Abbiamo conosciuto Patrizio Mazzucchelli e Greta Roganti più di un anno fa a Ponte Valtellina ad un convegno dove Patrizio con il suo banchetto, nella piazza della chiesa, distribuiva i semi di Pro Specie Rara. Dopo una lunga chiacchierata gli abbiamo promesso che saremmo passati a trovarli e così avvenne non molto dopo. Ci recammo a Teglio a quello che loro giustamente chiamano “orto” ma che noi associamo invece ad una sorta di piccolo Eden. E’ appena fuori dal paese, in discesa, di fronte alle Alpi Orobiche, e sono alcune particelle, una cintata per evitare l’ingresso dei cervi, che contengono molte varietà diverse. Le aree più vicine alla strada sono dedicate ai cereali mentre quella cintata, la più “verde” ospita le ortive.
Non fatevi ingannare da rigide divisioni ma addentratevi con fiducia, meglio se accompagnati da Greta. Dopo cinque minuti vi sarete dimenticati dove siete arrivati e passando da un campo all’altro, da una piazzola sinergica all’altra, da una patata all’altra scoprirete che ogni angolo ha una storia, dei semi che l’hanno prodotta, ed è dimora di qualche varietà arborea. Dalle salvie, alle patate, alle cipolle egiziane sospese, al grano dei Walser, alla patata blu di Valtellina, a quella di Svezia, alle barbabietole di Chioggia bianche e rosse, a quelle tradizionali rosse fino a quelle arancioni gialle. Si ospita il grano Solina che viene dall’Abruzzo, perché un amico sostiene che ne va valutata la resa per vedere se anche in quelle zone può essere utilizzato per “sfamare i locali”. Ci sono gli orzi sia vestiti che nudi, la segale e tantissimi fiori. E’ tutto mischiato perché la biodiversità coopera sempre, sia a terra, sono fisicamente nel terreno pronte a crescere nella nuova stagione, sia nella serretta, appartenenti alla stagione precedente. Se cercate bene ci sono patate della stagione passata venute alla luce erpicando per la semina attuale. In un angolo un carciofo della stagione precedente sta ributtando e così via. Greta potrebbe raccontarvi storie per ore anche perché ogni centimetro ha qualcosa da dire. Vi verrà descritto ogni filo d’erba e ogni volta la storia partirà dal seme e saranno sempre sementi antiche ricollegabili a persone e a territori. Greta vi racconterà delle sue zie e di ciascuna malva vi dirà da quale giardino viene il seme, da quale scambio di semi viene quella pianta. I semi sono doni preziosi che si ricevono in piccolissime quantità e vanno riprodotti con gioia e accuratezza. Emblematica è la storia dell’orzo antico alpino proveniente dal Sortengarten (Giardino Botanico) di Herschmatt nel Vallese (CH), orzo distico e orzo polistico nudo, che viene venduto nella quantità massima di 300 grammi. Partendo da quella manciata di semi, coltivandolo per quattro lunghi anni, a Raetia adesso ne hanno circa 20 chili. Queste varietà erano lì negli appezzamenti di terra che Patrizio aveva strappato ai rovi e all’incuria. Vedi Marco, mi dice, fino a non molti anni fa tutta la collina che vedi qua dietro era coltivata a cereali mentre adesso è così ricoperta dai rovi che non riesci a distinguere neanche i terrazzamenti e i muri a secco che li sostengono! Sarà un lavoro lungo ma dobbiamo farla ritornare come era una volta ma per farlo abbiamo bisogno dei semi e ci vuole tanto tempo per averli, ma vedrai, quando ne avremo a sufficienza le terre torneranno a produrre per sfamare la valle. La prima volta non vediamo il grano saraceno, o meglio non lo vediamo in campo visto che è primavera. Lui verrà seminato a inizio luglio dopo la mietitura della segale vernina e dell’orzo primaverile. Le rotazioni del biologico qua seguono la tradizione e con quella si possono ottenere due raccolti all’anno mitigando così le basse rese dell’agricoltura tradizionale. Patrizio inizia a parlarci di quello che è in fondo la sua “scoperta”, quello a cui tiene di più, due varietà, che stanno analizzando gli esperti, autoctone della zona e che affondano le loro radici nella storia della Valtellina. Come potrete immaginare qualche seme ci rimane in tasca e Amanda, quando torniamo a casa, chiede a Greta se può seminarli sul balcone. Ottenuta una risposta affermativa cinque chicchi finiscono in una cassetta con poca terra in una casa milanese al quarto piano vicino al parco Berna. Tralasciando la figuraccia sui chicchi stessi: vi ricordate erano due varietà e noi pensavamo di averne seminato una mentre era l’altra, dopo soli tre mesi avevamo 45 chicchi prodotti a Milano con somma soddisfazione di tutti.
