Avevo approfittato dell’idea che ci fosse Sanaterra a Ivrea per incontrare due amici piemontesi. Il casello chiuso tra Milano e Torino doveva essere un segno sufficiente per avvertirmi che qualcosa non sarebbe andato come volevo, infatti un’amico non è venuto e anziché passare il tempo con l’altro mi sono ritrovato a seguire pedissequamente il programma scritto sul volantino.
Seduto su una sedia di plastica quasi per caso non ho saputo far di meglio che rendicontare quello che stavo ascoltando, anche perché stranamente quando scrivo, sono molto più concentrato e quindi più rispettoso delle esperienze con cui vengo a contatto. Mi sembra giusto condividere con voi quanto hanno detto queste associazioni in merito alla loro interpretazione delle parole Cura e responsabilità.
Associazione Comunità e Famiglia Villaggio Solidale di Burolo
Per noi cura vuol dire reciproca accoglienza tra individui, Per imparare a convivere riteniamo molto utile la tecnica “dei gruppi di condivisone”. Le persone iniziano a partecipare parlando della propria esperienza in maniera assertiva. Senza gerarchie, iniziano ad esprimersi non partendo da un contraddittorio, ma ciascuno dal proprio vissuto. Tutto questo alle fine permette a tutti i partecipanti di rimettersi in discussione ridefinendo reciprocamente le posizioni in modo nuovo. Attualmente all’interno del villaggio convivono tre organismi che rappresentano tre generazioni che vivono in sinergia tra loro. Ma questo non sarebbe sufficiente ed è necessario che questi gruppi si facciano carico di bisogni relativi a persone esterne a loro stessi. Visto che la cura del bisognoso per essere efficace deve contribuire alla realizzazione dei sogni dei partecipanti stessi, si creerà una situazione analoga a quella che troviamo quando andiama dall’analista dove il ruolo di quest’ultimo verrà svolto dalla comunità stessa. Responsabilità deriva dalla capacità di rispondere. La cosa fondamentale per fare comunità e’ mettere in comune qualcosa e condividerlo. Non è necessario condividere tutto ma almeno una volta abbandonare una cosa che è mia è una esperienza importante.
Dopolascuola del centro migranti
Deve essere importante quello che c’è oltre di me: questo per noi significa responsabilità. Il quotidiano sembra avere come unico fine quello di occupare i ragazzi. E’ come se loro dovessero sempre imparare a prescindere da quello che sanno già fare. Sono sempre considerati in prospettiva e mai per quello che sono già attualmente. A Dopolascuola facciamo esattamente l’inverso: li consideriamo subito come persone e quindi già in grado di prendersi cura degli altri. Questo gli fa prendere fiducia perché ciascuno di loro scopre che ha qualcosa da dare e da subito può scoprire che dipende solo da noi come vogliamo rapportarci con l’esterno.
Bellavista si cura
Bellavista è un quartiere popolare con case costruite con i soldi di INA Casa e da Gescal. Ogni casa ha qualche elemento che la differenzia dalle altre rendendola così unica. Questo ha fatto si che negli anni acquisissero valore e che diventasse interessante per gli inquilini riscattarle. Ma non tutte sono state vendute: alcuni nuclei, gestiti attualmente dallo IACP, sono stati tenuti per assegnarli a famiglie bisognose e ad alcuni casi estremi. Abbiamo dunque proprietari di fianco a situazioni oggettivamente di disagio e questo crea ovviamente problemi di convivenza. Assieme al gruppo Abele vogliamo prenderci cura delle relazioni tra quelli che ci abitano. Ci sono stranieri, profughi e anziani soli, ci sono culture diverse: oggettivamente la situazione è molto complessa e crediamo che dovremo visitare un caseggiato alla volta e partire dall’elenco dei problemi della gente. Per noi responsabilità è voler imparare. Bellavista è quartiere di serie B la nostra scommessa è che vorremo imparare come si gestisce.
