La campagna di comunicazione di Civiltà Contadina

Che obbiettivo ha civiltà contadina?
Sostenere i seed savers italiani. Dobbiamo dire grazie a Olivucci per averla fondata ma, se volete riconoscermi un merito specifico, attribuitemi quello di avere dato il via ai gruppi locali. Il primo gruppo operativo è nato a casa mia. Adesso ne abbiamo molti in tutta Italia e sono composti da tanti Jean Jacques Rousseau. Si, si, avete capito bene: vedete questo trattato di botanica che ha scritto per gioco? Non tutti i seed savers hanno le sue capacità creative, ma come lui, tutti si fanno l’erbario personale e come lui vogliono tramandare la bellezza della biodiversità. L’unica differenza che non usano la carta e preferiscono mantenere in vita, riproducendo i semi che custodiscono.

Design For Seed Savers - Cestino con fiocco

Oltre a Rousseau avete altri eroi?
Si Nikolaj Ivanovič Vavilov. Era un agronomo che è andato in giro per il mondo per capire quali erano gli areali di origine delle specie vegetali. A Leningrado ha creato l’istituto del germoplasma. Se la guerra ha distrutto l’erbario di Rousseau conservato a Dortmund, la materia viva, i semi, nonostante i 900 giorni di assedio che subì Leningrado sono ancora tra noi. La fame decimò la popolazione, ma i dipendenti di questa struttura, piuttosto che mangiarli, vista la loro importanza, sono morti di fame.

Design For Seed Savers - Scrigno di semi

E ritornando ad oggi che mi racconti dei protagonisti di Civiltà Contadina? 
L’Italia è stata fatta da persone di cultura dalle personalità immense. La coscienza passa attraverso infiniti spunti, ma soprattutto attraverso la felicità. Per Lorenz l’ottavo dei peccati capitali era che i giovani sono traviati dalla tecnologia e non sperimentano sentimenti veri. Bisogna continuare a vivere. La grandezza di un uomo è di tenere il suo dolore dentro e continuare a fare quello che deve. Sul dolore puoi costruirci una vita. Anche in esilio i grandi continuavano a scrivere. È il mondo moderno che vuole dei giovani pappa molle. Non bisogna seguire le mode. La mia credibilità deriva dal fatto che sono qua da 15 anni. Ho avuto due volte le bombe d’acqua che mi hanno distrutto i miei orti a scuola ma con gli studenti abbiamo ricominciato. L’orto è impermanente, mentre noi siamo immortali.  Durante i matrimoni, nel passato davano alle donne un sacchetto di semi come dote. Parecchi di questi, a causa dell’emigrazione, sono andati in America ma alcuni di questi sono ritornati tra noi, adesso. Il Mediterraneo non è mai stato una frontiera ma una strada di comunicazione. Il mare è proprio questo. Il ruolo ciascuno se lo scava e se lo ricava. Bisogna sapere fare tutto. Conoscere la consociazione delle piante. Stare nella natura è analogo a stare nel cielo. Il contributo degli ortisti amatoriali  è fondamentale.

Design For Seed Savers - Un Nuovo Cuore

Ho letto su qualche dizionario che l’agricoltura è stata inventata dai bambini!
Con 80 varietà di pomodoro ho una quantità di colori e sapori. Quando io metto in mano ai bambini una lampadina gialla loro sono stupiti. Con un datterino giallo e una patata blu li faccio felici. La differenza tra un OGM e la patata blu è data dalla univocità della seconda. La biodiversità è data dai nostri volti. Sono degni di vivere tutte le razze e tutte le colture. Il mais della Valassina devo seminarlo non perché è il più bello ma perché ha diritto di vivere. Il principio fondamentale è la condivisione. Il passaggio dei saperi. Vieni a conoscere molte persone. Tutti i salvatori di semi si vogliono bene. Massimo Angelini, Patrizio Mazzucchelli e Tiziano Fantinel sono sempre con me, anche adesso.

