Come mi avevano promesso, non mi hanno mandato andato a casa senza i pomodori dell’orto. Erano verdi, ma tra il tempo del viaggio e le ore necessarie a che il mio vecchio corpo si rimettesse in moto, eccoli che sono diventati rossi. Per proseguire il lavoro di individuazione della varietà in cui vi avevo parlato in Per Una Vita Migliore ovvero il Libro dell’Autosufficienza – John Seymour ho fatto alcune foto oltre a quella che campeggia su questo articolo.
Purtroppo quello ritratto era l’unico cibo presente a casa e quindi sono dovuto andare al supermercato. Nelle domeniche estive sono le uniche isole per il cibo presenti in città.
All’ingresso del corridoio della frutta c’era questo bellissimo cartello.
Non mi chiedete il perché, ma ci sono rimasto male. Non so come, ma tutto quello che avevo vissuto con i miei amici e che i miei pomodori rappresentavano era come svanito o meglio svalutato.
Bastava chiedere al capo reparto e come per magia una mitica cassetta del contadino sarebbe arrivata a casa. La qualità “bio” sbaraglierà quella del mio pomodoro dalla varietà sotto indagine. Avrò frutta e verdura come tutti i miei amici che negli anni hanno costituito gruppi di acquisto solidali e oggi stanno evolvendo verso forme di auto-consumo come le Community Supported Agricolture.
Due anni fa avevo assistito allo scippo delle Forme e dei colori della biodiversità oggi a quello delle cassette di verdura dell’orto.
Patate simili a quelle di due miei amici, che avevo tanto amato per i loro colori, erano state impacchettate e con una storia, forse ancora più accattivante di quelle che Patrizio e Fabrizio possono aggiungere ai loro prodotti, messe a banco, a disposizione di una quantità di pubblico che loro non raggiungeranno mai.
La situazione è frustrante perché so perfettamente che tutte le energie che queste persone hanno messo in questi anni a fare prodotti e modalità di distribuzione diverse, le hanno profuse perché, quello che la Grande Distribuzione Organizzata faceva, a loro non andava bene.
L’amore che ho visto profondere per la patata dal colore particolare o a quel pomodoro dalla varietà quasi perduta non può finire nella cassetta che devo chiedere al capo reparto.
Ma d’altro canto è scritto anche nel cartello. I pomodori di Franca o Bruno non hanno qualità “selezionate e controllate” per come le intende la GDO. Lì quelle due parole sottintendono a tutto il ciclo produttivo agroindustriale e cioè che la garanzia del consumatore è data dal fatto che quella frutta e verdura verrà sempre da semi uniformi, stabili e riconoscibili.
Per quanto vi ho raccontato finora, noi sappiamo che, quei pomodori per i quali ho superato, volente o nolente, la porta del supermercato, non sono né uniformi, né stabili, né riconoscibili. Ma come fa a saperlo anche chi non è venuto in vacanza con me?
Quali potranno essere gli elementi che caratterizzano questa produzione se, la moltitudine dei colori e il fatto di essere consegnate in cassette dal contenuto variabile, non sono più quegli elementi distintivi in grado di orientare i miei acquisti?
Come al solito la risposta è ancora nel cartello in oggetto: basta non chiederlo al capo reparto! E’ la struttura distributiva che caratterizza il prodotto e non viceversa, o meglio ogni struttura distributiva può avere solo quei prodotti che sono adatti alle sue caratteristiche.
Se questo è vero i nostri pomodori devono passare attraverso una struttura distributiva diversa perché siano riconosciuti come tali. E questa struttura non può essere caratterizzata dalla forma delle cassette, o dalla moltitudine dei colori perché abbiamo visto che questi, se gli aggiungo un codice a barre, possono passare tranquillamente dalle casse.
Ma come deve essere la struttura distributiva dei miei pomodori? Questa volta la risposta è nella storia!!! Si, in questo fiume di parole che vi sta connettendo con l’orto che ho iniziato a raccontarvi con Per Una Vita Migliore ovvero il Libro dell’Autosufficienza – John Seymour.
Ogni volta che andrete a comprare da qualcuno con il quale sentite di condividere quanto raccontato finora e cioè l’amore per la terra, per la biodiversità, per il bem viver allora sarete in un canale diverso perché sarete sicuri che quel prodotto non potete ordinarlo al capo reparto.
