Un paio di giorni prima di salire in macchina per recarci in Abruzzo al convegno IL MIELE, LE API E LA VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO di AssApiRa Agostino ci ha inviato il menù del pranzo.
Magari non avete voglia di allargare l’immagine e leggere tutti i dettagli ma vi possiamo assicurare che il convegno era tutto lì. Le connessioni territoriali, tra prodotti e modi di utilizzare i prodotti. Le relazioni che si ingenerano quando queste energie convergono: lo scambio gratuito di competenze, grandi cuochi che cucinano in modo volontario, un’intera scuola alberghiera che presta i suoi allievi sia per la cucina che il servizio al tavolo. Il contributo in natura: prodotti fortemente scontati o addirittura regalati in cambio di quella visibilità buona data dal partecipare ad un’azione condivisa. Ops vi dobbiamo dare qualche informazione in più per permettervi di dedurre tutto questo avendo solo il menù: il valore di un posto a tavola e il numero di posti a tavola, molto contenuto il primo e molto partecipato il secondo ma soprattutto che il grosso del ricavato andava per una borsa di studio per una ricerca sulle api.
Come vedete è energia che si è coagulata attorno ad un’idea e ha generato prelibatezze, incontro e ricerca. E’ qualcosa che non c’è nelle singole parti. E’ qualcosa che accade e se non si individua può passare inosservata.
Noi di Ciboprossimo dovevamo parlare di reti e Internet e quindi ci è venuto spontaneo inquadrare questo menù con le parole di Pierre Levy.
In Internet, sostiene Pierre Levy, i singoli incanalano la loro competenza individuale verso fini e obiettivi condivisi: “Nessuno sa tutto, ognuno sa qualcosa, la totalità del sapere risiede nell’umanità”. “Intelligenza collettiva” E questa capacità delle comunità virtuali di far leva sulla competenza combinata dei loro membri. Qual è che non possiamo sapere o fare da soli, possiamo essere in grado di farlo collettivamente. L’organizzazione dei pubblici in quelle che Levy chiama “comunità del sapere” consente loro di esercitare un potere aggregato maggiore, nelle loro negoziazione con i produttori di media. Lo spazio del sapere che ne emerge non sfuggirà mai del tutto all’influenza dello spazio delle merci, così come quello come questo non può funzionare totalmente al di fuori dei vincoli dello stato nazione. Levi però immagina che l’intelligenza collettiva gradualmente modificherà il modo di funzionamento della cultura delle merci. Il terrore della partecipazione del pubblico è per Levy, frutto della miopia del mondo dei media: “impedendo allo spazio del sapere di rendersi autonomo, privano i circuiti delle merci di una straordinaria fonte di energia. La cultura della conoscenza fungerebbe, dunque, “da motore invisibile, impercettibile” della circolazione e dello scambio delle merci. [Cultura Convergente – Henry Jenkins]
Se siamo riusciti a connettere un pranzo, che chiaramente ha rispettato interamente le attese, con qualcosa di astratto, come le frasi di Levy, credo che sia più semplice connettere la parte “colta”, se identifichiamo come “prosaica” quella del cibo, con quelle stesse parole.
I tre relatori scientifici hanno dato ulteriori spunti. Riccardo Terriaca ha connotato la specializzazione varietale dell’Ape Licustica italiana con la sua duttilità nell’adattarsi agli ambienti specifici della realtà italiana. Che un’essere sia specializzato a vivere in luoghi specificatamente diversi non è un’ossimoro ma una caratteristica del nostro paese che ha fatto della biodiversità il suo tesoro e che spesso se lo dimentica. Il Dott. Gennaro di Prisco ha parlato delle proprietà strutturanti della cera. Questa non è una componente passiva dell’alveare e contribuisce alla qualità del miele. Purtroppo come una “spugna”, ritiene accumulandole, tutte le schifezze che storicamente abbiamo usato nella “cura” degli alveari ed è importante ripartire con della cera “nuova” per ottenere del miele che non risenta di un approccio non biologico alla coltura delle api. Il Prof. Paparella Antonello ha approfondito questo tema: utilizzare la ricerca scientifica per rilanciare economicamente questo mondo meraviglioso legato alla api.
