Più il vento ci entrava nelle ossa più il calore delle parole ci scaldava internamente. Non solo parole, qualche coperta e qualche bottiglia hanno fatto in modo che la discussione sui temi che ci stanno più a cuore ci ha permesso di stare bene sul sagrato di quella chiesa di Erba. Del buon cibo ha fatto il resto.

Sono stati scambiati semi e importantissimo abbiamo potuto incontrare almeno cinque realtà che hanno contribuito con i loro semi, ma soprattutto con i loro consigli al fatto che Un Orto a Milano diventasse così bello.

Angelo Sofo dell’Orto di Cesate ha raccontato cosa sta succedendo con i migranti, Teodoro Margarita di Civiltà Contadina e Tommaso Turchi di Seed Vicious hanno lungamente dibattuto con i presenti dell’importanza di fare orti.

Nel pomeriggio Alice Pasin presentando il libro di Pentagora, Di Seme in Meglio ci ha raccontato come la sistematizzazione della sua lunga esperienza nel salvataggio e nella conservazione delle sementi abbia trovato un valido appoggio nella collaborazione della Rete Semi Rurali.

Il libro BalconOrto è stata l’occasione per Tommaso Turchi di raccontare come un balcone può diventare un ecosistema totalmente autosufficiente. Le consociazioni, il ruotare in modo corretto le varietà e le specie, permettono ai vasi del nostro balcone di produrre cibo senza richiedere alcun uso di nessuna chimica.

Nel pomeriggio è arrivata anche Nadia Rossi, una delle mamme delle 100 varietà di pomodori che stiamo coltivando nell’orto. Molto contenta di quello che stiamo facendo si è raccomandata di non bagnare i pomodori dopo questo periodo di pioggia. Partita da un 10 giorni senza acqua, ci ha consigliato di rinviare le successive innaffiature fino ad una ventina di giorni. Prendete nota.

Lasciando il vento di Erba abbiamo colto l’occasione, data dal colmare una lunga attesa per il treno, per far visitare Un Orto a Milano a Tommaso. Angelo ci accompagnato tutto il tempo.
Entusiasta di quello che stava vedendo ha voluto darci qualche contributo sia immediato che a lungo termine.

La zona dell’orto è piena di erbe spontanee. Ha individuato del “Chelidonium majus volgarmente detta Erba Nocca”. Ci ha fatto vedere dove sono i semi e ci ha spiegato quando raccoglierli. Abbiamo visto l’uso medicativo che se ne può fare direttamente sulle sue mani. Può essere utilizzata come colorante.
Sono i primi semi che possiamo salvare e donare a Seed Vicious visto che, sono sue parole, di semi da piante cresciute in città, non ne aveva ancora avuto l’occasione di incontrarne.
Primo segnale tangibile di quell’effetto rete che Un Orto a Milano sta cercando di generare. Chissà che cosa riusciremo a fare con le 100 varietà di pomodoro. Nadia ha garantito tutto il suo supporto per individuare e salvare i semi delle piantine dell’orto.
Nell’orto c’era un’arnia proprio dietro l’ultima prosa di pomodori. Mauro Veca, l’anfitrione di Un Orto a Milano, l’aveva messa con l’evidente scopo di recuperare le api che erano sciamate qualche ora prima.

Questo incontro fortuito, mentre visitavamo l’affascinante cascina, ci ha permesso di parlare con Angelo e Tommaso di come rendere visibile la relazione tra tutti i soggetti che stanno partecipando al progetto dai Seed Savers ai cittadini. Perché la biodiversità può essere il detonatore che possa fare esprimere le energie di tutte quelle persone che hanno voglia di preservare il nostro pianeta per garantire un futuro ai nostri figli.

Le forme e i colori dei pomodori attraverso l’insolito numero che coltiveremo, 100 varietà, è sicuramente un elemento autoesplicativo della necessità della biodiversità. Le popolazioni di Solibam e il miscuglio degli 11 Grani Antichi pur rappresentando gradi di diversità ancora superiori sia in termini qualitativi che quantitativi, il Solibam è una popolazione evolutiva di decine di varietà, utilizzando solo le differenze forma non hanno lo stesso livello di attrazione che avranno i pomodori.

Le stagioni non aiutano perché il grano c’è adesso mentre i pomodori verranno dopo. La Milpa è appena stata seminata e sarà una lezione a cielo aperto di cosa vuol dire consociare solo tra un pò. L’integrazione tra culture che quel tratto di terra esplicherà sarà visibile a partire dal mese scorso. L’integrazione tra orti diversi, che le zucche dell’angolo dimostreranno, non ce lo potranno dire le zucche stesse, forse per la cattiva nomea che la loro supposta vuotezza ci ha trasmesso la tradizione popolare.

Tutti questi elementi hanno portato Angelo e Tommaso a consigliarci di riempire l’orto di cartelli esplicativi. Tommaso ha ribadito che quando l’hanno fatto durante un percorso di riqualificazione urbana a Firenze questo ha funzionato molto bene. Le persone avevano modo di comprendere mentre erano lì e quando rivedevano la stessa informazione ribadita sui Social o nei media tradizionali reagivano con più convinzione.
L’altro elemento è di portare in cascina i genitori delle esperienze che stavamo coltivando nell’orto per divulgare attraverso incontri, corsi e quant’altro quanto stavamo facendo. Ha garantito la disponibilità della sua organizzazione a supportarci nell’organizzazione di corsi o quant’altro serve. E’ un percorso lungo ma sicuramente efficace che va assolutamente tentato. Questo il suo pensiero mentre lo “abbandonavo” nelle fauci della Milano minerale per guardare il Bosco Verticale e il giardino “innovativo” costruito da poco nella stessa zona.
Insomma giornata intensissima piena di stimoli da quelli sotto ghiaccio di Biordiversità in Erba a quelli dal clima più mite di Un Orto a Milano.
Quindi sotto a fare i cartelli. Credo che prendendo come esempio quello di questa foto, un A3 plastificato, due canne incrociate e due mollette anche le nostre tasche non avranno modo di protestare.

Visto che Giulia, Angelo, Marco, Nadia, Victor e Teodoro bazzicano già l’orto non ci metteremo molto a fare un calendario di incontri divulgativi prima di convincere i più lontani come Tommaso, Franca, Salvatore, Tiziano, Patrizio, Fabrizio e Cristian a riprendere i mezzi per raggiungere Milano.
Non perdiamo di vista il fundrising per l’irrigazione. Dimenticavo ma, ogni volta che attraverso la Cascina, i consigli su come prendere l’acqua aumentano. Anche Tommaso ha dichiarato che all’acqua dell’acquedotto è preferibile quella delle rogge del parco. Non l’avesse mai detto. In un secondo è ricomparsa l’idrovora per prelevare l’acqua dal tombino in fondo all’orto.
Rimbocchiamoci le maniche abbiamo molta strada da fare.