Coltiviviamo
Noi curiamo il territorio dove viviamo. Era abbandonato: volevamo riportare i campi invasi dai rovi a come se li ricordavano i nostri nonni. Occuparci in gruppo di un progetto così complesso ha fatto in modo che le persone si conoscessero e che l’energia scaturita da questa nuova relazione fosse in grado, ad esempio, di creare lavoro per quelle persone che lo avevano perso. Abbiamo imparato a prenderci cura di cose che non conoscevamo come l’agricoltura che ha prodotto cibo per le persone che stavamo assistendo. Tutto questo porta ad un arricchimento personale. Credere in un progetto porta beneficio alle persone. Siamo partiti in tre chiedendo quello di cui avevamo bisogno. Ed è stato molto difficile perché i il gruppo originario veniva quasi tutto da fuori Roppolo. Eravamo tra quelli che hanno iniziato a ripopolare un paese che si stava spopolando a causa della chiusura di tutte le attività. La cosa che stupiva di più i nostri interlocutori era che volevamo ripartire dall’agricoltura un’attività abbandonata da molto tempo perché ritenuta antieconomica. Roppolo ha delle forme comunitarie tradizionali come la banda del paese e per cui alla fine è stato più facile essere accettati. Viverone è molto diverso, sono rimaste di meno queste tradizioni, ma paradossalmente hanno iniziato ad aiutarci e a fare acquisti prima Adesso i paesi hanno recepito e rispondono. Se centri il bisogno e rispondi a quel punto parte il radicamento. Le signore del paese hanno capito quello che stiamo facendo e ci sono grate di avere recuperato quello loro vedevano abbandonato e quando abbiamo produzioni eccedenti preferiscono prendere da noi piuttosto che andare al mercato.
Finito l’incontro mi sono messo a girare per i banchetti. Erano veramente stupendi. Ad un certo punto c’era così tanta gente che si faceva fatica a camminare. Va beh penso che ormai lo sappiate che non potevo non fermarmi dai semi in libertà e dai frutti antichi. Credo che andrò a trovare sicuramente il Granello di Senape perché gli alberi che danno quelle mele devono essere assolutamente visti. Attenzione l’asimina triloba, che ho comprato ancora un pò indietro e che quindi devo ancora assaggiare l’ho preso dal banco di A.l.b.a. (agricoltori locali biologici associati). Il sogno neanche tanto nascosto e di farli arrivare a vendere nei mercati milanesi.
Per ultimo ho lasciato le tracce di Orto di Carta. Penso di averci passato un bel pò di tempo d’altronde provate ad allagare quell’immagine scura dove c’è l’elenco di tutte le competenze che hanno. Non provate un pò di invidia? Io si e molta anche perché un progetto che si chiama Officina Walden non poteva non attirare la mia attenzione vista la passione che ho per il libro di Henry David Thoreau. Se come me non avete mai visto la produzione del Compost Tea vi posso assicurare che vi darà la sensazione di essere a contatto con qualcosa di primordiale. L’aria che ossigenando dell’acqua fa in modo che questa assorba gli organismi di cui è fatto un composto vegetale! Il tutto in diretta!!! Ma il motivo per cui mi ero fermato da loro sono chiaramente gli Ostelli per Insetti. Mi piacciono troppo: loro sono in grado di insegnarvi a costruirli. Mi raccomando ricordatevi il nome Orto di Carta.
Stavo per andare via quando finalmente Ettore Macchieraldo, il nostro amico di Coltiviviamo, mi dedica 5 minuti che utilizza subito per presentarmi Nevio Perna. E’ una delle anime di Sanaterra ma quello a cui tiene in questo momento è Obiettivo Primario, le ricerche che sono state fatte nell’anfiteatro morenico di Ivrea sul ruolo che ha l’agricoltura nell’influenzare le produzioni, le filiere e gli utilizzi del suolo. Erano ormai le sette quando ho lasciato Ivrea ma ero contento, con gli occhi pieni di cose, una montagna di splendide sensazioni e un libro, pieno di inquietanti grafici, da leggere per comprendere meglio quello che avevo vissuto.
stefanocattabiani
L’ha ribloggato su Aria di gas.