Ho sempre avuto un debole per il libro di Luigi Bistagnino, Design Sistemico.
Tre anni fa vi avevamo parlato di Progettare la sostenibilità produttiva e ambientale del Parmigiano Reggiano. Dopo tutto questo tempo ho ripreso in mano quelle pagine e sono rimasto affascinato dal Software Sistemico per output/input, fatto in collaborazione con Neosidea Group, Torino. Chiaramente mi sono messo a googolare per sapere che cosa era successo a quelle idee e sono rimasto veramente colpito: c’è di tutto.
Potete partire visitando systemicdesign.org dove troverete una definizione di tutti i concetti della materia.
Mi permetto di riportare qui i video con cui li hanno illustrati perché sono molto efficaci. Spendendo qualche minuto nella visione del primo video avrete in mano tutta la terminologia del design sistemico.
Ogni parola che avete ascoltato viene poi approfondita. La prima è l’identità.
Definire un sistema attraverso le relazioni al posto delle componenti è un’altro passaggio chiave.
Nella descrizione della parola sviluppo avete un esempio di che cosa potete ottenere.
Adesso che conoscete la terminologia potete guardare con calma i case-study della systemic foundation. Se il formato con cui sono documentati non vi piace molto potete guardare come li hanno documentati in systemsdesign.polito.it. Mi raccomando esplorate tutti i link presenti sulla pagina.
Se systemicdesign.org è riuscito ad intrigarvi con i suoi video possiamo tornare alla descrizione del Software Sistemico tratto dal libro di Bistagnino di cui abbiamo parlato all’inizio.
Questo strumento informatico di studio e analisi, connesso al concetto di sistema aperto, permette la configurazione e la realizzazione di una nuova rete di connessioni tra diverse aziende, vicine territorialmente, che entrano in relazione con la finalità di raggiungere il conseguimento delle emissioni zero tramite una gestione sostenibile e la valorizzazione degli scarti, oltre all’ottenimento di profitti derivanti dalla vendita dei propri output (scarti). Consci che le nostre attuali attività produttive gettano via la maggior parte delle risorse che prendono dalla natura (quando estraiamo la cellulosa dal legno per fabbricare la carta, abbattiamo intere foreste per usare poi soltanto il 20-25% degli alberi, mentre il restante 75-80% viene scartato come rifiuto), diventa chiara l’importanza della realizzazione e dell’utilizzo del Software Sistemico, il cui obiettivo è la costruzione di una rete di saperi che, attraverso meccanismi di mercato, stimoli a ridurre tutte le forme di rifiuto e aiuti a valorizzare gli output rimanenti conferendo loro un nuovo valore economico, ambientale e legislativo. Il rifiuto quindi si trasforma in risorsa produttiva e i nuovi legami indotti tra le aziende locali e territorialmente vicine minimizzeranno l’uso di risorse esterne, permetteranno una maggior chiarezza sulla tracciabilità delle filiere coinvolte e aiuteranno a individuare le strategie per eventuali ulteriori strumenti di sviluppo territoriale. Si cambia totalmente la prospettiva di Osservazione delle cose e diventa quindi possibile creare nuovi scenari produttivi dove ciò che per una realtà è uno scarto — e quindi come tale estremamente inutile, materia da smaltire e foriera unicamente di spese — possa essere reimpiegato per garantire la sopravvivenza di un’altra realtà, vicina per interesse o dislocazione fisica, che vede in essa materia prima di trasformazione, così da ottenerne un valore aggiunto. Quindi, nuovi flussi di materia che mettono in relazione diverse realtà produttive, che si uniscono per raggiungere una condizione di reciproco vantaggio sul riutilizzo delle proprie materie di output dei processi produttivi. Nel sistema i flussi di materia ed energia generano i legami interni e le relazioni in base alle quali si possono definire i singoli sistemi locali e connettere i diversi sistemi a livello regionale e infine a livello globale. Ci troviamo pertanto di fronte non solo a una questione meramente ambientale ma alla possibilità di creare una rete di commercializzazione dei propri output.
