Sicuramente vi ricordate dell’olio dell’Architetto. L’avventura di due raccolti fa che poneva il tema se lasciare o meno il raccolto sull’albero vista la difficoltà a ripagare i costi di lavorazione delle olive stesse.
Un po’ di amici comprarono l’olio e l’amore per il suo territorio fece il resto e l’estate successiva arrivò l’orto, prima in cassoni e poi dopo molte letture e ricerca dei semi arrivò anche l’orto sinergico.
Nel dosso sotto la casa vennero impiantate anche delle specie antiche di alberi e parlando con la sua banda di vecchi amici iniziò a pensare anche ai cereali. E’ il percorso che stiamo facendo anche a Milano, dove magari gli olivi non ci sono ma gli alberi antichi il comune inizia a metterli nei giardini botanici, e gli orti, sinergici, comunitari, tradizionali spuntano come funghi. Oltre a questi, chi ci segue sa che abbiamo iniziato a fare esperimenti con i cereali (o simili vedi grano saraceno) nei parchi e abbiamo anche seguito progetti che sono arrivati fino alla produzione di pane. Proprio come abbiamo fatto con la specie autoctona del grano saraceno valtellinese abbiamo spostato in Umbria un po’ di sacchi di Monococco, di cui vi racconteremo in futuro perché erano a Milano, e anche sul lago Trasimeno l’Architetto sta provando a sperimentare cosa farne.
Quando si esce dagli orti, urbani e non, e si va in campagna per realizzare una filiera produttiva, l’approccio cambia. Bisogna trovare i terreni e dei contadini che sappiamo lavorarla, che abbiano le macchine e voglia di provare nuove forme di coltivazione fuori dai percorsi che l’agricoltura convenzionale ha sempre fatto. L’Italia è piena di persone che amano il loro territorio e hanno voglia di ripartire a riappropriarsi delle pratiche colturali, sono sensibili alla protezione dei loro semi e vogliono ricreare un ciclo colturale innovativo al di fuori di quelle che sono le logiche dominanti. Occorre pensare al piano di fattibilità e magari capire se i PSR sono in grado di dare una mano nel reperimento delle risorse finanziare, perchè se vogliamo provare percorsi diversi, bisogna che questi siano sostenibili.
Intanto ecco i protagonisti che l’Architetto ha incontrato, Nello Vinerba e il figlio Dario. Dall’apertura dei sacchi al caricamento della seminatrice si sono presi cura di tutte le operazioni di semina.
Poi sarà il momento della crescita e della raccolta e magari della riproduzione dei semi, se si vorrà diventare agricoltori custodi come lo prevede la recente legge, ma sopratutto della realizzazione di una filiera produttiva locale, che verrà attivata coinvolgendo il molino Giuliotti a Sant’Albino di Montepulciano per la macinatura, mentre si lavora con il panificio Piero Perella di Castiglione del Lago per riaprire un forno, ancora funzionante ma in disuso, e arrivare fin sulle tavole con un prodotto che incorpori tutti questi elementi di valore territoriale, economico e sociale.
Olivier
Salve. Sono Francese e Vivo in Umbria. Mi potete dire di piu sul vostro progetto. Merci. Olivier