Come vedete in questa forma distributiva ci siete solo voi e i produttori che probabilmente sono altri voi, più vicini alla terra. Non essendoci delega è sicuramente un canale diverso e non sussumibile da nessuno. Non c’è Grande Distribuzione Organizzata che possa fare passare da una cassa questa caratteristica e quindi saremo sicuri che se lavoreremo per questo non subiremo altri scippi e altre delusioni.
Attenzione sto parlando di un rapporto diretto e non intermediato che è quello che potete avere andando in cascina, andando ad un mercato contadino, costruendo una CSA o seguendo voi stessi le indicazioni di John Seymour.
Adesso che sappiamo come fare a comprare i pomodori da varietà antica la domanda che ci dobbiamo fare è se non è utopico pensare di avere un mercato fatto così o essere condannati, soprattutto nelle domeniche estive, ad andare al supermercato!!!
Immagino che conosciate già la massima che la risposta è nella domanda o meglio che se sappiamo farci la domanda probabilmente potremo prima o poi avere una risposta soddisfacente.
Se quando entriamo in un supermercato non abbiamo problemi a fare la spesa, altrettanto quando entreremo da un contadino non avremo problemi ad acquistare i nostri pomodori. Quindi, rispetto a quanto raccontato finora, apparentemente l’unico problema che dovremo risolvere è quello di fare in modo che sia naturale la domenica andare a fare la spesa non in un supermercato.
Ma di questo parleremo un’altra volta quando anche voi avrete voglia di avere un fondo che vi renda autosufficienti. Si perché a distanza di 40 anni, l’attualità di Seymour sta proprio nella capacità di stimolarci a diventare autonomi per costruirci quei pomodori di cui abbiamo parlato.
Ed ecco, dopo avere parlato in Per Una Vita Migliore ovvero il Libro dell’Autosufficienza – John Seymour, di come si coltiva mezzo ettaro senza mucca, cosa bisogna fare se introduciamo questo animale nel nostro ciclo produttivo.
Mezzo ettaro con una mucca
Metà del terreno dovrà essere lasciata a erba, l’altra metà da arare (non conto, naturalmente, la superficie su cui sorge la casa con gli annessi). Ora la metà a pascolo può restare sempre tale, e non occorre affatto ararla, oppure la si può far entrare nella rotazione, arandola, diciamo, ogni quattro anni. Se lo facciamo, meglio ararla a strisce di un quarto alla volta, cosi si può seminare a pascolo un ottavo del vostro appezzamento, cioè un quarto del terreno coltivato. Avrete ii vantaggio di un pascolo fresco di semina ogni anno, una fetta di pascolo di due anni, una fetta di tre anni e una di quattro. E il vostro appezzamento sarà più produttivo, se metterete a rotazione il vostro pascolo, a questo modo, ogni quattro anni. L’appezzamento si può naturalmente dividere in due: per esempio, un quarto di ettaro di facile coltura a orto, e l’altro quarto a pascolo grezzo. Si deve cominciare con l’aratura, o con la grufolatura (permettendo cioè ai maiali di grufolare dietro un loro recinto elettrico), o con il dirompimento di metà della tenuta. Questo tratto di terreno dovrà essere seminato con una mistura di erba, trifoglio ed erbe varie. Se si effettua la semina in autunno si potrà far svernare al coperto la mucca, nutrendola con fieno comperato, sperando di poterla fare pascolare in primavera. Se il vostro programma consente invece una semina primaverile, e se si è avvantaggiati da un clima sufficientemente umido, si potrà godere di un po’ di pascolo leggero durante l’estate. È meglio non falciare l’erba, la prima estate dopo una semina primaverile, ma lasciare pascolare leggermente la mucca; ai primi indizi di danneggiamento con gli zoccoli, bisogna toglierla dal pascolo. Meglio ancora, mettetela alla pastoia, oppure lasciatela pascolare a strisce dietro recinto elettrico. Lasciatele soltanto, diciamo, una sesta parte dell’erba alla volta, e fatela pascolare per una settimana, poi spostatela su un’altra fetta di terreno. La durata di pascolo su ogni striscia deve essere lasciata al vostro buon senso (senso da sviluppare, se si vuole essere autosufficienti). Precisiamo a questo proposito, che l’erba cresce e produce meglio se le si permette di svilupparsi il più a lungo possibile, prima di essere pascolata o falciata, e una volta che è stata pascolata o falciata, lasciatela riposare. Se viene brucata completamente ogni volta, l’erba non avrà mai la possibilità di sviluppare il suo sistema di radici. Nel caso di un allevamento superintensivo come quello che prevediamo noi, è essenziale che il pascolo sia effettuato con la maggiore cura possibile.
