Se il Corriere della Sera il giorno dopo l’acquisizione da parte della Bayer della Monsanto, non ha ritenuto di dar conto della notizia in prima pagina, nemmeno in un trafiletto di qualche riga e laddove sarebbe stato logico trovarla, nella pagina dell’economia, il Sole 24 Ore la notizia, importante, l’aveva in grande evidenza in prima pagina e poi, a pagina 33 un lungo articolo di Marco Valsania. Il Manifesto, unico, gli ha dedicato la copertina con grande foto e titolo “Camposanto” bene illuminante.
Il nostro amico Teodoro Margarita su TerraNuova ci ha dato la notizia partendo proprio da come i media l’hanno proposta o meno. Avendola appresa proprio dal suo articolo, I semi del Futuro, mi è sembrato interessante seguire il suo approccio, per cui cerco, in modo un pò diverso, di riportare quanto detto su quelle testate. Non avendo i link esatti da lui citati, ho usato due articoli usciti sul Sole 24 Ore e sul Manifesto per ricostruire la notizia stessa. Chiaramente la terza fonte è Teodoro stesso.
Come doveroso si parte inquadrando la notizia. Sul Manifesto, già il titolo dell’articolo Nasce il super colosso di pesticidi e Ogm, non lascia scampo sull’interpretazione dello stessa:
Il matrimonio alla fine è andato in porto: la tedesca Bayer ha acquisito la statunitense Monsanto per 66 miliardi di dollari. Nasce così un colosso dell’agrochimica che secondo le associazioni dei coltivatori e gli ambientalisti minaccia di costituire un oligopolio, se non in alcuni casi un vero e proprio monopolio, nel campo delle sementi, dei fitofarmaci e degli Ogm. Già Bayer controllava il mercato dei pesticidi, mentre Monsanto quello delle sementi: la fusione porterà il nuovo gigante al 24% e al 29%dei due rispettivi comparti. Settori chiave non solo per l’agricoltura, ma anche per la sicurezza del nostro cibo.
Si tratta della maggiore acquisizione aziendale da parte di una società tedesca all’estero. Bayer prevede che l’operazione inciderà in positivo sugli utili a partire dal primo anno pieno dopo la chiusura, prevista entro la fine del 2017, e ritiene di realizzare sinergie su costi e vendite per 1,5 miliardi di dollari a partire dal terzo anno. La convenienza finanziaria e industriale è insomma evidente, agendo le due multinazionali in mercati perfettamente integrabili. Più preoccupati appaiono, al contrario, gli operatori del settore agricolo, che a questo punto temono ad esempio il rialzo dei prezzi.
A completare il quadro del senso economico della transazione ci pensa il Sole24Ore con Bayer-Monsanto può cambiare la storia degli Ogm in Europa (in Italia chissà) aggiungendo dettagli significativi allo scenario sopra descritto
In realtà, che qualcosa dovesse succedere era chiaro da tempo. E non perché, come molti oggi scrivono, si vuole creare una evoluzione ancor più cattiva del grande Satana – Mon-Satan, è il nomignolo che i detrattori hanno appiccicato alla multinazionale americana – in grado di controllare la produzione di cibo globale, affamare i popoli e chissà cos’altro. Più semplicemente, non era possibile che Bayer e Monsanto (e BASF) restassero a guardare mentre Dow e Dupont si fondevano, e soprattutto mentre il colosso cinese ChemChina assorbiva Syngenta, la stessa Syngenta che Monsanto aveva provato invano appena un anno fa.Insomma, quello che è in corso è un rapido processo di concentrazione nel settore dell’agrochimica e affini, di cui Monsanto è solo una dei protagonisti, e non nella cabina di regia. Un processo che oggi ci consegna tre “grandi sorelle”, dal nome ancora doppio, almeno per il momento: Dow – Dupont, ChemChina – Syngenta e Bayer – Monsanto. Più BASF che per ora è rimasta alla finestra, in posizione defilata. Tutto bene, quindi? Non troppo.Non troppo perché la diminuzione dei concorrenti è sempre una cattiva notizia, soprattutto per chi di quelle aziende è il principale cliente, ovvero gli agricoltori di tutto il pianeta. Nell’affare Bayer – Monsanto ci sarà senz’altro lavoro per l’antitrust, e bisognerà vedere quali rami verranno potati, e a beneficio di chi. Qualcuno ventilava la sparizione dal catalogo dell’erbicida glifosate, il cui brevetto di Monsanto è scaduto da tempo, e la sostituzione con l’omologo glufosinate, creato da Bayer e ancora monopolio dell’azienda. Presto per dirlo, anche se sembra improbabile che dall’oggi al domani il nuovo colosso di tecnologie e agrochimica si liberi a cuor leggero del comparto Round-Up Ready di Monsanto – semi resistenti appunto al glifosate – e del suo enorme carico di know how e clienti mondiali, per rimpiazzarlo con l’omologo tedesco Liberty Link – semi resistenti al glufosinate.

