Berna, 13 giugno 2021
L’iniziativa sui pesticidi ha ottenuto un successo di tutto rispetto. L’alto livello di sostegno, specialmente nelle aree urbane, mostra la preoccupazione delle cittadine e dei cittadini per gli effetti nocivi dei pesticidi sintetici sulla salute di tutte e tutti noi e sull’ambiente. È una chiara indicazione che la politica deve fare molto di più per tutelare la nostra salute e l’ambiente.
L’iniziativa popolare è stata lanciata da un comitato civico del Cantone di Neuchâtel, suscitando un dibattito nazionale. «Il 40 per cento dell’elettorato ha approvato l’iniziativa, contro la resistenza di Consiglio federale, Parlamento, Unione dei contadini e multinazionali agricole. Un risultato notevole!» si rallegra Antoinette Gilson, biologa e copromotrice dell’iniziativa sui pesticidi.

«Politica, ricerca, consulenza, agricoltura e trasformazione: tutti questi settori devono mobilitarsi e collaborare per un futuro senza pesticidi sintetici», sottolinea il viticoltore e copromotore dell’iniziativa Jean-Denis Perrochet. «Le organizzazioni agricole come Bio Suisse, Associazione dei piccoli contadini e Federazione Demeter hanno svolto un ruolo importante nella campagna per la votazione. Con le loro circa 7500 aziende agricole biologiche esse mostrano che cambiare è possibile. Caratterizzerranno anche in futuro il dibattito politico sul tema dell’agricoltura», afferma il membro del comitato Dominik Waser.
Sul piano politico la palla passa ora al Consiglio federale, che ha ricevuto dal Parlamento il mandato di ridurre della metà i rischi legati all’uso dei pesticidi. «Il Consiglio federale deve ora dimostrare che fa sul serio e che vuole veramente ridurre in modo significativo l’uso di pesticidi sintetici», ricorda Stéphanie Hüsler, avvocata e copromotrice. Le seguenti misure urgenti sono importanti:
- Il Consiglio federale deve testare regolarmente la popolazione per rilevare i residui di pesticidi (monitoraggio con controlli a campione). Non è possibile che la Confederazione autorizzi dei pesticidi sintetici per poi ignorarne gli effetti.
- Le sostanze ad attività ormonale (perturbatori endocrini) non devono nemmeno arrivare sul mercato, poiché hanno effetti estremamente negativi sullo sviluppo di bambine e bambini, già a partire dal ventre materno. La procedura di omologazione per tali sostanze attive deve orientarsi sul principio di precauzione e vietarne in modo coerente il rilascio nell’ambiente.
- Laddove ciò sia facilmente realizzabile, il Consiglio federale deve promuovere la produzione senza pesticidi sintetici. Pensiamo in particolare a colture di cereali, vigneti e all’industria lattiero-casearia. Facciamo appello anche all’agricoltura, all’industria della trasformazione e al commercio al dettaglio affinché insieme si possano compiere rapidi progressi.
- La ricerca deve concentrarsi molto di più sull’agricoltura biologica e sulla produzione senza pesticidi sintetici.
- Anche Cantoni e Comuni devono agire, in particolare quelli dove il «sì» ha ottenuto la maggioranza. Essi dovrebbero rispettare la volontà popolare facendo coltivare i terreni di loro proprietà senza pesticidi sintetici e promuovendo la conversione delle aziende agricole presenti nel Cantone alla produzione ecologica.
- Tutti i settori di applicazione devono diventare liberi dai pesticidi, non solo l’agricoltura. Sui binari delle FFS, nei parchi giochi, nei giardini nei campi di calcio, ai bordi delle strade o nei parchi, ovunque i pesticidi sintetici danneggiano la nostra salute e non sono strettamente necessari.
Con l’attuale votazione l’elettorato si è confrontato per la prima volta con il tema dei pesticidi. Accade di rado che un tema ottenga una maggioranza già al primo tentativo. Tuttavia si è verificata una importante presa di coscienza in tutto il Paese. Se nei prossimi anni la politica non produrrà risultati sufficienti è realistico ritenere che da un secondo tentativo possa risultare un «sì».
Edward Mitchell, professore di biologia e membro del comitato, sottolinea: «Poiché i rischi per la salute derivanti dai pesticidi sintetici sono comprovati e restano attuali, continueremo a lavorare affinché si rinunci ad essi. Anche se l’iniziativa non è stata accettata ci impegniamo come Fondazione Future3 per un’eliminazione progressiva». ll comitato d’iniziativa ringrazia tutte le persone che hanno votato, le organizzazioni che hanno sostenuto la campagna, le volontarie e i volontari per il loro impegno.
Purtroppo non è accaduto ma, se avesse vinto il si al referendum, sarebbe stato proibito l’utilizzo di pesticidi nell’agricoltura svizzera e pure l’importazione dall’estero di prodotti alimentari che li contengono, con un divieto che sarebbe divenuto totale al termine di un periodo di transizione di dieci anni. A spingere così in alto i sì sono stati il referendum di Malles in Alto Adige, primo comune in Europa a vietare i pesticidi nel suo territorio, e lo scandalo provocato dalle tracce di clorotanolin – un fungicida vietato nell’Ue perché sospettato di essere cancerogeno ma consentito in Svizzera – trovato nell’acqua di rubinetto in diverse zone del Paese. Quello altoatesino non è stato solo un esempio vincente che ha spinto gli ambientalisti svizzeri a replicarlo. L’inquinamento aveva suscitato polemiche oltreconfine, poiché i rilevamenti avevano mostrato che il vento aveva spinto le sostanze tossiche dai meleti dalla val Venosta fino ai vicini Grigioni, oltreconfine. L’Ufficio per la natura e l’ambiente del cantone aveva confermato che tracce di pesticidi erano state trovate a Valcava, una frazione di Val Monastero a 14 chilometri dall’Italia.
Negli ultimi sei anni, le vendite di erbicidi in Svizzera sono diminuite, grazie a una maggiore sensibilità ecologista dei produttori e all’aumento dei prodotti biologici. Il glifosato rimane tra i più venduti ma negli ultimi dieci anni è calato del 63 per cento. Il Paese importa però molti alimenti trattati. Secondo un’indagine dell’ong Public Eye, «più del 10 per cento degli alimenti importati testati dalle autorità nel 2017 conteneva residui di pesticidi vietati in Svizzera a causa dei loro effetti nocivi sulla salute o sull’ambiente». I dati dell’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria parlano di 52 pesticidi vietati trovati nei test.
Alcune sostanze, vietate in Svizzera, continuano a essere prodotte ed esportate. Il colosso di Basilea Syngenta produce ancora il paraquat e l’atrazina, quest’ultima accusata di provocare il morbo di Parkinson, vendendoli in Estremo Oriente e Sudamerica nonostante siano stati proibiti in Svizzera. Da Il Manifesto del 13/6
