Lockdown è una parola che non conoscevo, esattamente come Spread. Devo essere sincero, spero di non doverne impararne altre. Quelle che conosco evocano sensazioni migliori di queste che stanno imponendo gli ultimi tempi.
Rimanendo sempre in tema di parole credo che il detto “Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto” rappresenti bene questo Lockdown dato che tutto quello che accadeva solitamente ha cambiato letteralmente di “senso”. Fisicamente, visto che chiudendo i mercati, non solo quelli contadini, hanno obbligato tutti noi a fare processioni nei supermercati. Visivamente, visto che chi aspettava le persone nei mercati per dargli la merce ha iniziato a portargliela a casa. Logicamente, visto che quello che si diceva a voce adesso si dice con i bit. Prosaicamente, visto che una volta si mangiava insieme, mentre adesso mangiamo isolati e deleghiamo a Zoom il trasporto delle nostre risate e dei nostri brindisi.

Purtroppo non tutto ha la leggiadria delle descrizioni fatte utilizzando questa metafora. Le decisioni prese dai governi per contrastare il contagio hanno bloccato moltissime fonti di reddito e quelle legate alla quotidianità, mangio quello che guadagno oggi, mangio se vendo quello che ho prodotto per oggi perché domani lo butto, stanno avendo degli effetti devastanti.
L’esodo, con tratti dalla dimensione biblica, degli indiani non garantiti che, perdendo quel misero lavoro precario, scappano subito in campagna perché altrimenti non avrebbero il loro pane quotidiano ne è l’esempio più emblematico. Meno rumoroso, ma più adatto all’opulenza dei nostri territori, dei nostri amici hanno dovuto lasciare le loro abitazioni perché senza contratto d’affitto non potevano fare autocertificazioni veritiere se avessero avuto bisogno di muoversi. Gli agnelli pronti al sacrifico pasquale che non trovano più la strada per la tavola, visto che hanno chiuso i banchi da cui partivano, è un’altro esempio dove la chiusura delle stagioni ha impedito il solito “muoversi” delle merci.
Se tutte le crisi possono essere analizzate attraverso la modalità con cui i soggetti che le subiscono reagiscono all’elemento che le caratterizza, possiamo senza ombra di dubbio individuare nella necessità di ripensare il come ci muoviamo, l’elemento chiave del Lockdown. D’altronde lo dice la parola stessa.
A livello di format distributivi, il trend maggiore si registra nei Liberi Servizi (+46,3%), nei Supemercati (+30,4%) e nei Discount (+22,5%). Iniziano a calare invece le vendite di Specialisti Drug (-18,9%) e Ipermercati (-3,7%). Per quanto riguarda l’eCommerce, il trend delle vendite di prodotti di largo consumo online da lunedì 9 a domenica 17 marzo è stato del +97,2%, in rialzo di 15pp rispetto al trend della settimana precedente. La crescita di queste settimane risponde anche alla nuova esigenza di consumare pasti esclusivamente in casa, date le restrizioni governative. Si accentua il calo dei format Cash & Carry, con un trend negativo del -44,7%, che sono il principale canale di approvvigionamento per gli operatori HoReCa (ospitalità/ristorazione). Questo canale potrà vedere una ripresa alla fine della quarantena, con la riapertura dei servizi di bar e ristorazione al pubblico.
Direi che il rapporto di Nielsen dal campo di battaglia ci dica senza ombra di dubbio come si è mossa la distribuzione alimentare e come questa sia influenzata dal grado di prossimità che il cibo ha rispetto al suo fruitore. E non pensiate che la produzione ne sia stata esentata. Eurospin ha continuato a fare le sue aste al ribasso cogliendo al volo la grassa occasione che le crisi offrono: chi è più debole lo sarà sempre di più.

Mi scuserete l’irriverenza con cui evoco la novità, di un 30% di italiani “non user” che avrebbero scoperto il cibo Bio, utilizzando l’immagine di questi indiani costretti a mangiare in modo diverso durante l’esodo dalle loro città. La stessa fonte ci dice che il COVID-19 ha convinto un 15% degli italiani a consumare prodotti locali attraverso le consegne a domicilio della rete di Campagna Amica di Coldiretti o di quelle ancora più piccole o di vicinato.

E’ improbabile che Martina facesse riferimento a queste donne quando ha proposto “Raccolti a rischio? Facciamo come i francesi con un portale online di incontro domanda-offerta“. Ma un portale online non escluderebbe a priori neanche loro che, probabilmente, correrebbero molto più volentieri nei nostri campi di quegl’italiani, rimasti disoccupati o cassintegrati a causa dell’emergenza Covid-19, prospettati dall’ex-ministro dell’agricoltura. D’altro canto sbarcare il lunario per i braccianti agricoli non deve essere così piacevole, se in questi giorni Soumahoro Aboubakar, invita a sottoscrivere una raccolta fondi per i braccianti invisibili che Portano il cibo a tavola ma hanno fame.
Questo Lockdown ha rimesso dunque al centro il cibo con l’attrattività che solo lui può avere, visto che ci dà la vita e che dobbiamo confrontarci con lui tutti i giorni indipendentemente dalla crisi in atto.
Chi mi segue avrà notato che ho cercato di documentare quanto è successo a Bologna con i mercati contadini di Campi Aperti , le esperienze della Catalugna e i tentativi di lanci di e-commerce avvenuti in varie parti di Italia. Ho cercato anche di evidenziare che sarebbe necessario avere dei nuovi Attrezzi per cambiare il punto di vista, collegando il cibo ai trasporti, ma probabilmente l’urgenza di questi giorni permette solo di dare risposte immediate ai problemi quotidiani che sono veramente grandi e impellenti per troppe persone.

A proposito Campi Aperti ha riaperto il mercato rendendo disponibile l’acquisto ai soli soci e per un numero ridotto di consegne alla settimana.

In attesa di tempi migliori, in cui sia possibile contestualizzare meglio i temi che il Covid-19 ha posto a proposito della distribuzione alimentare, riporto di seguito alcuni dei fatti che mi hanno colpito in questa “fase 1” del Covid-19, in modo tale che a tempo debito non sbiadiscano nella nostra memoria e possiamo utilizzarli per trarre qualche lezione.

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