“Cooperative in cammino perché è sempre importante porsi domande, riflettere su quanto fatto, darsi nuovi obiettivi, confrontarsi con i soggetti vitali presenti nel territorio che costituiscono la comunità”.
Lodovico Patelli, Presidente cooperativa sociale L’innesto introduce i due giorni di lavori davanti una vasta platea: cooperatori del territorio e nazionali, sindaci e rappresentanti delle istituzioni locali (alcune decine, fra cui dodici sindaci e numerosi amministratori in rappresentanza dei ventidue comuni della Val Cavallina, venti dei quali aderenti al Consorzio Servizi), imprenditori, intellettuali, politici, religiosi, rappresentanti della scuola e del volontariato. Un modo per rilanciare valori, radici, storie, mestieri che innervano la valle, ma che si aprono all’esterno, confrontandosi con i cambiamenti e le altre culture, in quell’azione di innovazione sociale che è testimonianza di un modo diverso di ridare ruolo e sostenibilità alle aree interne. La storia parte da lontano o forse neanche tanto. La cooperativa L’innesto nasce diciassette anni fa: era il 1999 e i 20 soci fondatori si pongono l’obiettivo di “innestare” forze nuove in un territorio, ricco di tradizioni e cultura, ma che rischiava, anche a seguito della crisi della sua più redditizia attività economica, il termalismo, un rapido declino. “Un territorio caratterizzato da un ambiente, da un paesaggio, da una storia, da una cultura, da una tradizione ancora da valorizzare.” Con un’idea ben precisa in testa: attraverso le attività economiche da sviluppare in quei luoghi, diventare attori sociali facendo crescere la comunità. Comunità, termine ambiguo se non delimitato, ma a cui sono loro stessi a dare un’identità: “Non è una sommatoria di individui, di cittadini iscritti all’anagrafe, – prosegue Patelli – ma è un insieme di relazioni stabili con obiettivi condivisi che coinvolgono tutti i suoi nuclei vitali e attivano quelli sopiti: persone singole e associate, amministrazioni pubbliche, imprese, soggetti culturali, la scuola e i luoghi dell’educazione e della formazione, i luoghi e i soggetti spirituali e religiosi, le tante attività di volontariato. Un sistema di relazioni finalizzato al bene comune, che sviluppa una capacità di resilienza, rispondendo positivamente agli ostacoli e alle avversità che si presentano. Una comunità aperta all’esterno e accogliente verso coloro che vi arrivano.” Con un cammino che non è stato facile e che ha dovuto affrontare ostacoli, errori, grandi momenti di incertezza, che spesso ha messo a dura prova anche la tenacia dei più audaci; oggi i soci sono diventati 147. Sono 80 i contratti regolari tra part-time e full-time (corrispondenti a 50 unità lavorative equivalenti tempo pieno annue), 50 sono soci-lavoratori (di cui 17 inserimenti lavorativi di persone con disabilità), 30 dipendenti non soci. Si è fatto emergere il lavoro nero e sono stati salvaguardati posti di lavoro di aziende andate in crisi. Un costo annuo, quello del lavoro, comprensivo delle attività professionali, di 1 milione e 200 mila il euro su un fatturato di 2 milioni dí euro. “sono soldi, reddito, valore che vanno nelle tasche della Popolazione dello valle perché tutti i nostri operatori sono del territorio, o perché vi sono nati, nella maggioranza dei case, o perché immigrati” Ma non finisce qui. “Le forniture per le pulizie, i materiali edili e per la gestione della raccolta rifiuti ecc., sono forniti da aziende del territorio; così come i prodotti agricoli che serviamo sui tavoli della nostra ristorazione. Parliamo di altri 800 mila euro annui di spese della cooperativa che vengono effettuate nel territorio.”
L’Innesto è una cooperativa sociale e oltre al tema istituzionale dell’inserimento lavorativo di persone con percorsi di fatica e difficoltà, è impegnata ad accompagnarle verso l’inclusione sociale coinvolgendole nelle attività associative e sportive del paese sino ad arrivare all’housing sociale quando necessario (con tre piccoli appartamenti ad uso temporaneo). “Non bisogna dimenticare che, oltre a garantire agli ottanta addetti attuali il lavoro in cooperativa, in questi diciassette anni di vita sono stati accompagnati 10 lavoratori fino alla pensione.”
Rilevante è stata anche l’azione per accorpare terreni che, per effetto del tempo e delle successioni, erano diventati talmente frammentati da non essere più produttivi. “Abbiamo messo insieme 30 ettari acquistando da 22 proprietari diversi.”