E’ interessante che da due punti di vista diametralmente opposti si ha una convergenza di giudizio sia sul rischio derivato dalla concentrazione, sia sull’idea che dietro l’acquisizione ci siano in qualche modo anche gli OGM .
Infatti sul Manifesto, tra le urla di dolore dei sindacati agricoli e delle associazioni ambientaliste, Coldiretti sostiene:
«Monsanto è stata spinta a vendere dallo storico flop delle semine Ogm, crollate del 18% in Europa nel 2015 e per la prima volta arretrate a livello mondiale, con 1,8 milioni di ettari coltivati in meno. È la conferma della crescente diffidenza dei produttori nei confronti di una tecnologia che non rispetta le promesse miracolistiche».
tesi non molto diversa da quanto sostenuto sul Sole che rende evidente anche i vantaggi derivanti dal cambio di nazionalità del gruppo:
Infine ci potrebbero essere delle novità proprio per quanto riguarda l’Europa. Se le restrizioni europee verso gli Ogm (una sola varietà approvata, l’ormai obsoleto Mon-810) derivavano dalla presenza sul mercato di (quasi) un solo grande player d’oltreoceano, oggi le cose potrebbero cambiare: finora le grandi aziende della chimica europee (Bayer in primis) non avevano interesse alla diffusione di colture che avrebbero provocato un calo del consumi di pesticidi, oggi potremmo finalmente assistere all’autorizzazione di molte varietà presenti sul nuovo catalogo Bayer-Monsanto.
Ma la divergenza tra le due testate risulta evidente nel momento che quella confindustriale prende posizione contro quanto sta avvenendo in parlamento:
Per gli agricoltori europei sarebbe un bel passo in avanti, almeno nei paesi in cui le normative nazionali non asseconderanno i pregiudizi antiscientifici più diffusi. Non in Italia, quindi: proprio in questi giorni è calendarizzato alla Camera e al Senato il dlgs sugli Ogm, che permette di vietare la coltivazione di prodotti sicuri e coltivati in sicurezza in tutto il mondo anche per (non è uno scherzo) ragioni “di ordine pubblico”.
Il Mon-Satan del quotidiano di Confindustria e le “urla di dolore dei sindacati agricoli” del Manifesto sono le gratificazioni che le testate danno alle comunità dei loro lettori per fargli digerire la totale impotenza rispetto ai fatti accaduti.
E’ questa la vera notizia. E’ per questo che amo di gran lunga leggere Teodoro perché è il suono che la lettura dei sui testi provoca in me, che evoca la concretezza dei suoi semi, la passione della sua azione e la bellezza del suo orto. Mi riporta dunque alla potenza di un gesto che se pur minimo si muove “contro”, dando possibilità e prospettiva, rispondendo dunque all’impotenza della presa d’atto dell’evento a cui ci vogliono piegare.
E se avesse avuto ragione il Corriere ad ignorare la notizia? E se anziché ricordarla anche noi avessimo speso il nostro tempo diffondendo il più possibile la posizione di Salvatore Ceccarelli sugli OGM?
