Intelligenza collettiva a Carenno

Domanda
In che modo Internet ha cambiato il concetto di spazio e di tempo?

Risposta
(Levy) Come ogni buon filosofo comincerei con il criticare la vostra domanda, perché non penso che Internet cambi il concetto dello spazio e del tempo, ma cambi esattamente lo spazio e il tempo: questa è la questione importante. Un sistema di comunicazione modifica il nostro ambiente di “prossimità”, le cose che prima apparivano lontane si avvicinano e rientrano all’interno del nostro spazio dell’esperienza. Potrei citare l’esempio di una linea ferroviaria. Dal momento in cui passa una linea ferroviaria tra due città, lo spazio si modifica, ed è come se le due città fossero più vicine; non viene modificato il concetto di spazio tra le due città, ma lo spazio come “veicolo”. Per “veicolo” intendo l’ultima prossimità reale tra le due città. Per rispondere alla domanda su Internet credo che sia necessario mettere in prospettiva, quindi descrivere la rivoluzione delle comunicazioni apportata da Internet insieme agli altri mezzi di comunicazione. Direi che quello che fa la televisione, e in generale quello che fanno i media classici – che di solito rappresentiamo come delle emittenti con un gran numero di ricevitori, più o meno passivi e isolati gli uni dagli altri- è all’interno di questo spazio soggettivo, questo spazio dell’esperienza di cui vi parlo, e scava un immenso “attrattore” nel quale tutti i telespettatori cadono. I telespettatori sono attirati verso il viso e verso quello che un personaggio dice, tutti insieme nello stesso tempo, ed è come se si scavasse un canale “attrattore” nello spazio all’interno della topologia collettiva. Se si guarda come funziona il telefono, possiamo trovare un’altra tipologia d’esperienza: si crea una grande rete nella quale ci sono piccoli punti, piccoli nodi, e la particolarità di questa rete è che qualunque nodo può diventare immediatamente molto vicino a qualsiasi altro nodo. I nodi si riuniscono sempre due a due ed è uno spazio che funziona in questo modo, con una tipologia molto particolare degli spazi. Nello spazio telefonico ci sono luoghi assolutamente immobili, quelli che sono lontani dai nodi della rete e ci sono degli spazi che sono mobili, quelli che sono vicini al telefono. Partendo da lì ci si può avvicinare a qualsiasi altro. Per opposizione a questa specie d’enorme “attrattore” creato dai media classici, il telefono costruisce una rete con una struttura topologica completamente particolare. E’ un’insieme di punti dispersi sul territorio che hanno una proprietà molto particolare. Questa particolarità sta nel fatto che in qualsiasi momento li si voglia, questi punti li si può riavvicinare ad un altro. Uno dei due punti può riavvicinarsi ad un altro e cosi via. Lo spazio è sempre rigido tra i due punti e solo i due punti possono agganciarsi tra loro. Internet crea un altro ulteriore spazio. La particolarità di questo mezzo è che integra tratti già appartenenti ad altri media. Possiamo affermare che le tecnologie Push funzionano come l’abbonamento con la stampa o un po’ come la radio o la televisione. La posta elettronica funziona come la posta ordinaria. Il Web funziona in modo completamente originale. Direi che, in generale, Internet sia simile ad un paesaggio variegato, all’interno del quale si riproduce un gran numero di tipologie diverse ma la grande originalità in rapporto ai media classici è che gli individui possono quasi tutti contribuire alla costruzione di questo paesaggio. Lo si potrebbe rappresentare come un immenso mondo virtuale a partecipazione collettiva, con multiparticipanti. Vorrei aggiungere un piccolo punto sul Web: in esso lo spazio culturale e letterario si è trasformato. Se prendiamo una biblioteca e guardiamo i collegamenti tra i diversi testi e i diversi libri, possiamo vedere che esistono: sono costituiti dalle bibliografie alla fine di ogni libro che rinviano ad altri libri. Esiste anche uno schedario della biblioteca, ma tutti questi collegamenti all’interno di una biblioteca sono dei legami virtuali, mentali. Il World Wide Web li rende reali. Partendo dal WWW qualsiasi documento fa parte di un immenso iper documento che si stende come un cuntinuum di testi. E’ questo il grande ipertesto del WWW al quale ognuno può contribuire. Questo crea effettivamente non un concetto di spazio, ma uno spazio culturale, documentario o di messaggi radicalmente nuovo e, a mio avviso, veramente interessante da sperimentare.