A nostro parere, lasciar brucare l’animale alla pastoia, in una fascia ristretta, è ancor meglio del recinto elettrico. Le piccole Jersey si abituano rapidamente a sentirsi legate e questo era il principio base per il loro sviluppo sull’isola di Jersey, dove vennero introdotte per la prima volta. Ed è proprio per questo che io raccomando una Jersey a un proprietario di un mezzo ettaro, perché sono convinto che per questo tipo di utilizzo sia un animale senza rivali. Ho tentato con le Dexter, ma senza il minimo successo; se qualcuno di voi, però, conosce davvero una Dexter che fornisca un quantitativo decente di latte (le mie due ne davano meno di una capra), che sia tranquilla e si lasci guidare, allora fate pure, compratevi una Dexter e tanti auguri. Ma ricordatevi che una Jersey di razza buona fornisce molto latte, che è più ricco di grassi per fare il burro di qualsiasi altro latte del mondo. È piccola, così docile che dovrete sforzarvi di non tenervela in casa con voi, modesta nelle pretese alimentari, carina, affettuosa, sana e molto resistente. Ora il vostro quarto di ettaro di erba, una volta attecchita, dovrebbe fornire alla vostra mucca quasi tutta l’alimentazione necessaria per i mesi estivi. È poco probabile che riusciate a produrre anche del fieno ma se scopriste che la mucca non riesce a mangiarsi tutta l’erba, potrete falciarne un po’ per farne fieno.
L’altra metà della proprietà, quella da arare, sarà allora coltivata come un orto intensivo. Dovrebbe, nel caso ideale, essere divisa in quattro lotti, attorno ai quali farete rotare rigorosamente i raccolti annuali che vorrete coltivare (il particolare della rotazione sarà discusso in dettaglio nella sezione Cibo dall’orto, alle pagine 160-171). L’unica differenza è che in questo tipo di rotazione bisognerà ogni anno mettere a erba un quarto del terreno, e ogni anno coltivare a orto un quarto del pascolo. lo suggerirei di mettere a patate ogni lotto appena arato. La rotazione dovrebbe seguire questo ordine: erba per quattro anni, quattro anni, patate, legumi, cavoli, tuberi e ancora erba per quattro anni.
Per poter seminare foraggio autunnale dopo le bietole, bisognerà raccoglierle presto. In un clima temperato sarà effettivamente facile; in zone dove gli inverni sono più rigidi, bisognerà attendere la primavera seguente. In zone con estati asciutte, a meno che non abbiate modo di irrigare, sarà probabilmente meglio seminare in autunno. In alcuni climi con estati asciutte e inverni freddi, si può trovare preferibile seminare il foraggio nella tarda estate, dopo la fase delle leguminose, anziché dopo la fase delle bietole, perché le leguminose si raccolgono prima. E a questo punto potrebbe essere più vantaggioso far seguire al foraggio le patate, e la rotazione dovrebbe essere allora come segue: erba per quattro anni, patate, cavoli, bietole, leguminose, erba per quattro anni.
C’è però lo svantaggio che, dopo il raccolto principale delle patate, da effettuarsi nell’autunno, si dovrebbe attendere fino all’estate successiva prima di poter piantare i cavoli. Quando le cavolacee sono piantate dopo le leguminose, possono essere messe a coltura subito, perché le piantine sono state sviluppate in vaso e non è troppo tardi, d ‘estate, per trapiantarle dopo il raccolto di fagioli e piselli. Ma le patate non possono essere raccolte (in ogni caso non possono esserlo quelle del raccolto principale) all’autunno, quando è ormai troppo tardi per piantare le cavolacee. In effetti, con questo sistema, sarà possibile piantare alcune cavolacee di prima estate, dopo le patate novelle, o, se coltivate soltanto queste, subito dopo la raccolta Una possibilità potrebbe essere quella di far seguire immediatamente le patate dalle cavolacee, risparmiando così un anno, raccogliendo le prime patate novelle molto presto, sostituendole con le cavolacee precoci, poi sostituendo ogni ulteriore raccolta di patate con la messa a dimora di altre cavolacee, e concludendo con la messa a dimora delle qualità primaverili dopo la raccolta del prodotto grosso. Tuttavia ciò sarà possibile soltanto in climi piuttosto miti.
