Ciao
Le foto che ti ho mandato descrivono la raccolta delle patate con l’aiuto del cavallo.Come puoi vedere sto’ usando un vecchio aratro (le piante delle patate si sono seccate per cui non si vedono però rimane il solco dove a suo tempo ho effettuato una rincalzatura che consiste nel riportare terra sulla base della pianta in modo che le patate ingrossando non si scoprano diventando verdi) che penetrando nel solco le porta in superficie, utilizzando il cavallo il lavoro e’ molto veloce e meno faticoso che lavorando a mano con la zappa, però poi bisogna sempre cercare con le mani nella terra le patate che rimangono sotto.
Ovviamente ci sono altri mezzi che possono sostituire il cavallo (mototocoltivatori), ma il cavallo in questo e in altri casi è insuperabile. Inoltre vuoi mettere la gioia che ti trasmette l’animale rispetto alla macchina?
Ti consiglio di leggere questo articolo interessante sui cavalli da tiro.
A presto
Domenico è stato di parola. Quando c’eravamo visti un mesetto fa aveva promesso che appena avesse utilizzato il cavallo e l’aratro, di cui avevamo lungamente parlato, mi avrebbe informato. Quella che avete appena letto è la mail con le relative foto che ho ricevuto qualche giorno fa per celebrare la raccolta delle patate. A proposito sto parlando dell’Azienda Agricola Zaffaroni Domenico e chiaramente quando mi danno i consigli da inguaribile curioso quale io sono, vado a vedere. Ve ne riporto un pezzetto per stimolarvi la lettura…
Smaltite le tossine della modernizzazione brutale da qualche anno anche in Italia le cose sono cambiate. C’è voglia di ruralità autentica e non solo di pseudo cucina “contadina”, finti agriturismi, orpelli feticistici ostentati. C’è voglia di ruralità viva e gioiosa (visto che l’industrialismo è sempre più tristo). Alberto Moscardo è l’animatore dell’associazione Noi e il Cavallo e il protagonista del rilancio del cavallo per la trazione agricola i Italia. In un articolo recente (Moscardo, 2010) a proposito del clima che si respira alle manifestazioni che, finalmemente, si organizzano anche in Italia scrive:
Tutte queste persone si ritrovano nelle manifestazioni aperte al pubblico, si incontrano, si confrontano, ed è interessante sentire come i discorsi non siano sul disfacimento dell’agricoltura, sui prezzi bassi, ma sul valore del lavoro, del cibo che mangiamo, dell’ambiente in cui viviamo, del rapporto con la terra che lavoriamo. Possiamo dire che c’è un’aria di positività in questi ambienti, quasi come se il rapporto di lavoro con l’animale donasse una visione diversa delle cose, chi l’ha provato sa che è vero.
L’uso degli animali per la trazione è indubbiamente parte di una “rinascita rurale” che, ne siano protagonisti i contadini che non hanno mai voltato le spalle alla tradizione o i “neorurali” che si rimboccano le maniche (non quelli del golf club), è legata a motivazioni che non sono solo economiche. Di qui il paradosso: a “lamentarsi” sono spesso imprenditori agricoli che incassano centinaia di migliaia di euro di Pac mentre i titolari di piccole aziende guardano spesso al futuro con più -ottimismo. Incoraggiati da amici, coproduttori, consumatori, che non mancano di esprimere simpatia per le aziende che utiizzano in in tutto o in parte gli animali al posto delle possenti trattrici che ancora rappresentano lo status symbol della componente più arretrata e subalterna culturalmente della società rurale. Una simpatia che si traduce anche in un riconoscimento economico. [Segue…]