Domanda
Tornando ad Internet: l’uso di nuovi motori di ricerca, o degli agenti intelligenti, modificheranno l’apporto dell’essere umano nelle ricerche e dunque il suo rapporto con la tecnologia?

Risposta
(Levy) Vorrei fare una piccola comparazione. Sono in una città che non conosco: come posso fare per raggiungere il luogo di un appuntamento? Ho diverse alternative: posso chiedere a qualcuno che incontro in strada, posso seguire i cartelli stradali, posso orientarmi con una mappa. Per usare delle metafore possiamo dire che i cartelli stradali sono un collegamento ipertestuale, la mappa crea un’interazione con il mio cervello: è un’agente intelligente, la persona alla quale chiedo informazioni è il mezzo della posta elettronica per contattare persone che possono, a loro volta, eventualmente rispondermi. Tuttavia, non diciamo che i pannelli stradali sono orribili e che disumanizzano la città, così come si può pensare degli agenti intelligenti o i diversi motori di ricerca! Essi sono solo simboli, sistemi di simboli un poco più elaborati per orientarsi. Perché dire che disumanizzano? Siamo contentissimi di avere uno schedario in una biblioteca, e ciò ci permette di non andare sempre a disturbare la bibliotecaria. In ogni caso, è assolutamente fuori luogo affermare che ci siano sempre meno relazioni tra la gente. Al contrario, ce ne sono sempre più. Il telefono è stato inventato contemporaneamente all’automobile, e non ha rimpiazzato il trasporto fisico. Quanto più si è sviluppato il telefono, tanto più si è sviluppata la macchina. Immaginate che si tagli il telefono in una città, cosa succederà? Ci saranno code a non finire che impediranno di circolare. Per fortuna c’è il telefono per incontrarsi! Le persone che utilizzano Internet non sono bloccate davanti al loro schermo come sostiene Paul Virilio. Sono, al contrario, persone che viaggiano molto, che incontrano altre persone. Internet rappresenta un modo di contatto e comunicazione fra le persone come qualsiasi altro mezzo. Il vero fenomeno al quale assistiamo è quello di un aumento generale dei contatti, delle connessioni, degli scambi di ogni genere: fisici, affettivi, economici, intellettuali, estetici, e così via. Effettivamente stiamo costruendo un’umanità sempre più vicina a se stessa.

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Domanda
Lei ha creato il concetto di ‘intelligenza connettiva’ e Pierre Levy quello di ‘intelligenza collettiva’. Qual è la differenza tra questi due princìpi?

