Sul mio feed Facebook troneggiava questo messaggio del mio amico Jonni.
Bello é bello, però é Grano saraceno simil OGM estero che ibrida i semi autoctoni che stiamo ri-moltiplicando… Lungimiranza mai!
Il messaggio era riferito a questa bellissima immagine di Teglio: il grano saraceno fiorito rende magico tutto quello che tocca e vi assicuro, essendo stato nel luogo dove è stato fatto lo scatto, che il paesaggio è mozzafiato.
D’altro canto il titolo del post su Facebook, “Lo Spettacolo del grano saraceno di Teglio – Valtellina Turismo Mobile” non lascia dubbi sul perché sia stata prodotta questa immagine.
Jonni, che fa l’agricoltore, e se avete dubbi su come lo stia facendo guardate il suo blog Camminare Controvento, si riferiva chiaramente al tipo di semenza da cui è nato quel bellissimo fiore e coglieva l’occasione, data dall’immagine, per urlare il suo disappunto su cosa quella bellezza in realtà nascondesse.
Jonni, con altri amici, tra cui Patrizio Mazzucchelli, ha messo in piedi Orto Tellinum, e, ormai da qualche anno, all’inizio di luglio seminano “uno degli ultimi Grani saraceni antichi rimasti (Fagopyrum esculentum), portato avanti dalle Famiglie di agricoltori tellini che lo coltivano da generazioni, più precisamente la semenza della famiglia Motalli (Valentino), che andremo successivamente a analizzare a livello genetico e nutrizionale in collaborazione con l’Università degli Studi Bicocca di Milano.” [Approfondisci...].
Però, come potrete verificare guardando questa foto, anche Orto Tellinum usa la bellezza del grano saraceno per evocare l’importanza di quanto stanno facendo. Il tipo di semente non genera nel fiore una differenza tale da poter essere utilizzata per certificare una relazione di causa effetto, per cui l’accostamento è del tutto arbitrario. Coprendola di didascalie e marchi, cercano di indirizzare il nostro giudizio verso l’interpretazione che loro vorrebbero fosse data alla bellezza rappresentata dal fiore tout court. Non esistendo dunque una relazione diretta tra il soggetto di questa immagine e il messaggio che vuole veicolare, in qualche modo questa foto ha lo stesso senso del post di Jonni, in quanto cerca di forzare la qualità implicita di un contenuto, la bellezza del grano saraceno, a supportare il messaggio che si vuole dare. Nel primo caso il canale utilizzato reindirizzava il senso di una foto prodotta da qualcun altro, mentre nel secondo, i due momenti, bellezza e didascalie, erano sintetizzati in un prodotto pronto per essere veicolato, completo in tutti i suoi aspetti.
D’altro canto, tornando all’esempio con siamo partiti, se non ci fosse stata l’occasione data dalla foto di “valorizzazione turistica”, Jonni, non avrebbe potuto contrapporvi l’attività di “preservazione della biodiversità” che lui sta facendo con il grano saraceno.
C’è un’altro aspetto: chi vede le foto in oggetto? Credo che chi ha prodotto la foto “turistica” l’abbia condivisa con chi ama la Valtellina dal punto di vista turistico o con chi vuole spingere i turisti a venire in Valtellina. Notate che condividendo la foto sul suo profilo Jonni ha “connesso” i due “pubblici“, turisti e amici di Jonni, operazione che sto facendo anch’io costruendo faticosamente questo articolo, che spero di condividere poi con chi segue “Ciboprossimo“.
Come vedete tutti riusiamo tutto e, grazie agli strumenti di comunicazione che la Rete ci mette a disposizione, lo usiamo per connettere le persone le une alle altre, cercando di favorire le connessioni che sono stimolate dai contenuti che noi scegliamo e riconfezioniamo. E’ dunque un orgia di senso in cui noi siamo talmente immersi, che ha delle regole, ma che stiamo usando senza conoscerle.
Per ogni approfondimento vi rimando ai saperi disciplinari specifici, ma quello che mi premeva dirvi era: Cosa succederebbe se ponessimo questi temi al centro della nostra attenzione?
Se la domanda vi sembra troppo peregrina perché riferita allo specifico dell’uso dei mezzi di comunicazione ponetevi questa semplice domanda: se Jonni dovesse vendere il grano saraceno come farebbe a far capire a chi compra che il suo grano saraceno è meglio di quello che definisce “simil OGM”?
Sarebbero sufficienti le scritte e la marchiatura delle foto di Orto Tellinum? Quante persone riescono ad informare i canali su cui passano queste informazioni? Questi canali sono strutturati in modo corretto per fare in modo che contenuti simili, diano il contesto corretto, al significato che veicolano? Siamo in grado di creare del contenuto adatto a spostare persone da canali simili ma che veicolano un senso diverso da quello che ci interessa?
Queste erano le domande sottese alle chiacchierate che ho fatto nei miei due ultimi giorni a Teglio, con Jonni e Patrizio. Le ho volute scrivere oggi perché l’occasione datami dal post di Jonni mi sembrava un ottimo volano per verificare se sono temi che intrigano un numero di persone superiore a quelle citate.
A tal proposito vi presento alcune foto e vi allego il motivo per cui ho preso lo scatto. Mi piacerebbe decidere con voi che cosa ci serve per legare correttamente l’immagine a cosa ho deciso che voglia significare. Ma visto che la scelta del messaggio da dare, è a sua volta arbitraria visto che è solo mia, mi piacerebbe decidere insieme, che cosa dovremo comunicare per stimolare la comunità con cui vorremmo interagire. Se siete sufficientemente intrigati dovreste anche domandarvi se questo giochetto sarà vero anche nel futuro, non tanto perché dovete diventare dei veggenti, ma per capire come dobbiamo documentare il nostro passato.