Considero gli OGM non necessari. Il motivo per cui sono contro gli OGM è perché chi produce gli OGM sembra aver dimenticato un principio biologico fondamentale che si chiama il “teorema fondamentale della selezione naturale”. Secondo questo teorema gli organismi che gli OGM cercano di controllare, essenzialmente erbe infestanti, insetti e funghi che provocano malattie, sono organismi viventi che in quanto tali hanno la necessità di riprodursi. Ma, se per riprodursi hanno bisogno di un ospite e se quell’ospite è resistente, questi organismi si trovano nei guai perché non possono farlo. Ma se ce n’è uno in un miliardo che è in grado di superare quella resistenza, l’organismo ospite finisce per selezionare il suo nemico. Per cui che cosa succede se voi seguite la strada degli OGM? All’inizio tutto funziona bene, ma quando l’organismo riesce a superare la resistenza vi trovate nei guai, e visto che, non esistono alternative sul mercato del seme, non vi resta che aspettare che la ditta che ha prodotto quell’OGM ne produca un altro in grado risolvere il nuovo problema. Come si può ottenere lo stesso risultato molto più rapidamente? Con le popolazioni evolutive. Queste sono una soluzione immediata perché lei fa il miscuglio, lo mette in campo e a quel punto ha quasi immediatamente risolto i problemi resistenza, perché diventa difficilissimo per gli infestanti, gli insetti e le malattie prendere il sopravvento. Però è una soluzione ecologicamente corretta perché lei non impedisce a questi organismi di riprodursi, come nel caso degli OGM, ma gli lascia lo spazio di riproduzione che riescono naturalmente ad ottenere. [Segue..]
Ho come l’impressione che ci spingano a canalizzare le nostre energie nell’occuparci di quello che non possiamo cambiare per evitare di avere il tempo di approfondire cosa ci interessa, di agire perché anche nel piccolo quello che riteniamo importante venga attuato.
E se provassimo per un attimo a pensare cosa dovrebbe contenere un’articolo il cui contenuto descriva un contesto nel quale Bayer e Monsanto non possano avere alcun ruolo? Non è così difficile!!! Le foto che vedete non potreste scattarle se qualcuno da quasi un trentennio non ignorasse completamente cosa fanno questi signori e non avesse continuato a coltivare i suoi campi i maniera totalmente naturale. Se anche a voi non danno fastidio dei fiordalisi e papaveri in autunno vuol dire che possiamo tutti quanti iniziare a renderli possibili.
romano calvoromano calvo
Grazie per l’informazione che arricchisce il quadro sulle multinazionali dell’agro-chimica. Nel mio piccolo in questi tre anni di agricoltura ho dovuto fare pesantemente i conti con il Glifosate e con gli insetticidi. Ho imparato l’uso dei teli da pacciamatura e sto sperimentando l’uso del Bacillus Thuringiensis (batterio biologico per la lotta agli afidi ed insetti vari). Vedo che è molto dura, perchè occorre collaborazione e messa in comune dei risultati degli esperimenti. E soprattutto ocorrono conoscenze agronomiche impressionanti che io con le mie due lauree umanistiche proprio non possiedo. Marco, l’autore del post, porta avanti la posizione della lotta dal basso e probabilmente è la cosa giusta da fare. E tuttavia continuo a credere che sarebbero necessari forti investimenti pubblici per fare ricerca e produrre soluzioni agronomiche nazionali, rasando l’erba sotto ai piedi delle multinazionali. Su questo aspetto mi aspettavo un ruolo più incisivo delle tre grandi associazioni agricole.
marcog
Ciao Romano concordo con quanto dici. Le politiche pubbliche sono fondamentali il problema sta nell’orientarle. Quelle attuali soprattutto quelle comunitarie, leggi PSR, favoriscono le grandi imprese e non vengono incontro a quanto tu stai raccontando. Il mio dal basso vorrebbe da un lato connettere le persone e quindi generare forza e dall’altro, rendendo visibili queste energie avere la capacità non dico la forza, almeno subito, per incidere sulle politiche. Ma credo che tutto passi su modi innovativi di fare aggregazione, incluso l’idea di avere canali informativi innovativi, veramente dal basso.
A presto. Ero in Piemonte sabato, potevamo incontrarci