Design For Seed Savers - Biodiversità a Colori

Ma quanto sono importanti queste persone per noi adesso? 
Molto. La rivoluzione può nascere dai contadini che hanno la loro storia e che capiscono la terra. Emilio Sereni che ha raccontato come è fatta l’agricoltura italiana lo aveva capito. Se ogni contadino potesse fare l’orto a casa sua non ci sarebbe emigrazione. Quando i satelliti, passando sul Burkina Faso, hanno visto l’area che aveva aveva fatto tornare verde hanno iniziato a parlare di Yacouba Sawadogo. Aveva scoperto che scavando buche, riempiendole con sterco, pezzetti di legno e foglie poteva accumulare l’acqua piovana nella fenditure. Questa, penetrando in profondità nel terreno, aveva sulla natura quel potere rigenerante in grado di farla rinascere.  La storia di quest’uomo ricorda Elzéard Bouffier, il pastore francese che, piantando alberi ogni giorno per decenni, fece ricrescere una foresta, facendo rinascere le fonti d’acqua e facendo tornare gli abitanti sulle pendici inaridite di una montagna disboscata. L’ha raccontato Jean Giono, ma non è chiaro se sia una storia vera o inventata… Ogni villaggio deve avere una scuola, una piazza e un orto. È la troppa ricchezza degli altri che crea la povertà. Non coltivate arachidi, perché per arricchire alcuni, le macchine, nel raccoglierle, portano via la terra a tutti. Francois-Renè De Chateaubriand era solito dire “Le grandi foreste precedono le civiltà, i deserti le seguono”. Ai primi dell’Ottocento si calcolava che per costruire un vascello da 80 cannoni occorressero 4.000 querce e 2.000 fra pini ed abeti. Ma, attenzione  in realtà ne occorrevano di più, perché queste 6.000 piante erano quelle effettivamente usate, non quelle tagliate. La Gran Bretagna è senza alberi e la conquista del Canada fu fatta anche per trovare nuove fonti per costruire navi da guerra.

 

Design for Seed Savers - Biodiversità

A Milano nessuno sa nulla sui semi ma appena iniziamo a parlarne subito ci domandano: dove posso trovare i frutti di quello che ci stai raccontando?
Chiedete a Marco di Ciboprossimo. Io vi posso raccontare delle mie esperienze. Ad esempio in costiera amalfitana la coltivazione dei limoni è una policoltura. L’albero del limone fa da volta, da separazione tra la terra e il cielo: sotto viene coltivato ogni ben di dio, dai cavoli, ai fagiolini alle insalate. Ad ogni stagione cambia e tutto è permeato dall’odore del limone. Tra poco andrò a Lampedusa, per un corso da ortista: sono curioso di sentire quali odori la abitano. Che ceci e lenticchie hanno? Vado là perché è un luogo simbolico per eccellenza ed un seed saver non può mancare. Il nostro lavoro è di conoscere i territori: ad esempio sapete come il botanico Fucks ha dato il nome alla fucsia. Girando per Londra ha visto, su un balcone, un fiore che non conosceva. La signora non si ricordava in quale parte del mondo suo marito marinaio l’aveva presa per cui in realtà possiamo affermare che conosciamo la Fucsia in modo quasi casuale. Noi siamo soliti pensare che un botanico conosca tutte le piante: non è vero lui sa riconoscere quelle che ha già incontrato ma da questo può partire a comprendere quelle che gli sono ignote. La sua curiosità gli permette di approfondire quello che a lui è ignoto e se scopre che non è stato ancora classificato, in ultima istanza, le chiama con il proprio nome. Così è stato anche per la Dhalia che viene dal botanico svedese Anders Dahl (1751-1789), allievo di Linneo..
Molte  delle specie appartengono a periodi antecedenti alla coltura indoeuropea. Possiamo rintracciare queste dall’analisi dei loro nomi. E’ un percorso affascinante. Ad esempio sapete che il nome della noce, ghianda di Giove, è attribuibile alla sua forma: assomiglia ad un cervello. La descrizione chimica del girasole non ha lo stesso potere evocativo del suo nome Eliantus: fiore del sole. Nonostante le differenze linguistiche noi europei lo chiamiamo tutti così.
Una persona colta è coltivata. Vivere in relazione con qualcosa coltivato da te è fondamentale.

Se devo mettere a dimora una pianta da frutto e non ho terra profonda devo tagliarne le radici. Ad esempio un limone sul terrazzo vive se sfoltisci le radici. Quando sta in fase di riposo ripeti l’operazione e cambi la terra. Un vaso pieno di radici fa morire la pianta. Puoi allevare un limone togliendo le radici e cambiare il terreno. I vasi di plastica vanno meglio perché sono più leggeri e tengono caldo facendo germogliare prima i semi. Viceversa quando fa caldo devi bagnare di più. Il gelo spacca i vasi di argilla crepandoli.