Tutto ciò è stato realizzato soprattutto con mezzi propri perché è un’impresa in forma cooperativa “e perché in tutti questi anni gli utili prodotti non ce li siamo divisi tra i soci, ma li abbiamo reinvestiti nell’attività. Se oggi abbiamo più di un milione di capitale sociale e oltre 900 mila euro di riserva indivisibile vuol dire che tutti i soci ci hanno creduto e che gli utili sono rimasti all’interno dell’impresa per sviluppare gli investimenti e portare lavoro e valore al territorio in cui agiamo.” Un territorio di circa 130 chilometri quadrati e con una popolazione di poco inferiore ai 50 mila abitanti.
Sono condizioni di sostenibilità dell’impresa cooperativa che contribuiscono a garantire una maggiore sicurezza della popolazione. “Pensate alla sicurezza dei furti in casa? — è sempre Patelli a rilanciare – No, non penso a quella, ma alla sicurezza generata da una serena convivenza nel territorio, del lavoro, delle persone e delle famiglie. La certezza del lavoro si concretizza con occupazione di qualità, solo cosi si garantiscono anche condizioni di sicurezza per ognuno dei singoli posti di lavoro. Garantire certezze alle famiglie che pensano con apprensione al futuro dei propri figli, e invece, in questo modo, possono sperare in una futura loro attività nel proprio territorio. ll fatto che i giovani rimangano vicini dà speranza a genitori e persone anziane che possono sperare sulle cure parentali e non si sentono abbandonate. Vuol dire contribuire a contenere lo spopolamento, presidiare il territorio e curare la conservazione dell’ambiente, dei nostri boschi, dei nostri prati e del patrimonio edilizio esistente. Rivitalizzare il territorio vuol dire sviluppo delle relazioni sociali favorendo l’inclusione dei residenti e l’integrazione dei nuovi arrivati. A questa sicurezza penso!”
“Noi siamo una cooperativa sociale, un’impresa che punta ad un funzionamento democratico, e ad una produzione multifunzionale e multi servizio. Che opera sul territorio e condivide con esso tutte le scelte che si devono compiere per l’innovazione, per lo sviluppo sostenibile e per la legalità. Vogliamo valorizzare le diverse vocazioni produttive del territorio, compresa quella turistica utilizzando tutte le risorse disponibili, culturali, agricole, artigianali, commerciali, con creatività e coraggio. Traendo, dai tanti possibili lavori, un’occupazione stabile di qualità che sia allo stesso tempo fonte di sicurezza e di integrazione. In questo senso crediamo di poterci definire una cooperativa di comunità.”
L’innesto non può più pensare solo a sviluppare ulteriormente i ritmi di crescita, ma deve impegnarsi anche nella stabilizzazione dei livelli raggiunti per garantirli nel tempo. Le difficoltà maggiori sono: l’accesso al credito sempre più problematico e i bandi di gara al massimo ribasso che rischiano di essere vinti da imprese corsare, che arrivano da lontano, che non sono interessate al territorio e perciò non lo frequentano. E che anche se utilizzano personale locale lo tengono isolato dal resto dell’impresa, un numero marginale su una carta geografica quasi sconosciuta. E così facendo non possono trasformare ogni singolo posto di lavoro in una risorsa della comunità e del territorio, perché a questo fine non sono interessate.
“Cerchiamo di superare queste difficoltà elaborando progetti complessi, coinvolgenti tante realtà, ricercando i finanziamenti dell’Unione Europea, delle Fondazioni, mettendoci al servizio di interessi più generali come quando – insieme al Consorzio Servizi Val Cavallina, ai servizi sociali, alla Caritas e ad altre cooperative sociali — abbiamo progettato il servizio di accoglienza SPRAR.”
Le prospettive ci sono e sono molte. – “Sono ancora entusiasta come 17 anni fa — conclude Lodovico Patelli – quando, abbandonando dopo ventisei anni l’impiego di dipendente comunale, fui tra i promotori de L’Innesto. Ma sono entusiasti tutti i soci che partecipano attivamente alla vita della cooperativa. Sentiamo però tutti quanti la necessità di un ulteriore azione di sostegno da parte di tutta la comunità, di nuove progettualità e sinergie, di ulteriori opportunità di lavoro, di una maggiore fruizione da parte dei nostri concittadini dei servizi della cooperativa. Crediamo che si debba vivere così la cooperativa, un’impresa democratica della comunità che valorizza il territorio, che desidera mettere in relazione i differenti nuclei vitali, che vuole continuare ad innovare ed aprirsi al mondo.”
Ho incontrato Lodovico Patelli al Convegno che I Territori del Cibo hanno organizzato ieri ad Astino. Visto il mal di schiena ieri non sono riuscito a prendere appunti, in attesa degli atti del convegno, mi sembrava una buona idea riportare l’intervento che Lodovico aveva fatto al convegno Cooperative in Cammino che ho tratto dal libro che mi ha gentilmente regalato mentre mangiavamo sotto un tiepido sole primaverile. Buona domenica.