Tra qualche giorno ci sarà la Pubblica Audizione per l’iscrizione alla sezione “varietà da conservazione” del registro nazionale delle varietà di specie agrarie e ortive, come previsto dal Decreto 11 ottobre 2013, n. 9167 del Mais Scagliolo di Carenno.
Questi incontri avvengono alla fine di un lungo percorso di ricerca e di lavoro in comune che gruppi di volontari fanno e che spesso non viene compreso appieno dalle persone esterne alla comunità. A Carenno questo gruppo ha un nome “Associazione Agricoltori Valle San Martino” che vedete capeggiare sull’invito all’audizione pubblica.
Dopo Il Nero Esine e il Rostrato Rosso di Rovetta tocca ad un mais dal colore più vicino al classico [Scheda]. Se osservate bene il filo rosso che lega tutti questi percorsi è la presenza del CREA-MAC di Bergamo e tra gli altri di Paolo Valoti.
La fonte più dettagliata che abbiamo trovato di questa storia si trova nella tesi di laurea di Oscar Biffi che potete consultare nella sua completezza a questo Link. A partire da pagina 130 scrive
Tra queste, il progetto riguardante la riproduzione e il mantenimento del mais da polenta dell’antica varietà Scagliolo di Carenno è tra i più recenti e, come si evince dalle parole degli intervistati, quello che reca in sé il maggior grado di aspettative.
Dal 2011, cinque soci agricoltori hanno recuperato e seminato antiche varietà di mais da polenta, selezionando pazientemente le pannocchie migliori per la semina successiva.
«Noi qui in cascina abbiamo 32 tipi di mais diversi, ad oggi. Io sono per la biodiversità di tutte le coltivazioni. Quindi la nostra scelta è di puntare su un vasto ventaglio di colture. Detto questo, mi rendo conto che, se andasse in porto come sperano gli agricoltori impegnati nel progetto, lo Scagliolo potrebbe condurre ad ottimi risultati (Agr. 1-2, intervista del 12-02-12, Monte Marenzo) […] Non ci siamo preoccupati di ottenere una sola varietà di granella, perché siamo convinti che la qualità venga da una buona biodiversità, così abbiamo cercato di salvaguardare e riprodurre tutte quei tipi di mais che si presentavano di anno in anno e che a nostro parere stavano bene insieme in campo e davano un prodotto finale ottimo. In fin dei conti tutti i chicchi di mais sono parenti tra di loro. Abbiamo invece lasciato indietro varietà che si sono presentate ma non sembravano adatte a stare insieme o a produrre un buon mais da polenta» (Marilena Chiari, intervista del 16-02-12, Monte Marenzo e Lettera aperta, Storia di una pannocchia di mais antico, di Gustavo Centenaro e Marilena Chiari, 09-12-12)
L’obiettivo generale di questa azione di recupero è di reperire e conservare sul territorio di Carenno (LC) e dei territori limitrofi questo mais, individuando un processo di selezione e conservazione partecipato in grado di determinare ricadute positive per i produttori agricoli e per gli acquirenti locali.
L’Istituto per la cerealicoltura di Bergamo ha fornito alla Coomunità Montana alcuni semi conservati presso la banca del germoplasma dell’istituto di Stezzano (BG). Riprodotti con successo dai cinque membri, l’Associazione Agricoltori sta cercando di ottenere un quantitativo minimo di semente per dar vita ad una produzione interessante anche dal punto di vista economico.
Il programma generale di lavoro è strutturato per favorire la selezione e conservazione in situ della biodiversità legata alla coltivazione del Mais Scagliolo di Carenno (cercando di definire al meglio il materiale genetico coltivato sia dal punto di vista fenotipico che genotipico) e per promuovere le condizioni di crescita di una rete territoriale di miglioramento e conservazione on farm di queste varietà autoctone nonché per recuperare e tramandare saperi e pratiche agrarie tradizionali relative alle produzioni alimentari individuate come strumento di valorizzazione e conservazione della biodiversità .