Ci vuole equilibrio tra il coltivato e la natura. La robinia è una leguminosa per cui rilascerà azoto nel terreno rigenerandolo. È impossibile da eradicare perché se lasci solo un pezzo di radice lei riparte. E’ideale per fare legna visto che continua a riprodursi.
Non fate muri per fermare il vento perché viene respinto e fa sinergia con quello successivo facendolo diventare ancora più forza. Con una siepe invece passa ma perde di intensità e quindi ha un effetto più efficace.

Design For Seed Savers - Luis Ciccognani e Teodoro Margarita

Le parole che avete appena letto le ha pronunciate il mio amico Teodoro Margarita di Civiltà Contadina. Era ad Expogate il 3 luglio appena passato, per l’evento organizzato da Design for Seed Savers. Il signore che vedete nella parte sinistra nella foto è Luis Ciccognani un’altra vittima, come me, della “bellezza dei semi”. Se non lo conoscete potete scoprire chi è qui Si occupa di comunicazione e dopo essere “incappato” in Teodoro, non ha potuto fare a meno di mettere a disposizione le sue competenze per partecipare al mantenimento della nostra biodiversità.

Ho cercato di esprimere in forma di un dialogo tra Teodoro e Luis quanto stava accadendo quel giorno. Se l’intercalare tra un testo in corsivo e uno in carattere normale avranno evocato in voi l’idea del confronto tra due persone, sono sicuro che avrete relegato al ruolo di sfondo, il terzo attore di questo dialogo immaginario: le foto. E’ un media così inflazionato che quando le vediamo negli articoli gli assegnamo automaticamente o un ruolo estetico, per allietare la pesantezza del testo, o un ruolo ontologico, visto il grado di maggior veridicità che assegnamo ad una foto nel testimoniare un accaduto. Qui no, le ho messe anche molto grandi per impedirvi di passare da un pezzo di testo altro senza doverle guardare. Quello che avevate l’opportunità di vivere quel giorno ad Expogate, era di verificare l’efficacia degli strumenti degli studenti del Politecnico nel comunicare ed esprimere quello che Teodoro raccontava di persona. Spero che il testo e le foto di questo articolo vi mettano nella medesima situazione.

E’ importante ragionare sulla comunicazione perché è solo ponendosi il tema dell’inclusione dell’altro che potremo assicurarci l’affermazione di quello che ci sta più a cuore. E’ solo se ci comprenderemo che potremo fare comunità. E’ solo se avremo un linguaggio comune che questo può accadere. Ma è un processo, non un dato di fatto. Ed è per questo che quanto ci hanno messo a disposizione i giovani e il loro maestro è importante. Perché pone il tema del cambio di lingua, perché pone il tema se gli altri comprendono che cosa stiamo dicendo. Perché lo stanno facendo dei giovani studenti che nulla sapevano di semi. Perché ci siamo posti il tema di come loro possono capire.

L’importante è che non siamo passivi. Che partecipiamo anche noi perché è il mondo che ci interessa. Quello che vogliamo vivere. Ci dobbiamo formare un idea se quelle immagini rappresentano o meno quello che Teodoro afferma e confrontarci con chi le produce per migliorarne eventualmente l’efficacia espressiva. Ma dobbiamo anche farle uscire. Distribuirle nei nostri social. Sostenerle perché, se riusciranno ad includere “altri”, vuol dire che sono buone, vuol dire che sono i memi corretti per la nostra comunità. Creeranno nuove connessioni. Starà a noi individuarle  e coltivarle.

La lunga chiacchierata con Luis che ho avuto quel giorno verteva proprio su questi temi e spero proprio che questo confronto tra tutti noi, portatori in qualche modo di un sapere esperienzale, si possa confrontare con il suo sapere disciplinare, per poter creare insieme quel linguaggio meticcio che dia voce alla nostra comunità. Ha promesso che ci rivediamo a settembre e spero che saremo in tanti a proseguire il discorso.

Un bel grazie a tutti i protagonisti, giovani e vecchi, che hanno avuto il coraggio di contaminarsi e dare a tutti noi nuove opportunità.

 


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