Alla fine di questi interventi era evidente che il far leva sulla competenze combinate dei loro membri non è una caratteristica solo delle comunità virtuali ma anche di comunità reali debitamente organizzate come AssApiRa.
Ma il salto di qualità sul valore dell’essere rete implicito di un’associazione, si è visto dal combinato disposto dell’analisi della situazione dell’apicoltura abruzzese, da parte del presidente di Assapira e della risposta dell’assessore regionale all’agricoltura.
Roberto Venti con poche slide piene di numeri ha incentrato il problema su alcuni assi primari: la scarsezza dei mezzi che la regione Abruzzo dedica all’apicoltura in generale. All’interno di questa penuria la totale assenza di fondi dedicati alla ricerca. Il sostegno alla transumanza che non vuole favorire la valorizzazione della biodiversità locale ma solo supportare le aziende a spostare le api dove fa loro più comodo anche fuori dalla regione. Se i fondi vengono poi erogati solo a chi raggiunge i primi posti nelle graduatorie la situazione diventa veramente critica. E’ bastato mettere nero su bianco la fotografia della situazione e recapitarla in Regione per fare in modo che il confronto partisse.
L’Assessore all’Agricoltura Dino Pepe, ha ringraziato Assapira di averlo messo a conoscenza dei dati presentati e ha espresso la sua volontà di intervenire perché crede che l’apicoltura abruzzese deve essere messa in grado di competere al meglio sul mercato. Ha auspicato a tal fine anche la necessità di dotarsi di strumenti elettronici come un portale di e-commerce. Per un attimo ho pensato che la circolazione e lo scambio delle merci fungerebbe, dunque, “da motore invisibile, impercettibile” per la diffusione della cultura della conoscenza ma credo in accordo con quanto detto da Levy sia esattamente l’inverso e che era quello a cui stavamo assistendo. Forse anche i pubblici organizzati in “comunità del sapere” erano riusciti ad esercitare un potere aggregato maggiore nella loro negoziazione.
Gli organizzatori del convegno si sono ricordati anche di tutti quelli che non potevano essere lì e hanno invitato tutti gli oratori a farsi riprendere in questo filmato. Vi consigliamo fortemente di vederlo perché finalmente potrete ascoltare realmente quello che ciascuno ha detto senza i filtri interpretativi con cui ho piegato le loro parole nella mia cronaca. Se volete una cronaca ancora più dettagliata non esitate a leggere il resoconto di Apitalia
Non avendolo fatto durante il convegno mi sono permesso di prendere due immagini dal filmato. Una è quella in testa all’articolo l’altra è questa. Noi, come tutti, abbiamo mangiato avendo davanti quel vasetto di miele. Come potete osservare non ha etichetta, come non avevano etichetta tutti i mieli che c’erano nella stanza. Li abbiamo potuti assaggiare con i formaggi ma non abbiamo potuto raccordarli con l’apicoltore, con il territorio di provenienza. Abbiamo tentato ad indovinare se era monofloreale o meno ma non potendolo aprire era difficile. Gli alveari in Abruzzo sono oltre 40.000, i soci di Assapira sono oltre 250 la sfida era impossibile.
Queste scarne parole spero che testimonino la nostra voglia di contribuire a questa bellissima esperienza. Lo scrivere come sapete aiuta a riflettere e credo che un ambito di connessione ulteriore ci sia e che passa proprio dalle due foto citate.
Se tutti quelli seduti intorno al nostro tavolo non hanno fatto altro che cercare di capire di chi era e da dove veniva il miele sullo stelo vuol dire che quella è la domanda a cui dobbiamo dare risposta!!!
Ci sono venute in mente alcune idee a proposito. Nel parleremo con Agostino. Non vi preoccupate vi terremo informati perché questo miele abruzzese dovete proprio assaggiarlo!!!
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