Considerato che una parte della Valle San Martino ricade nell’area del Gruppo di azione locale (GAL) della Val Brembana, questa attività è sostenuta dalla misura 321/d (Servizi essenziali per l’economia e la popolazione rurale) del Programma di sviluppo rurale (PSR) 2007-2013 «per quanto concerne gli aspetti di conoscenza e divulgazione di tradizioni e saperi locali quale risorsa alimentare e culturale locale nell’area montana di Carenno» .
Come spiegatomi dagli stessi membri dell’Associazione, la denominazione Scagliolo di Carenno è data dal tipo di seme e dal fatto che la sua purezza originaria fosse riscontrata nel territorio di Carenno, dove ancora oggi qualche famiglia del paese ne fa uso.
Paolo Valoti, dell’Unità di ricerca per la maiscoltura di Bergamo, ha discusso coi tecnici della Comunità Montana e i consociati le ipotesi delle varie fasi del progetto aiutando gli Agricoltori della Valle a riadattare il cereale alla specificità del luogo di coltivazione e garantire l’integrità del prodotto.
«I nostri Agricoltori divengono quindi “salvatori di semi”, non però ibernandoli nel Deposito sotterraneo globale dei semi di Svalbard, ma facendoli vivere, per cercare di mettere in salvo quel che resta di un patrimonio di biodiversità vegetale che altrimenti andrebbe perso per sempre» Fonte
Il ruolo dell’Associazione in questa iniziativa non si limita al semplice recupero della varietà dimenticata, ma vuole descrivere, attraverso le colture sul campo, la variabilità genetica e ambientale mediante pannelli e strumenti divulgativi.
Il responsabile del progetto mais di Carenno mi ha spiegato quanto sia fondamentale lo sviluppo di questa azione sia da un punto di vista del risultato concreto, la produzione di sementi, sia dal punto di vista dell’immagine del prodotto in termini qualitativi.
Con questa iniziativa si intende così fornire uno strumento per dare maggiore “visibilità” e fornire una migliore conoscenza delle tradizioni locali in fatto di coltivazione di piante come il Mais Scagliolo da polenta. Coinvolgendo e raggruppando intorno a questo progetto i soggetti locali, siano essi produttori, consumatori, associazioni e la stessa cittadinanza, si mira ad organizzare dei momenti pubblici e di sensibilizzazione. Si tratta di eventi organizzati a scopo divulgativo e dimostrativo, come la “Fiera Agricola di Carenno”, che vogliono portare la cittadinanza a riflettere sul tema del prodotto agroalimentare locale, dei suoi produttori e dei modelli di consumo alternativo. Oltre a ciò, «il presente progetto vuole facilitare nel tempo le relazioni dirette tra agricoltori e consumatori a partire dalla costruzione di patti di pre-acqusito, curando nel tempo relazioni derivanti da mutuo interesse, facilitando la comunicazione tra sistema di produzione e consumo e sostenendo la reintroduzione di varietà tradizionali come mezzo per mantenere la biodiversità agricola e culturale quale patrimonio collettivo del territorio»
Oscar Biffi, l’autore della tesi da cui sono tratte le righe precedenti, ha approfondito questi temi ampliando ancora di più il discorso. Vi invitiamo caldamente a leggere
Nel 2013 Gustavo Centenaro scrive La storia di una pannocchia di mais antico continua
Ormai ovunque c’erano campi di mais americano e solo agguerriti nostalgici avevano nel loro orto qualche esemplare di mais nostrano. I più guardavano dubbiosi le nostre piante di mais crescere alte, alte.
Attualmente i tipi di mais antichi coltivati a Cascina Costa Antica sono più di trenta, tutti figli comunque degli stessi genitori venuti dal lontano Sudamerica con Cristoforo Colombo.
Perché trenta varietà e non una sola?
La prima ragione sta nel fatto che è impossibile costringere le piante di mais a contrarre matrimoni puri: loro hanno nel cuore una grande passione meticcia e seguono l’esempio di noi umani che discendiamo da Adamo ed Eva e siamo tanto diversi tra di noi!.
Il secondo motivo è appunto che proprio la biodiversità crea la maggiore ricchezza di salute e di sapore.
Lo stesso avviene anche per produrre buon pane da ottime farine salubri: più varietà insieme e non più monocoltura.