Risposta
(De Kerckhove) Quello di intelligenza collettiva è stato non il primo concetto ma la prima percezione che abbiamo avuto io e Pierre durante uno dei colloqui di Amsterdam. Solo una settimana più tardi mi riferirono che Levy aveva pubblicato il libro sull’intelligenza collettiva. Abbiamo continuato a citare Levy per mesi perché “l’intelligenza collettiva” era un concetto troppo importante. L’anno seguente praticavo già il metodo dell’intelligenza connettiva ma la chiamavo ancora collettiva citando Levy. Un’artista australiano mi disse che io non esprimevo l’idea di una intelligenza collettiva, perché facevo riferimento, nelle mie riflessioni, ad un sistema di connessione aperta. Non si trattava di riferirsi ad un contenitore chiuso, ma ad una connessione da persona a persona all’interno di una rete molto specifica. Questa connessione con la sua specificità che non sta nel contenitore collettivo di un sapere, di una conoscenza, di uno scambio, mi suggerì di chiamarla “connettiva”. L’ho ringraziato perché mi ha reso un grande servizio. Ora posso dire il suo nome: Ross Harly. Ha creato per me questo concetto d’intelligenza connettiva e non ho l’intenzione di monopolizzare né l’invenzione né nient’altro. Questo concetto è formidabile per capire questi processi che la tecnologia digitale ha apportato, e mi ha permesso di scoprire l’intelligenza, o, meglio, l’inconscio connettivo ricco di possibilità. Continuo a prendere ispirazione dal lavoro di Levy e cerco di coinvolgerlo alla pratica diretta tramite l’intelligenza connettiva. Devo aggiungere che il concetto di intelligenza collettiva è così importante e fondamentale che merita di essere diviso in ulteriori zone d’esplorazione. Questo non elimina la possibilità di una ricerca parallela o interna all’interno di essa. Considero l’intelligenza connettiva in quanto una delle forme dell’organizzazione all’interno dell’intelligenza collettiva. Come Freud aveva trovato molto più interessante l’inconscio privato mentre Hume si era indirizzato verso l’inconscio collettivo, io mi trovo più interessato, per il mio lavoro, nell’esplorare sul campo, con le persone, in tempo reale. Preferisco la pratica dell’intelligenza collettiva nella sua rete specifica che chiamo intelligenza connettiva, piuttosto che lasciare semplicemente il concetto svilupparsi da solo senza sperimentazione. Amo lavorare con le mani. C’è un altro aspetto che mi appassiona. Una vecchia battuta di Molière in “Les femmes savantes” recita in questo modo: “Un gentiluomo è qualcuno che sa tutto senza avere imparato niente”. Penso che con Internet, con il Web e con l’accesso che abbiamo a questa intelligenza collettiva, a questa base cognitiva, siamo tutti dei gentiluomini. Possiamo avere accesso a tutto senza avere imparato mai niente. Ciò è divertente, fa parte del piacere di appartenere della nostra epoca, di essere legati a questa formidabile memoria collettiva.

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Domanda
E per quanto riguarda il concetto di “intelligenza collettiva”?

