di lavoro, questa volta era l’abbondanza di lavoro prodotto dalla terra che ha convinto Emanuele a lasciare un posto sicuro per dedicarsi alle capre. Praticare la linea vacca-vitello, da cui si ricavano vitelloni e scottone, parte destinati all’ingrasso e parte destinati all’allevamento, ha stimolato l’idea che poteva funzionare con altri animali. Se il nonno aveva spinto verso la produzione di cereali, la gestione della terra e le mutate condizioni familiari hanno spinto verso la valorizzazione di altre pratiche agricole. Il cerchio strettamente legato alla natura aveva connesso tramite l’alimentazioni altri parti di quell’ecosistema. L’equilibrio si può rompere ma l’operare con la natura e con l’intelligenza umana riporta l’ecosistema a quell’omeostasi che è naturale.
Il sole era veramente quello che dovrebbe essere e che questa estate ha sempre negato di essere e quindi abbiamo cercato l’ombra nella parte più vicino all’uscita. Lì quasi nascosto c’era un piccolo frutteto rigorosamente naturale. Le mele e i kiwi erano ancora sugli alberi pronti per essere colti. Tutte gli altri alberi avevano già donato i loro frutti ed erano già entrati in quel ciclo che nella Cascina Vecchia Rossa regola il tutto.
Il pranzo era in tavola e sappiamo bene che per i contadini è un momento importante. Noi dovevamo andare. L’insieme delle due cose ci ha impedito di vedere l’orto, un tassello importante del tutto ma che non abbiamo dubbi sia perfettamente inserito nell’ecosistema a dare il contributo che noi tutti ci aspettiamo.
Vicino all’uscita scambiamo due parole sui mercati contadini che stanno già frequentando. E’ quella la via che noi possiamo utilizzare per entrare a far parte di questo ecosistema: quando compriamo scegliamo quel territorio, quell’equilibrio, quell’intelligenza e questa modalità ciclica di concepire uno sviluppo che parte dalla terra.
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