Contenuti, relazioni e strumenti

In sintesi l’algoritmo è un tentativo di simulare il modo in cui pensiamo che funzioni la mente umana. Un processo decisionale razionale passo-a-passo che trae un risultato chiaro e semplice da numerosi e caotici dati. L’algoritmo è un modo per semplificare il caos della complessità del mondo – e al tempo stesso ridurre i costi della dispendiosa forza lavoro umana.

Poi la discussione si è spostata sulla neutralità degli algoritmi. Ci sono quelli, come Zuckerberg, che pensano che il sistema di Facebook sia neutrale, perché è il prodotto di algoritmi. E altri come Zeynep Tufekci, un sociologo turco-statunitense che studia l’impatto reciproco di tecnologia e società, che pensa che gli algoritmi per loro natura abbiano in sè una tendenza alla parzialità perchè sono creati da esseri umani che sono di parte e «ottimizzano il prodotto in base ai parametri scelti dall’azienda in condizioni ugualmente scelte dall’azienda».

La verità è che gli algoritmi dei social network sono filtri che dicono “sì” ad alcune delle cose che condividiamo e “no” ad altre e questi filtri seguono determinate regole. Pertanto, ci sono in via teorica almeno tanti tipi di algoritmi quante sono le regole.

Ciò che curiosamente manca nel dibattito generale è questa domanda: è possibile immaginare altri tipi di algoritmi che producono notizie equilibrate, sfidano i radicali, e incentivano dibattiti produttivi? La mia risposta è un grande sì.

Le regole seguono i valori. Per immaginare regole diverse (e quindi algoritmi diversi), dovremmo scoprire quali sono i valori sottostanti su cui si basano gli algoritmi che governano Facebook, e poi pensare alle alternative.

Quello che avete appena letto è un pezzo dell’articolo È possibile ribellarsi agli algoritmi di Facebook? Sì, e vi spieghiamo come uscito qualche giorno fa sulla Stampa che vi invitiamo caldamente a leggere.

Se avete voglia di pensare delle alternative, o meglio ancora, tentare delle alternative credo che quello che cercherò di dirvi nelle righe seguenti vi possa interessare. Il tema è complesso, quindi, se riscuoterà l’interesse di qualcuno, ne parleremo a lungo in un dialogo tra tutti. Quello che faremo adesso è di iniziare a parlare di quello che noi di Ciboprossimo, molto intrigati da questi temi, stiamo cercando di fare proprio in questi giorni.

Se è vera l’affermazione che le regole seguono i valori, visto che quelli che ci seguono sanno benissimo a quali valori ci stiamo riferendo, dovremo, in questo percorso di ricerca di alternative, occuparci solo, di quali regole sottostanno agli “algoritmi” che stiamo cercando di implementare. Se Facebook è uno strumento che mette in relazione le persone, secondo un sistema di valori e algoritmi, quello di cui dobbiamo parlare è di un sistema che metta in relazione le persone tramite algoritmi.

Lo sapete, i nostri mercati insegnano, noi di Ciboprossimo, cerchiamo di mettere in relazione i consumatori con gli agroecologisti, prestando particolare attenzione alle realtà territoriali che abilitano questi processi virtuosi. I mercati di Rho e Bollate sono nati, proprio dalla collaborazione dei Gruppi di Acquisto Solidale, con le amministrazioni pubbliche, creando degli spazi dove tutti noi possiamo comprare dai produttori che servivano i Gas.

Accanto a questo lavoro, che avete potuto osservare direttamente, in contemporanea e in modo molto meno visibile, abbiamo cercato di stabilire delle relazioni con questi attori, per ragionare insieme su quali siano gli strumenti più idonei a rendere più efficace la loro azione. E’ un percorso iniziato quasi due anni fa. Il primo risultato è stato il convegno in Cascina Cuccagna, Contadini e Complici che trovate documentato sul sito dei Territorialisti milanesi (OSTEMI).  In quel seminario, noi di Ciboprossimo, tra gli altri, abbiamo proposto dei percorsi innovativi per proseguire e dare corpo alle esperienze “pioniere” degli ultimi vent’anni. Queste discussioni hanno prodotto prima una “mappa” e poi un ragionamento molto interessante, su come questa mappatura avrebbe potuto diventare lo strumento che permettesse di comunicare  con l’esterno. Mappare è un metodo per concettualizzare una realtà. La concettualizzazione trae origine dalle caratteristiche dell’oggetto studiato ma soprattutto dalle persone che devono fruirla. L’idea che, degli attori che agiscono tutti i giorni nei territori reali, si confrontino con delle modalità di rappresentazione di se stessi non è così ovvia come potrebbe sembrare. La sfida è molto interessante ed è molto vicina ai temi che abbiamo citato nell’incipit.

