Azienda Agricola Villa Rocca

Ho incontrato Fabrizio Bottari due anni fa allo scambio dei semi di Coltivare Condividendo e poi ai Mandilli successivi che si sono tenuti a Ronco Scrivia. Sono andato a trovarlo nella sua Azienda Agricola Villa Rocca. Ho pulito, una ad una,  le patate che aveva mandato a Patrizio Mazzucchelli di Raetia Biodiversità Alpine per l’incontro Idem Con Patate per cui quando mi ha detto che accettava il nostro invito per partecipare ai Territori Resistenti a Fa La Cosa Giusta 2017 ero felicissimo. Spero che abbiate visitato, dentro gli stands della Fiera, la sua mostra di Patate dal Mondo. Io la amo tantissimo ma quest’anno era ancor più speciale  perché c’erano anche le bacche e i semi delle patate che sta selezionando.

Penso che sappiate che le patate si riproducono seminando altre patate. Quando fate così ottenete patate uguali alle precedenti. Per avere varietà diverse di patate dovete ripartire dai semi ma ormai sono molto poche le patate che fanno le bacche con i semi per cui quello che vedete nel vaso sono delle perle molto rare.

Queste patate nuove rappresentano sicuramente il legame profondo che lega  Fabrizio al Consorzio della Quarantina come testimonia anche il cartello della mostra che racconta le attività consorzio, definito, per la terra e la cultura rurale.

RECUPERO
Nei primi anni 1980 inizia la raccolta di dati sulle varietà locali di patata del Genovesato. Nel corso del decennio successivo, i pochi tuberi trovati in alcune località delle valli interne [Pentema, Orezzoli, Reppia. Casonì] sono moltiplicati e sottoposti a una progressiva selezione [in campo e dopo la raccolta] e rigenerazione: nello stesso tempo alcuni coltivatori sono incoraggiati a fare. alle quote più elevate, un’accurata produzione di tuberi da seme Tutto questo ha portato in 10 anni a raddoppiare la produttività della Quarantina Bianca.

DAL CO.RE.PA. AL CONSORZIO DELLA QUARANTINA
Nel 1999 contadini. associazioni e istituzioni danno vita a un Comitato di Recupero [Co. Re Pa] dal quale, in seguito. nasce il Consorzio di Tutela [2000] e quindi l’attuale associazione Consorzio della Quarantina [2006] che oggi conta 300 soci, tra i quali circa 50 coltivatori e altrettanti affiliati [ristoratori e negozianti] che ne acquistano i prodotti.

NON SOLO PATATE
Il consorzio si impegna a favore del recupero, della conservazione e della diffusione di varietà locali di ortaggi, cereali e frutta, perché possono servire bene all’agricoltura delle terre economicamente marginali e della montagna:

  • sostiene l’agricoltura familiare, la cultura contadina, il ritorno alla terra e ciò che può aiutare il ripopolamento delle campagne
  •  è aperto all’adesione di tutti e dovunque vivano: chi coltiva per lavoro, per passione e chi non coltiva ma si sente parte del mondo rurale o desidera sostenerlo.

Il consorzio fa rete tra chi vive dentro e intorno alla campagna, perché non ci si sente isolati e, insieme si possono condividere impegni e iniziative di economia e cultura. Ogni due mesi agli associati arriva il bollettino “Notizie dal consorzio”. Il suo sito Internet è www.quarantina.it.

Le FESTE

Il consorzio promuove corsi incontri per lo scambio delle sementi auto riprodotte e partecipa ai tradizionali feste dedicate alla patata nel giorno esatto dintorni
Roccatagliata [penultima domenica di agosto]
Cosola [prima domenica di settembre]
Scoffera [terza domenica di settembre]
Santo Stefano d’Aveto [ultima domenica di settembre]
Rovegno [prima domenica di ottobre]

 

Ma ritorniamo alle 300 varietà di patate che pazientemente Fabrizio ha raccolto da molte parti del mondo. Anche qui ascoltate cosa dice il cartello di accompagnamento.

Tutte le varietà di patate esposte vengono coltivate in un apposito campo conservativo allestito presso un’azienda aderente all’associazione “Consorzio della Quarantina” e situata nel territorio del Parco Naturale Regionale dell’Aveto.
La collaborazione tra l’Ente Parco e il Consorzio consente di riprodurre localmente un numero crescente di varietà provenienti da tutto il mondo e di poter così riproporre la mostra ogni anno in completa autonomia.
Reperire varietà tradizionali o di antica selezione richiede un lavoro di ricerca complesso e la loro acquisizione è di solito piuttosto onerosa, per cui senza il campo conservativo sarebbe molto difficile poter organizzare l’esposizione.
Ma non è semplice riprodurre un numero così elevato di varietà in un suolo luogo, soprattutto tenendo conto che quasi tutte devono adattarsi a condizioni climatiche e di terreno assai differenti da quelle esistenti nelle rispettive aree di provenienza.
Per aumentare le probabilità di riuscita vengono coltivate almeno tre piante per ciascuna varietà; quelle che durante l’accrescimento manifestano sintomi di virosi sono estirpate.
Dopo la raccolta si scelgono e conservano i tuberi migliori, mentre quelli con segni di malattia o malformazioni vengono scartati.
A fine inverno i tuberi così selezionati sono esposti a luce diffusa per favorire la loro pregermogliazione prima della semina.
Durante il ciclo vegetativo si cerca per quanto possibile di rilevare dati utili a caratterizzare meglio le singole varietà, come ad esempio la propensione a formare bacche dopo al fioritura o la resistenza manifestata nei confronti della peronospera; tali informazioni vengono successivamente poi trasferite nell’apposita sezione del sito internet del Consorzio e sono disponibile a chiunque desideri accedervi.
Nel periodo di massima fioritura, attorno a metà luglio, il Parco dell’Aveto organizza una visita guidata al campo conservativo e al territorio circostante, dove persistono attività agricole tradizionali di un certo rilievo.

 

 

Se avete letto con attenzione le quantità sono alte. 300 patate estere. 6/7 varietà della quarantina, prodotte e vendute da 40 associati. 10 nuove selezioni. Un paio di parchi interessati e non dimenticatevi dei frutti rossi e della fagiolina utile per rotazione del biologico. Senza contare quelli che vendono queste patate e tutte le molte connessioni che questo universo ha creato negli anni come ho cercato di elencarvi nelle prime righe dell’articolo.

Sabato mattina, giunto di buon ora in Fiera, ho chiesto a Fabrizio se gentilmente potevamo metterle nero su bianco. Armato di carta e penna abbiamo fatto i due disegni che vedete. Se avete la passione per la scrittura che usano i medici per compilare le ricette potete notare che le informazioni dello schema, disegnato da me e Fabrizio, sono molte di più.

Vergognandomi un pò del lavoro fatto, tornato a casa, l’ho riprodotto su un tool per fare mappe concettuali.

Non so voi ma io sono rimasto affascinato sia dal modello di indagine che dall’elaborazione che successivamente ho dovuto fare per rappresentare quanto avevo ascoltato. Queste esperienze sul territorio sono in realtà nodi di un’affascinante rete che sta piano piano avvolgendo il nostro paese. E’ fragile, silenziosa ma c’è e a me emoziona sempre quando ne vengo a contatto.

 


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