Nel caso specifico l’area di studio è la regione Piemonte, con ogni singola provincia, dove le attività principali sono legate al settore delle lavorazioni metalliche e tessili e a quello dell’agricoltura e dell’allevamento. In relazione alla zona presa in esame è stata fondamentale l’individuazione di quali attività possano essere collegate in un sistema aperto di produzione con il fine di riutilizzare completamente gli scarti prodotti e raggiungere una produzione a “zero emissioni”. Congiuntamente a questa attività di identificazione, sono stati attentamente analizzati i dati relativi alla dichiarazione del MUD (Modello Unico di Dichiarazione ambientale, attraverso il quale devono essere denunciati i rifiuti prodotti dalle attività economiche, i rifiuti raccolti dai Comuni e quelli smaltiti, avviati al recupero o trasportati nell’anno precedente la dichiarazione), in cui i rifiuti sono suddivisi in base alla produzione di rifiuti industriali, aggregati per attività e categoria di rifiuto, e alle attività di gestione:
• attività di gestione rifiuti aggregati per regione
• dati di dettaglio relativi alle attività di recupero dei rifiuti aggregati per categoria di rifiuto
• dati di dettaglio relativi alle attività di smaltimento dei rifiuti aggregati per categoria di rifiuto.
In particolare, lo studio di questi dati, in relazione alle attività di smaltimento dei rifiuti prodotti dai principali settori presenti sul territorio piemontese, mette in evidenza come attualmente un’elevata quantità (decine di migliaia di tonnellate all’anno) di materia ricca di potenzialità venga portata in discarica o destinata a trattamenti biologici o fisico-chimici che producono composti e miscugli da eliminare, spargendoli sul suolo o immagazzinandoli in depositi permanenti. ln questo modo si impedisce non solo di sfruttare al meglio la ricchezza intrinseca di queste materie, ma si causa anche un elevato spreco di risorse utilizzabili in altri ambiti e, elemento da non trascurare, si determinano potenziali pericoli ambientali. Tutto ciò è ulteriormente evidenziato dai dati relativi alla comparazione tra le tipologie di scarto e le attività attuali di recupero a cui vengono sottoposte: ne risulta che una rilevante mole di materia, vista ora come scarto e non come risorsa, viene utilizzata principalmente come combustibile o sparsa si al suolo a beneficio dell’agricoltura o dell’ambiente, spesso senza tener presente che se i rifiuti saranno contaminati andranno a loro volta a inquinare il terreno, su cui vengono depositati.
Successivamente la ricerca si è focalizzata sullo studio dell’attuale utilizzo degli scarti di lavorazione, e in particolare delle loro diverse tipologie, per evidenziare quali vengono già recuperate e quali vengono messe in discarica, in modo da poter individuare e categorizzare le tipologie da studiare. Per prefigurare l’uso degli output come risorse in un nuovo processo, le quantità e le qualità degli scarti prodotti attualmente sul territorio regionale piemontese vengono attualmente esaminate e successivamente categorizzate per proprietà fisico-chimiche, biologiche e a seconda dei possibili campi di utilizzo. I risultati ottenuti mettono in evidenza le differenze — e i possibili rilevanti vantaggi — tra l’attuale processo produttivo di struttura lineare e quello nuovo che propone un sistema industriale aperto basato sulla sequenza: quantità/qualità output> riutilizzo output> risorse> profitti. Nello specifico si tratta della definizione, progettazione e realizzazione di un sistema di elaborazione delle informazioni, basato su sistemi tecnologici evoluti, capace di acquisire, catalogare e organizzare le informazioni relative agli output prodotti e agli input richiesti come risorse, in termini di quantità, tipologia, qualità e dislocazione fisica sul territorio, relazionandole tra loro per mezzo di una logica complessa. La logica e gli algoritmi che intervengono sulle informazioni acquisite hanno la funzione di normalizzare le strutture rendendole interconnesse e valutabili da strumenti tecnologici evoluti, i quali si occupano di visualizzare l’informazione in formato intellegibile e intuitivo per tutti coloro che si interfacciano con il Software Sistemico.
Le tecnologie web 2.0 hanno permesso la pubblicazione di un portale internet come struttura di consultazione e interazione da parte degli operatori. Il sistema di due interfacce per consentire due modalità di accesso:
- la prima, il back-end, destinata all’utilizzo da parte degli utenti autorizzati, per permettere la gestione delle informazioni e dei dati (output, input, coordinate geografiche, ecc.)