Come potrete constatare voi stessi, dalle date dei posts del blog, tutto questo accadeva l’estate scorsa. A settembre vengo a conoscenza che il Comune di Milano vuole fare diventare il Parco delle Cave un esempio di buone pratiche agricole con un occhio di riguardo anche all’aspetto estetico. Ho subito pensato al Grano Saraceno di Raetia Biodiversità Alpine. Avete mai visto un campo di grano saraceno fiorito? E’ un’esplosione di fiori bianchi e rosa ed è una gioia per le api: nel parco c’è il Miele Milano di Apicoltura Veca, un carissimo amico. Il responsabile del Parco delle Cave e un funzionario del servizio agricoltura si sono dimostrati subito entusiasti, Patrizio Mazzucchelli anche e abbiamo trovato subito l’ampia disponibilità dell’associazione Amici di Cascina Linterno. Ad inizio ottobre, in una atmosfera festosa, il Consiglio di Zona 7, nell’aia di Cascina Caldera, presenta un progetto di valorizzazione dell’anima agricola del Parco delle Cave e con nostra somma soddisfazione c’è un quadratino anche per il nostro grano saraceno.
Passano i mesi invernali e nelle prime ore dell’equinozio primaverile ci ritroviamo ancora nella stessa aia in Cascina Caldera. Quando arriviamo il buon Patrizio sta parlando con Franco Zamboni mentre Paolo Campi, entrambi della società Agriparco, sta lavorando con il trattore. Intorno al sacco bianco, con dentro i 20 chili di semi di Fagopyrum Esculentum Moench (Grano Saraceno Autoctono di Teglio), si alternano tutti i protagonisti di quest’avventura, raccontandosi e chiarendosi che cosa andrà fatto e chi lo farà. Quali competenze ci sono e quali esperienze è meglio non ripetere, ma di tutto questo ne parleremo in dettaglio in seguito, l’unica cosa che dovete appuntarvi è che ogni fase sarà debitamente celebrata, proprio come si faceva una volta in campagna, e sarà cura di tutti noi di avvertirvi perché alle feste è bello se si è in tanti. Per cominciare siamo andati tutti insieme a vedere il campo su cui verrà seminato che si chiama “Erbadigh” che è vicinissimo alla Cascina Linterno, ad un tiro di scoppio dalle api di Mauro Veca. Non dobbiamo mai dimenticare che il progetto si chiama “Pane e Miele” e che in quel nome c’è tutto: l’obbiettivo è connettere territori tramite la capacità della natura di creare quell’armonia che noi abbiamo smesso di ascoltare.
Se cinque semi su un balcone, coltivati da una cittadina inesperta, producono 45 chicchi è lecito pensare che contadini esperti, riescano ottenere da 20 chili 180 chili di semenza? Se otteniamo questo risultato, visto che seminiamo ad Aprile, Milano è molto più calda di Teglio, e raccoglieremo a Giugno, saremo in tempo per portare il grano saraceno in Valtellina per la seconda semina che avverrà a Luglio, per le successioni del biologico valtellinese a cui abbiamo già accennato. Se i numeri non vi spaventano troppo dovete anche essere contenti del fatto che se con 20 chili seminiamo 2.000 metri a Milano, con 180 potremo seminarne 18.000 in Valtellina e che una volta, strappati ai rovi, saranno pronti a moltiplicarsi per 9 il tutto in una sola estate. Non dimenticatevi delle api, che qualcosa in più avranno da mangiare dopo la carestia dovuta alle piogge dell’anno scorso. Insomma Milano e cioè noi tutti stiamo imparando a diventare salvatori di semi, agricoltori custodi, e ci stiamo mettendo al servizio del nostro territorio che non può finire nei nostri confini.
Spero di avere fornito il materiale per definire tutti le occasioni che dobbiamo vivere insieme dalla semina, al raccolto, alla battitura sia a Milano che a Teglio. Importante sarà verificare insieme quanto abbiamo prodotto e magari pensare qualche altra esperienza di salvataggio di semi che noi cittadini possiamo fare: il mais, il monococco? Se facciamo tutto per benino, dite che i valtellinesi ci lasceranno un pò di farina e verranno a farsi una pizzoccherata con noi in una delle aie del nostro bellissimo Parco delle Cave? A proposito ma le coste e le patate non potremo coltivarcele da noi partendo da qualche semente antica? Lo chiediamo a Patrizio?
cascinalinterno
Grande Marco!
greta
Ciao Marco
Patrizio mi hamandato da leggere il tuo articolo.bello per me perche ho vissuto tanti di quei momenti insieme a voi.Se tutta la moltiplicazione di semi da te prevista riuscira’, sara’ un piacere concludere il cerchio con dei pizzoccheri o una bella polenta nera!!!
Bis bald! Come dicono qua…