Le rappresentazioni sono influenzate pesantemente dagli strumenti che si usano e, visto che dovevamo rappresentare un sistema di relazioni, era scontato che avremmo dovuto confrontarci con strumenti che hanno le caratteristiche dei Social Network.

Dopo il seminario è stata stilata una Proposta su come Sviluppare la Mappatura del Laboratorio Territoriale Plurimo nella quale si indicava un metodo che permettesse di fare incontrare l’esperienza del mondo disciplinare con quello degli attori della realtà neorurale. Il contributo di Ciboprossimo a questo processo è proprio sulle modalità in cui questo incontro possa avvenire e precisamente sul fatto che questo non possa avvenire senza l’uso delle nuove tecnologie. Anzi sosteniamo che la Proposta sia proprio una nuova modalità di uso di quelle tecnologie che in modo non tanto velato venivano criticate nell’incipit che vi abbiamo proposto.

Noi non crediamo che la complessità del mondo possa essere semplificata da un algoritmo, ma crediamo che gli algoritmi ci possano aiutare a rappresentare la complessità del mondo.

Le macchine devono essere al nostro servizio e le loro caratteristiche ci devono aiutare a vivere meglio che poi vuol dire, fare meglio quello che riteniamo giusto debba essere fatto. Gli algoritmi non possono agire su una realtà indistinta ma devono aiutarci nella vita di tutti i giorni. Facebook non è neutro come strumento. Di tutte le attività a cui poteva dare voce ne ha scelte solo alcune ed è da questa scelta che deriva poi quello che gli algoritmi possono fare. Se noi vogliamo fare qualcosa di veramente diverso dobbiamo implementare degli altri algoritmi al servizio dei nostri scopi ed è per questo che riteniamo che quanto scritto nelle Proposta sia un ottimo stimolo per creare nuovi strumenti.

Se la nostra posizione è chiara, e credo che avremo tutto il tempo per approfondirla, diamo un occhio a come ci piacerebbe implementare una soluzione della Proposta.

Il seminario di Milano aveva già previsto una seconda tappa a Piacenza sede di quella Fondazione Bertuzzi Losi che ha reso possibile, finanziandola, tutta questa esperienza. La tappa di Piacenza, è stato concordato in corso d’opera, avrebbe dovuto indicare in modo più esplicito quale strada intraprendere e quindi ci è sembrato giusto provare ad utilizzare,  per l’incontro di Piacenza, quegli strumenti di cui vi abbiamo accennato.

Giuliana Cassizzi, della Fondazione Bertuzzi, ha girato in lungo e in largo, in questi mesi, il territorio piacentino, incontrando le esperienze neorurali che vi sono attualmente. Quell’elenco, stilato in un file word, è stato dato agli attori a cui abbiamo accennato prima, che l’hanno tramutato in mappe google, che sono quelle che vedete . Noi di Ciboprossimo abbiamo creato un evento Facebook, in cui abbiamo messo le mappe e metteremo tutto il materiale a cui abbiamo accennato in quest’articolo. Questa sorta di gruppo si occuperà di completare la mappa aggiungendo riferimenti ad articoli di blogs, foto, primi piani dei produttori, in modo tale di dare un immagine quanto più esaustiva possibile delle realtà che Giuliana ha intercettato nel suo percorso. Poi cercheremo di mettere a disposizione strumenti che connettano ai punti della mappa i contenuti di quelli che vogliono partecipare anche solo virtualmente all’evento Facebook.  Se ci riusciremo, avremo tutti quanti a disposizione, una sorta di Wikipedia che usa, come vocabolario, i luoghi in cui gli agroecologisti con la loro azione si prendono cura dell’ambiente producendo cibo di qualità e, come contenuto, le nostre testimonianze sul lavoro che loro fanno. Oltre a questi lemmi il vocabolario conterà altre parole riferite alle filiere, alle associazioni di contadini e alle aree che gli attivisti hanno ritenuto di loro interesse.

Frattale
Frattale

Per capire se quanto stiamo facendo ha un senso, continuiamo nella lettura dell’articolo della Stampa con cui abbiamo iniziato.

I due principali valori dominanti dell’epoca dei consumi, la gioventù e la fama, sono tradotti nel nuovo Internet come novità e popolarità.

Oltre che ai contenuti nativi, per motivi di resa commerciale, per lo più gli algoritmi di Facebook danno priorità a ciò che è nuovo e a ciò che è popolare. Se ciò che posti non è una novità, o non riceve una certa quantità di like e condivisioni in un certo tempo (in base alle regole segrete di Facebook) i tuoi messaggi non saranno ritenuti degni dello sguardo altrui. E oggigiorno, come sa bene Donald Trump, la visibilità è denaro.