Sembra tutto molto complicato, ma è più facile capirlo mentre lo fate che non quando ne parlate. Tenete presente, poi i vantaggi di questo tipo di rotazione: prima di tutto, un quarto della vostra terra coltivabile sarà ogni anno un terreno di prima aratura, dopo quattro anni pascolo: intensamente fertile, per la fecondità immagazzinata di tutta quell’erba, trifoglio, foraggio, che sono stati appena rivoltati a marcirvi dentro. oltre al letame fornito dalla vostra mucca per quattro estati. Di conseguenza siccome la vostra mucca trascorre l’inverno al coperto, nutrendosi di fieno comprato, e calpesta e letama paglia comprata, avrete a disposizione un’enorme quantità di magnifico letame da spargere sul terreno da arare. Significa che tutti i residui di raccolto che non potete consumare voi. nutriranno la mucca, i suini e i polli, e sarei molto sorpreso se, dopo aver seguito questo regime per qualche anno. non vi ritrovaste con il vostro poderetto da mezzo ettaro molto più fertile e in grado di produrre assai più cibo per uomini che non molti appezzamenti da quattro ettari sfruttati commercialmente.
Potrete magari lamentarvi che tenere un quarto di ettaro a erba limiterà il vostro orto a un solo quarto di ettaro. Ma in realtà, duemilacinquecento metri quadrati sono un grosso appezzamento a orto, e se lo coltivate veramente bene, mi forniranno molto più cibo di quanto mi potreste rimediare alla buona da mezzo ettaro. E, come risultato di essere tenuto a foraggio, pascolato e concimato, per metà della sua esistenza, diventerà immensamente più fertile. Io credo che finirete con raccogliere assai più verdure di quante ne raccogliereste su un intero appezzamento da mezzo ettaro senza mucca e senza periodo a prato.
Discuteremo il trattamento dei vari tipi di bestiame e di coltivazioni nella opportuna sezione di questo libro, ma vi sono alcune considerazioni generali da fare, su questa situazione particolare. In primo luogo, la mucca non potrà restare all’aperto tutto l’anno: su una estensione talmente ridotta finirebbe per impantanare l’intero pascolo. Dovrebbe trascorrere quasi tutto l’inverno al riparo e potrebbe essere portata fuori, di giorno, per qualche ora soltanto, quando il terreno è asciutto, per fare un po’ di movimento e prendere un po’ d’aria. Le mucche non traggono, in effetti, alcun beneficio a restare sempre all’addiaccio per tutto l’inverno, anche se lo sopportano bene; è meglio che se ne stiano al riparo, per buona parte almeno, della cattiva stagione, a produrvi letame. La vostra mucca avrà sempre da mangiare roba verde e bietole del vostro orto; d’estate la lascerete fuori, giorno e notte, finché il pascolo lo consentirà: la potrete tenere a paglia alta, cioè con una lettiera di paglia sulla quale potrà defecare, trasformandola in buon letame, ma bisognerà aggiungervi paglia fresca ogni giorno. Seguendo questo metodo, io ho munto una mucca per anni e il latte è stato sempre perfetto, ho fatto ottimo burro e formaggio con una eccellente durata.
. Ogni volta che comprerete nei posti dove intuite che chi produce sta condividendo il mood che vi sta tenendo incollate a questa pagina sarete in un canale diverso.
Si può invece tenerla sul cemento, su un pavimento possibilmente isolato, dandole una buona lettiera di paglia tutti i giorni, e rimuovendo ogni giorno lo strato sporco che metterete sul letamaio, quella meravigliosa fonte di feracità del vostro terreno. Scoprirete probabilmente che la vostra mucca non ha affatto bisogno di fieno, d’estate, ma che si ciberà solo di questo durante l’inverno, e potrete calcolare che ne consumerà circa una tonnellata. Se volete allevare anche il suo vitellino annuale, finché non avrà raggiunto un certo valore commerciale, bisognerà calcolare una mezza tonnellata di fieno in più.