Purtroppo questa foto l’ho presa in rete visto che mi sono dimenticato di farla dal vivo. Vi posso assicurare che anche se non lo è, rappresenta bene Vico in Valcamonica. Se guardate il paese dal basso, dalla strada che porta ad Edolo, lo vedrete proprio così.
Sono stato a Vico la settimana scorsa per intervistare la signora Ida che, con una vitalità incredibile per una ultra novantenne, ci ha descritto l’agricoltura che veniva fatta a Vico. Era esattamente uguale a quella descritta da Luigi Passeri per Monno, il cui ciclo di rotazione è lo stesso utilizzato da Patrizio Mazzucchelli , che è stato definito non biologico da Regione Lombardia e che Jonni ha contrapposto alla bella immagine “turistica” di Teglio. La foto contiene tutto questo, ma “in negativo” visto che dove ora ci sono i boschi, prima c’era quell’agricoltura. Possiamo utilizzarla per dire qualcosa in proposito? Riusciamo a farla diventare paradigmatica della necessità del recupero dei terreni incolti nelle nostre valli? Quante persone pensano che questi sono terreni abbandonati o che per testimoniare l’abbandono di un terreno devo mostrare la foto di un deserto? Quanti vedendola, pensano che devono venire ad ascoltare al CumianaFest Yacouba Sawadogo, per capire quale sia lo Zar giusto da adottare in Valcamonica?
La foto sopra riprende una varietà di grano saraceno che chiamano Tataricum “n’Zibaria” mentre quella sotto riprende una patata. Ve le ho messe una sopra all’altra perché se non riconoscete le foglie farete fatica a vedere la convivenza delle due specie arboree.
Patrizio è molto orgoglioso di questo incontro tra le due coltivazioni e dalle sinergie che possono nascere dall’utilizzare come coltura la copertura di un’infestante forte come il saraceno che, con la sua chioma, protegge la patata da altri infestanti. Spero di farvi trasmettere direttamente da Patrizio l’entusiasmo della produttività dell’incrocio dei due cicli biologici, ma qui banalmente vi chiedo come facciamo a dire che quelle patate, sono migliori e biologicamente più sane, quando le avremo raccolte e non potremo fare vedere le due chiome che si proteggono vicendevolmente? E se quel grano saraceno fosse più buono perché cresciuto con le patate? Ma quanti di noi hanno mai visto un campo di patate e soprattutto userebbero quell’immagine per scegliere la patata da comprare? Prima di oggi, tranne gli amici intimi di Patrizio, hanno mai visto una cosa simile? E se vi piace come facciamo a farlo sapere a quanta più gente possibile? [Se volete approfondire..]
E’ sempre lo stesso crinale di Teglio, siamo solo un po’ più spostati visto che siamo nell’orto di Raetia Biordiversità Alpine. Ecc0 il grano Saraceno di Patrizio Mazzucchelli e Greta Roganti o meglio la popolazione di miscugli che Patrizio sta provando su indicazione di Salvatore Ceccarelli che la racconta così “Un altro aspetto tecnologico moderno che a me in questo momento interessa molto, è quest’idea del miglioramento genetico evolutivo. L’idea è molto semplice: lei mette nel campo un miscuglio che può essere fatto di decine, di centinaia, di migliaia di varietà, più variabile è meglio è, e questo miscuglio si evolve. Si evolve molto velocemente nelle specie che si incrociano come il mais, più lentamente nelle specie che si autofecondano tipo orzo, riso e frumento. Il seme che si raccoglie non è mai uguale al seme che si è seminato. Inoltre, siccome il clima cambia di anno in anno, anche la composizione genetica di queste popolazioni evolutive oscilla di anno in anno ma, se la tendenza a lungo termine è verso temperature più alte e piovosità più bassa, tra 20 anni queste popolazioni saranno piene di piante adattate a quel clima. Il cambiamento climatico ha un aspetto che è molto negativo: noi sappiamo che sta accadendo ma non sappiamo di preciso che entità avrà in quel particolare luogo. Provate a pensare quanto sarà utile fornire questi miscugli, che stanno evolvendo in accordo con l’evolversi del clima, all’agricoltore e al ricercatore per selezionare piante adatte al luogo specifico anche se in quel momento potrebbero essere geneticamente uniformi, ma è una uniformità solo temporanea che non va a discapito della biodiversità a lungo termine.” . [Se volete approfondire..]
In questo caso i motivi per scegliere cosa comprare diventano anche più complessi e forse il target non è il consumatore ma l’amministratore pubblico o chi ha il dovere di occuparsi della comunità.
Per il saraceno di questa foto Patrizio scrive: dopo avere mietuto l’ orzo abbiamo rastrellato la paglia rimasta in campo formando delle andane, l’abbiamo seminato e quindi abbiamo ricoperto il terreno con la paglia. Ecco che cosa è nato. Siamo stupiti. Poteva anche non nascere niente e saremmo stati contenti lo stesso perché volevamo capire solo quali lavorazioni erano strettamente necessarie alla nascita della vita ovviamente saracena.
Sicuramente di carne al fuoco ne ho messa tanta e certamente l’ho fatto non in modo coerente ma il mio scopo era di buttare la pietra nello stagno e in quanto tale sto aspettando le reazioni delle persone eventualmente colpite dagli spruzzi….
A proposito non potendo per ovvie ragioni mettere come immagine sotto titolo un’immagine di grano saraceno ho scelta quella del videogioco Journey la cui colonna sonora ascoltavo mentre scrivevo.