Risposta
(Levy) Di certo non è un concetto di mia invenzione. In un certo modo è l’invenzione propria dell’umanità. Cos’è la cultura? E’ la dimensione collettiva dell’intelligenza e poiché possediamo questa intelligenza collettiva siamo degli esseri umani; l’intelligenza collettiva è data dalla memoria collettiva, da un immaginario collettivo. Siamo quel che siamo grazie all’esistenza delle istituzioni, delle tecniche, dei linguaggi, dei sistemi di simboli, dei mezzi di comunicazione. Questo è il livello più generale dell’intelligenza collettiva e la nostra intelligenza individuale è totalmente infiltrata dall’intelligenza collettiva; non saremmo intelligenti se non usassimo il linguaggio, se non fossimo stati allevati in una certa cultura. Insisto molto sul fatto che per me l’intelligenza collettiva umana è molto diversa dall’intelligenza collettiva delle formiche o delle api. Un formicaio è intelligente ma non lo è una formica; essa non è più intelligente quando il formicaio diventa più intelligente mentre quanto più l’essere umano vive in una cultura ricca tanto più lo spirito individuale si arricchisce. Esiste, perciò, una dimensione olografica nell’intelligenza collettiva; in fin dei conti, quello che mi interessa è l’arricchimento di una persona. Se una persona partecipasse all’intelligenza collettiva, tale esperienza dovrebbe consistere in un esperienza di emancipazione, non significa affatto essere rinchiuso in qualcosa di unificatore. Esiste un’altra dimensione molto importante ed è l’intelligenza collettiva come progetto. Quando si legge ciò che hanno scritto le persone che hanno inventato Internet, che hanno messo a punto i primi forum elettronici – persone come Ted Nelson e Douglas Engelbart che hanno inventato il mouse, il multi phone o come Tim Berners-Lee che ha inventato il WWW -, pur non impiegando, nei loro scritti, la parola esatta di “intelligenza collettiva”, è esattamente quello che vogliono dire. Queste persone si sono chieste quale fosse il migliore utilizzo di tutte le tecnologie interattive digitali, nella volontà di aumentare l’intelligenza dei gruppi, di mettere in sinergia le memorie, le immaginazioni, le competenze e di fare funzionare tutto questo in quel preciso modo. Era un progetto originale all’epoca. Non dobbiamo dimenticare che il grande progetto mitico dell’informatica per molto tempo è stato lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, non era né il progetto di Ted Nelson né quello di Douglas Engelbart o di chi lavorò su i forum elettronici. Loro hanno detto no allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, l’importante è l’intelligenza collettiva. Un ultimo nodo che vorrei affrontare è quello che riguarda la questione politica. Con Internet possiamo finalmente renderci conto che non possiamo avere accesso a tutto. Possiamo toccare questa realtà con il dito, significa che tutto è fuori portata, tutto è non manipolabile e l’intelligenza collettiva è intotalizzabile. Il progetto che ho cercato di formulare all’interno del libro “Intelligenza collettiva” è molto generale, e riguarda un progetto di civilizzazione. Se dovessi riassumerlo in poche parole direi: “qual è la principale ricchezza dell’umanità? E’ la sua intelligenza, la sua memoria, la sua immaginazione, le sue forze mentali e spirituali.” Tutte le sue altre ricchezze derivano da queste prime. Mentre si gestiscono in modo straordinariamente preciso le ricchezze finanziare, le miniere, e sempre più anche le risorse ecologiche, si lasciano deperire incredibilmente le risorse in competenze, in intelligenza. Abbiamo delle forme organizzative che non sono purtroppo presenti per valorizzarle. Consideriamo l’intelligenza delle persone che sono nella folla: sono totalmente appiattite, negate, inesistenti. Una folla è più stupida di un animale nonostante sia composta di esseri umani individualmente molto intelligenti. In un sistema burocratico la folla è un poco meno intelligente che il capo superiore, perché gli esecutori fanno sempre degli errori. Eppure esiste una quantità di competenze, di tutte queste persone che formano il sistema burocratico, che non viene valorizzata. Inoltre, partecipare ad un sistema burocratico non è una cosa molto gradevole per l’individuo, non arricchisce molto, non favorisce lo sviluppo personale. Inventiamo, dunque, dei modi di organizzazione che mettano in valore le intelligenze, le loro differenze, moltiplichiamo le intelligenze le une con le altre invece di farle sottrarre o dividere. Le tecnologie sono un mezzo per realizzare questo progetto; tuttavia, conta il progetto ha priorità rispetto al mezzo tecnologico. Essenzialmente, si tratta di un progetto umanista nella sua essenza. In seguito potrà avere un miliardo di forme, potrà essere utilizzato per gli affari, per metodi di management, per l’educazione, per l’apprendimento cooperativo, all’interno di una prospettiva artistica, politica o per una democrazia più partecipativa. Il punto capitale, per me, dell’intelligenza collettiva non è l’insieme del collettivo, ma è l’idea di ottimizzazione della ricchezza capitale, del vero capitale.

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Domanda
De Kerckhove, infatti, sostiene che l’intelligenza connettiva non è altro che la “pratica” di questo processo…

Risposta
(De Kerckhove) Ovviamente: la pratica. McLuhan diceva sempre che il suo lavoro non era altro che una nota a piè di pagina. Posso dire che l’intelligenza collettiva sia una nota a piè di pagina su ciò che si è appena scritto, su quello che si è appena detto: è, effettivamente, la pratica della moltiplicazione delle intelligenze le une in rapporto alle altre all’interno del tempo reale di un’esperienza, di un progetto. Non è molto più di questo ma nello stesso tempo da alla gente subito l’esperienza della loro intelligenza collettiva nel loro gruppo. Ed è gradevole da vivere perché è una nuova esperienza cognitiva, o meglio: una vecchia esperienza cognitiva della quale, però, si prende coscienza arricchendola e accelerandola.

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Questo  colloquio tra Levy e De Kerckhove avvenne a Firenze nel Mediartech il 27/03/98 e potete trovarlo completo qui. Le foto sono state fatte alla Pubblica Audizione, avvenuta giovedì scorso, per Iscrivere il Mais Scagliolo di Carenno nel registro pubblico delle Varietà Antiche.

Per la connessione tra quello che hanno fatto a Carenno e l’intelligenza collettiva di Levy dovete incolpare De Kerckhove. Il titolo intelligenza collettiva a Carenno mi è sorto spontaneo. Voi che ne dite?


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