Quando il rosso non indica di fermarsi

Ecco dove sono finiti tutti i chicchi “avanzati”. Un sacchetto di monococco rimasto da una gita al CRA di Sant’Angelo Lodigiano, il grano saraceno che non è entrato al Parco delle Cave, una pannocchia di mais di Esine presa in Valcamonica una sera di inverno.

Marco Cuneo ama quello che fa e da quando ha iniziato il suo percorso Bio ogni anno, un pezzo della sua terra, viene sottratta al convenzionale e restituita alla natura. A Cascina Gambarina ci sono posti dove troverete le sue amate erbe selvatiche, altri dove vedrete allineate le ortive che vi porta nei mercatini, i campi sono sempre più circondati da alberi da frutto e da un pò, negli interstizi sono ospitate anche tracce di sementi antiche. Queste ultime, ormai  lo sapete bene, non si trovano in commercio, vengono donate in piccole quantità e arrivano sempre in posti dove sanno che verranno accudite per essere riprodotte. Escono dai loro nascondigli e arrivano nei campi. Pazientemente ogni singolo seme trasformandosi in pannocchia, spiga, ortaggio si moltiplica e di anno in anno rende sempre più possibile che diventi sufficientemente diffuso per essere fruito da noi. E’ un oggetto sconosciuto che si deve adattare al terreno, al clima, all’acqua e a tutto quello che lo circonda. Lui ha grande capacità di comprensione ma è solo il rapporto simbiotico con il contadino che lo farà diventare un protagonista del luogo lo sta ospitando. Marco ha approntato una serie di stanze nel suo albergo e anziché creare periferie ghetto, li ha domiciliati da subito in mezzo ai suoi ospiti più altolocati, creando quella società multietnica stretta sorella della biodiversità. Le tre varietà che abbiamo citato hanno una relazione molto forte con noi di Ciboprossimo, ma altri sono fili che partecipano a trame che si incontrano in questo angolo di paradiso. Abbiamo visto altri mais più pianeggianti del nostro montanaro camuno e credo gialli anziché neri. Ma nella serra a destra del monococco, quella dei pomodori c’è un ospite molto interessante. Un pomodoro cuore di bue di varietà antica.

Viene da Pro Specie Rara, hanno iniziato a custodirlo alcuni agricoltori  del Ticino tra cui Marco. Tirato fuori da poco dal suo stato dormiente, nella serra dei pomodori bio, sta ambientandosi in mezzo a signori che sono anni che sanno cosa fare quando sono messi nel terreno. Non ha nulla da invidiare ai suoi coetanei tranne il colore. A me ricorda un rosa antico, ma ormai non faccio più testo mettendo quella parola ovunque. In realtà, a differenza dei pomodori che siamo a abituati a mangiare, non diventa di quel rosso intenso che il nostro immaginario associa con l’idea di pomodoro maturo, pronto da mangiare. Marco è un pò preoccupato che l’abito, non facendo in questo caso il monaco, ne impedisca la vendita. Voi, lo comprerete lo stesso o i timori indotti dal colore vi faranno pensare che non sia maturo e quindi non pronto per il vostro palato? Le coste gialle e rosse e le patate viola, straniando le nostre aspettative di conformità, stimolano l’acquisto. Il colore è un elemento fondamentale che la moda impone, cambiandolo ogni anno, ma non siamo abituati a percepire le gradazioni di colore come elemento specifico. L’anno in cui il giallo diventa di moda, tutto diventa giallo con tutte le gradazioni possibili di questo colore, ma quale spin doctor della pubblicità lancerebbe mai una campagna su una variazione dell’intensità dei colori di moda nell’anno prima? La natura da giocherellona invece si! Ci chiede proprio questo. La biodiversità è proprio questo. Non dobbiamo fermarci di fronte a quel rosso!    Dobbiamo fare quel passo, altrimenti quel pomodoro non entrerà nelle nostre vite. Non connoterà quel territorio. Non stimolerà la nostra abitudine a non essere conformisti. Non ci farà apprezzare il mondo in cui in siamo e inibirà in fondo la nostra capacità di immaginarne di nuovi.

Vi abbiamo parlato lungamente del grano saraceno al Parco delle Cave. Là dovevamo seminare a spaglio e Patrizio Mazzucchelli ci aveva portato la semente giusta per quel tipo di pratica e quella dimensione territoriale. Si è deciso di seminare in modo meccanico e le macchine ci vogliono sempre imporre la loro. Nella sostanza all’Erbadigh abbiamo messo un quarto di semi in meno di quelli che ci avevano dato. Una telefonata e Marco li accolti a braccia aperte. Abbiategrasso è a qualche chilometro di latitudine sotto al Parco della Cave ma quello che abbiamo ottenuto è un risultato completamente diverso. Guardate voi stessi le foto fatte nello stesso giorno, dello stesso seme in due terreni diversi da contadini diversi. Qui l’erba è diversa e non so se colpisce anche voi, ma a me ha impressionato moltissimo, è il colore dei gambi del grano saraceno.

Ecco un altro rosso. Intenso, innervante, invitante. Sta chiamando proprio noi!!! Avrete capito l’allusione del titolo del brano. Anche qui si raccoglie a mano e anche il campo di Marco Cuneo ci sta chiamando e vi chiede di non fermarvi  davanti alla vostra stanchezza quotidiana, ma di partecipare a massimizzare la produzione di quella semente. Più ne raccoglieremo e più avremo accelerato la sua diffusione.

Quei papaveri rossi si stanno inoltrando nel campo di orzo distico che, durante la nostra permanenza, parlava utilizzando i suoni prodotti dall’acqua che, evaporando grazie al sole del mattino, faceva schioccare i chicchi pronti per la raccolta. Dei pomodorini, compagni di stanza del cuore di bue, che sono sicuro adotteremo da subito, abbiamo già detto. Tralasciando quella coltura nell’acqua, di cui parleremo sicuramente in un futuro prossimo, ci tengo a farvi notare la distesa dei meloni e angurie. Noi abbiamo spostato le foglie delle piante all’ingresso della serra e sono spuntati subito. I pomodori, le insalate, le melanzane, i peperoni, i meloni, le angurie, qui al nord maturano adesso e daranno il massimo della produzione nei prossimi due mesi estivi. Se saremo tutti in vacanza che fine faranno? Ci avete pensato? Abitare il proprio territorio vuol dire anche questo. Ad esempio di quei girasoli non dovrete preoccuparvi visto che non dovrete comprali. Dividono i campi. Spezzano la monotonia dell’orizzonte. Sarà forse per questa “utilità di ordine superiore” che seminati l’anno scorso, quest’anno sono tornati a trovarci senza avere fatto alcunché. Vi siete spersi anche voi nelle geometrie dei loro fiori? Se venite a raccogliere con noi il grano saraceno potrete osservarli da vicino, magari sarete fortunati di vedere anche voi le libellule blu entrando in sintonia con la bellezza che solo la biodiversità è capace di generare.


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