Anche i suini dovrebbero restare chiusi nel porcile per almeno parte dell’anno, e anche loro avranno bisogno di paglia. E questo perché su un appezzamento di mezzo ettaro è poco probabile che abbiate abbastanza terreno fresco per tenerli sani al pascolo. La cosa migliore sarebbe un porcile mobile, con una robusta staccionata all’intorno, oppure un porcile fisso. Ma i maiali hanno da fare anche molto lavoro all’aperto: debbono trascorrere parte del loro tempo a grufolare nel pascolo; possono passare sul campo di patate dopo il raccolto, possono far pulizia dopo la raccolta delle bietole, e comunque dopo ogni raccolto. Questo, però, possono farlo soltanto se gliene lasciate il tempo. Qualche volta potreste avere troppa fretta di metter a dimora il nuovo raccolto. Per quanto riguarda l’alimento, bisognerà comprar loro grano, orzo o mais; questo, con il latte scremato e il siero che avete dalla mucca, oltre agli scarti del vostro raccolto dell’orto e tutto il foraggio che potete risparmiare sul terreno, li dovrebbe tenere in condizioni eccellenti. E se avete un vicino che vi lascia usare il suo verro, vi consiglierei di tenere una scrofa e di farle allevare porcellini: potrebbe darvene una ventina all’anno. Due o tre, potreste tenerli per l’ingrasso, per la provvista di pancetta e di prosciutto, gli altri li potreste vendere come lattonzoli, maialini da otto a dodici settimane, secondo le richieste del mercato, e il ricavato della vendita potrebbe probabilmente essere sufficiente a pagare il foraggio necessario per loro, per i polli e per la mucca. Se non trovate un verro, potete comprarvi alcuni lattonzoli, quanti bastano per il vostro uso, e ingrassarveli.
Il pollame può essere tenuto col metodo Balfour (si veda a pag. 126). In questo caso dovrebbe restarsene per anni nello stesso angolo dell’orto, o meglio, secondo me, potrebbe essere tenuto in stie mobili, da spostare, per esempio, sul pascolo, dove, a forza di razzolare e di concimare, non farebbe che del bene. Non vorrei consigliarvene troppo: una dozzina di galline dovrebbe fornire abbastanza uova per una piccola famiglia, e anche qualcuna da vendere o da regalare d’estate. Bisognerà comprare anche un po’ di granturco, e in inverno e qualche alimento proteico supplementare, a meno che non abbiate abbastanza fave. Tentate pure di coltivare girasoli, grano saraceno altro alimento soltanto per loro; potete pensare di tenerle chiuse in piccolo pollaio permanente, con due percorsi esterni secondo il sistema Balfour, durante i mesi invernali, accendendo la sera una luce, in modo da far pensare loro che sia tempo di deporre le uova così da averne abbastanza anche d’inverno.
Il raccolto potrebbe essere quello ordinario dell’orto, con in più tutto quello che potete mettere a coltivo per gli animali. Ma val la pena di ricordare che praticamente qualsiasi raccolto dell’orto che vada bene per voi andrà bene anche per gli animali, così ogni vostro avanzo potrebbe andare in pasto a loro. Non occorre avere una concimaia, saranno loro la vostra concimaia.
Se decidete di tenere capre, invece di una mucca (e chi sono io per dirvi che non sarebbe una decisione saggia?) potrete condurre il sistema allo stesso modo. Dalle capre però avrete meno concime, ma d’altro canto dovrete comprare meno fieno e paglia e, al limite, niente. Non avrete troppo latte scremato e siero per allevare maiali e pollame, e non alzerete di molto la fertilità del vostro terreno, per lo meno non con la rapidità con cui ci arrivereste con una mucca.
Se non tenete animali di sorta, o forse soltanto qualche pollo, potete provare a coltivare metà appezzamento a orto e l’altra metà a grano. Potete fare la rotazione come detto prima, sostituendo il grano con l’erba e i foraggi. E se foste vegetariani potrebbe essere una buona soluzione.