Piano piano lungo questi 17 anni finalmente l’attenzione nei confronti dell’importanza di coltivare i mais antichi e la riscoperta del loro valore sono andate aumentando nella nostra valle: ne è prova l’aumentata richiesta di farina di mais antico da parte di consumatori esigenti, nonché di alimenti a base di mais salubre.
Ma la soddisfazione più grande, lasciatemelo dire, è vedere proprio i contadini storici di Monte Marenzo superare la diffidenza iniziale e tornare a seminare i mais nostrani, scambiandosi i semi. Non importa quali essi siano, vanno tutti bene, perché si possono riseminare di anno in anno, conservando pazientemente una parte del raccolto come semente per gli anni futuri e selezionando le pannocchie migliori per ottenere la buona polenta di una volta.
Nel 2015 il Mais Scagliolo di Carenno va ad Expo
L’appuntamento è per sabato 8 agosto presso il Cluster dei cereali di Expo2015: alle ore 10.30 avrà inizio la presentazione del progetto di recupero e autoriproduzione del mais, intrapreso nel 2009 dall’Associazione Agricoltori dopo la scoperta della sua esistenza a livello locale. Per l’occasione saranno presenti due produttori, l’Azienda Agricola “Val di Ràcul” di Valgreghentino e l’Azienda Agricola “Cascina Chiaravalle” di Cisano Bergamasco; interverrà inoltre Nicolò Mapelli, della Comunità Montana Lario Orientale Valle San Martino, partner del progetto di recupero del mais scagliolo. [Fonte]
Quando nell’incontro del 23 febbraio avrete modo di conoscere i protagonisti di questa avventura magari avete la fortuna di imbattervi nel documento dell’Associazione Agricoltori Valle San Martino che potete trovare qui da cui ho tratto alcune precisazioni tecniche.
GLI INTERVENTI IN ATTO
Per l’avvio del progetto di recupero è stata determinante la cessione di 240 chicchi di granella di mais Scagliolo di Carenno proveniente dalla banca del germoplasma dell’Unità di ricerca per la maiscoltura di Bergamo. Il primo lotto riproduttivo iniziale, dal quale non sono stati ricavati che pochi chicchi di granella, ha tuttavia rappresentato la base per l’analisi della coltivazione in rapporto con l’agroecosistema, adottando un protocollo di conservazione “ in situ”, supportato da un percorso di ricerca impostato su base poliennale e che prevede la valutazione e la scelta del materiale vegetativo ritenuto di maggior interesse.
COLTIVAZIONE ATTUALE
Un piccolo gruppo di aziende agricole e di contadini cosiddetti “hobbisti” ha iniziato da alcuni anni la produzione, utilizzando le sementi autoprodotte seguendo il protocollo indicato dal centro di maiscoltura. Nel 2014 sono stati coltivati a Scagliolo di Carenno circa 15.000 m2, da questi campi si potranno ottenere più o meno 40-50 quintali di granella, per una resa teorica di 25-30 quintali di farina
LA VERA POLENTA DI UNA VOLTA
Lo Scagliolo di Carenno viene coltivato espressamente per le produzioni di farina da polenta integrale e bramata. La farina ottenuta dalla macinazione con mulino a pietra dà alla polenta un gusto unico e noi peccando forse un po’ di presunzione la descriviamo come “ LA VERA POLENTA DI UNA VOLTA”
DOVE TROVATE LA FARINA DI MAIS SCAGLIOLO:
Azienda Agricola Val di Ràcul Via Prà Maggiore 15 Valgreghentino LC Tel:0341604526 – 3287521016 e-mail valdiracul@libero.it
Az. Agrituristica Rusconi Carlo, Località San Tommaso, Valmadrera LC
Tel:0341 583098
Azienda Agricola Cattaneo Pier, Via Chiaravalle, Cisano Bergamasco BG
Tel: 035 787829 e-mail cascinachiaravalle@virgilio.it
Azienda Agricola La Scaliggia Loc. San Marco Torre De Busi LC
Tel: 3397584667 e-mail scaliggia@gmail.com
Berizzi Alessandro Carenno