• la seconda, il front-end, viene invece utilizzata da utenti normali, che si interfacciano con il Software con lo scopo di interrogare il sistema e ottenere così informazioni relative a nuove soluzioni sistemiche applicate e a nuove opportunità di business rimaste finora celate.
Il sistema di elaborazione è inoltre arricchito di una funzionalità di geolocalizzazione delle attività e delle materie, dando vita a una soluzione capace di fornire non solo informazioni riguardanti nuovi ambiti di applicazione degli output ma anche di individuare con precisione e localizzare territorialmente i flussi di materia all’interno di una rete locale i cui nodi siano rappresentati dalle aziende presenti sul territorio, favorendo così una valorizzazione e incentivazione delle economie locali e un’accurata valutazione delle opportunità di mercato di quelle aree attualmente non ancora sfruttate secondo l’approccio sistemico.
Lo strumento di elaborazione delle informazioni, o Software Sistemico, è in grado di fornire ulteriori informazioni per la costituzione di nuove filiere e di nuovi flussi di materia e servizi a favore di tutte le attività aderenti grazie a un costante aggiornamento e raffronto tra le logiche sistemiche di reimpiego delle materie, le attività produttive locali e il territorio stesso. Quelle che si propongono sono filiere corte in ambito produttivo, che permettano agli operatori coinvolti di rivolgersi a imprese locali per l’approvvigionamento delle risorse o per operazioni di riutilizzo degli output prodotti, con la finalità di rafforzare il legame con il territorio; il raggio di azione entro cui dovranno avvenire gli scambi di materia non dovrà essere superiore ai 45-50 chilometri, riducendo così tempi e impatti.
La vera innovazione consiste nell’indurre nella mente dei produttori la maturazione della consapevolezza che il problema dei rifiuti può essere risolto attivando relazioni complesse, in cui gli output di un processo produttivo colleghino i nodi, costituiti dalle aziende locali, di una rete lungo la quale transitano conoscenze, benessere, materia ed energia. I vantaggi di un simile approccio sono di carattere sia ambientale sia economico; tra questi i più rilevanti sono l’abbattimento dei costi di smaltimento degli scarti e la conseguente crescita dei profitti derivanti dalla vendita dei propri output, la riduzione dei costi ambientali, quali il consumo dell’energia, l’inquinamento e il traffico causati dal trasporto delle materie, e l’utilizzo di materie già esistenti in loco evitando lo sfruttamento di materie prime vergini.
La funzionalità del Software Sistemico è quadruplice:
• può indicare ai produttori di scarti quali aziende locali potrebbero usufruirne come input
• può indicare, a chi cerca input, quali aziende producano gli output da sfruttare a loro volta come risorse
• può indicare ai diversi produttori nuove opportunità di business territoriale, finora rimaste celate
• è un efficace strumento di valutazione dell’intero processo produttivo, diventando uno strumento di feedback.
Si tratta di un processo in grado di fornire utili ed efficaci informazioni relative al proprio attuale processo di produzione: se, inserendo le tipologie dei propri scarti come chiave di ricerca, il sistema non fornisce informazioni su un possibile riutilizzo degli output, significa che l’attuale processo produttivo produce scarti. non riutilizzabili o riciclabili, e ciò lo fa utilizzando input e processi non coerenti con una visione di sistema aperto. Si mette quindi in luce la necessità di mettere in atto alcuni cambiamenti all’interno della filiera produttiva o di riconsiderare gli input attuali a favore di altri più sostenibili a livello ambientale.
A proposito se volete sperimentare un’interfaccia software funzionante andate su systemicfooddesign.it. Ho provato a produrre del mais in scatola. Le risposte che ho dato alle opzioni del possibile riuso di ciascun output hanno dato origine al sistema che vedete nell’immagine in testa all’articolo. Provate è molto interessante. A proposito se cliccate qui e guardate in basso potete accedere alla bibliografia* che è veramente spettacolare.
Siamo partiti da Bistagninoe chiudiamo con lui. Buona visione
*https://ciboprossimo.org/wp-content/uploads/2017/02/systdesign-biblio.pdf
Punto.Ponte
L’ha ribloggato su Scuola Ambulante di Agricoltura.