Questo è molto diverso dall’epoca precedente all’uso sociale di internet quando gli utenti erano masse anonime e senza volto il cui più attivo impegno era quello di lasciare di tanto in tanto un commento. Era un’epoca, quella, in cui la navigazione in Internet era un’esperienza non lineare, grazie ad un concetto chiamato link. Il link introduceva un’interruzione in un movimento lineare attraverso il tempo e lo spazio. Era sempre in grado di sorprenderci. Abbiamo iniziato tutti dal blog o dal sito web preferito, per trovarci, un link dopo l’altro, finiti in luoghi alieni.

Era diffuso l’uso degli archivi, dove si poteva accedere rapidamente ai messaggi di un’altra epoca. Ogni ricerca aveva una dinamica molto diversa, perché la maggior parte dei contenuti prodotti era espresso in parole piuttosto che in immagini o video. Come si può trovare una frase che hai sentito o che hai visto in un video l’anno scorso?

Con le nuove regole e valori che guidano gli algoritmi siamo sempre più costretti a rimanere in un solo ambito e ad alimentarci con le cose su cui già siamo d’accordo. Gli algoritmi attuali di Facebook vogliono che il mondo intero rimanga all’interno del social network tutto il tempo e che consumi quello che apprezza maggiormente. Facebook non vuole sconvolgerti, o sfidarti o sorprenderti, perché non giova agli affari.

Questo è il nucleo del problema che stiamo provando ad articolare.

Alla gioventù e alla fama stiamo aggiungendo agroecologia, il nostro benessere, il benessere della terra e la volontà di lasciare un mondo migliore ai nostri figli. Stiamo creando una rete tra i contenuti di tutti quelli che partecipano con l’obbiettivo che, queste testimonianze si attivino quando uno andrà in quel luogo o quando qualcuno dovrà decidere se copiare o meno l’esperienza di filiera di un altro luogo. Stiamo dunque interrompendo quell’idea di vivere in un flusso eterodiretto basato su  algoritmi che vogliono che tu “viva” quello che loro pensano sia giusto per te. Anzi la cosa più divertente è che, se condivideremo i contenuti di questa nostra nuova rete, potremmo educare gli algoritmi di Facebook, a fare percepire come buono, le nuove forme di economia sottese alle pratiche neorurali che ci stanno tanto a cuore. Basta che li condividiate con i vostri amici e, se diventiamo tanti, Facebook li riterrà giovani e alla moda e quindi degni di comparire su quanti più profili possibili.

Ma la cosa che ci intriga di più sono quelle frasi dove si accenna al recupero della parola scritta e alla relazione con lo spazio e il tempo. Abbiamo bisogno di ragionare, di far trovare le declinazioni delle nostre idee e pensiamo, pur rispettando la loro funzione, che foto e video non possano mandare in pensione la parola scritta. Per cui è importante mettere video e immagini a supporto e non al posto dei testi e questo deve essere fatto con dei blogs personali. Sarà le rete dei riferimenti incrociati che connetterà le esperienze e creerà una nuova dimensione spaziale e temporale.

Mentre è facile capire la creazione di un nuovo spazio, visto che questo concetto è legato all’opportunità che la prossimità ci dà di fruire le cose, un pò meno intuitivo è quello legato al tempo. Nei social attuali esiste solo dimensione del fluire che è legata al tempo attuale. Noi abbiamo bisogno di riappriopiarci di quello che era, per creare quello che vorremmo, ma soprattuto dobbiamo fruire le cose quando servono a noi e non, quando piace a qualcun altro. E non pensate che quello che era sia riferito ad un passato remoto ma è riferito anche a quello che un mio amico ha pubblicato un’attimo fa. Il virtuale ci permette di legare cose fisicamente lontane ma anche accadute in tempi diversi è questo è un diritto di cui dobbiamo riappropiarci.

Tutto questo non è un salto in quel passato, quando esistevano solo i blogs. Oggi più di allora e mappe e i blogs sono tecnologie alla portata di tutti. Quello che è cambiato è la disponibilità delle infrastrutture legate al mondo degli smartphone. Se le informazioni possono essere legate alla nostra posizione fisica e soprattutto sono fruibili sempre visto che abbiamo quei (ma)benedetti cellulari sempre con noi, è evidente che non è assolutamente una riproposizione di qualcosa dal passato. A quei tempi erano i blogs che si facevano carico di tutto, incluso della continuità di pubblicazione. Oggi la complessità può essere rappresentata dal lavoro di molti che da fonti diverse alimentino gli stessi canali. Averne a disposizione uno che già oggi può raggiungere 78.000 persone aiuterà sicuramente questo tentativo di aggregazione.

Tutto questo senza scrivere un nuovo algoritmo.  Cosa succederà quando avremo i nostri algoritmi e questi implementeranno proprio quelle funzioni che ci permetteranno di costruire il nostro favo, proprio come le api fanno con la loro cera?


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