Quando la lungimiranza dei padri viene raccolta e sviluppata dai figli, nasce sempre qualcosa di positivo e al di là della soddisfazione personale spesso, se tutto si applica a un settore economico, si crea un moto virtuoso che coinvolge e fa crescere un intero settore. È quello che ha provato a realizzare ad Ozieri, con successo, Sonia Galleu, titolare, insieme alla cugina Laura, dell’omonimo molino, attivando un contratto di filiera, per la valorizzazione e produzione del “triticum durum”, il grano duro.
Cento anni di attività e quattro generazioni succedutesi nella gestione hanno portato l’azienda ai vertici tra gli operatori di prima trasformazione con scelte aziendali precise e coraggiose, come quella di lavorare solo materia prima prodotta in Sardegna. «Il contratto di filiera era un sogno di mio padre Titino, scomparso circa un anno e mezzo fa e che sono riuscita per la prima volta a realizzare – ha detto Sonia – mettendo insieme una ventina di agricoltori sparsi in tutto il nord dell’isola».

La chiave di volta è stata un bando regionale che agevola e sostiene i cerealicoltori aderenti ad accordi di filiera, incentivati con duecentocinquanta euro a ettaro e ulteriori contributi per acquisto di sementi di qualità certificata. Il tentativo dell’imprenditrice è quello di provare ad intensificare la produzione anche in territori dove non si seminava più e i circa quattrocento ettari sono un primo importante passo verso una quota che se non soddisfa interamente il fabbisogno aziendale, di certo lo agevola di molto.
L’accordo prevede l’utilizzo della varietà “Nazareno”, un prodotto dalle ottime qualità organolettiche che al momento della raccolta dovrà presentare alcune caratteristiche, come una soglia minima di contenuto proteico. Tutta la produzione dell’annata agraria in corso sarà ritirata dall’azienda Galleu, che in base all’accordo stipulato formulerà un prezzo riferito alle quotazioni di borsa ed anche alla qualità e al peso specifico. [Segue]
Spero molto nella clemenza degli autori della Nuova Sardegna per la lunga sintesi che abbiamo riprodotto del loro lavoro. L’abbiamo fatto perché all’interno della logica delle news, a cui il loro giornale appartiene, il loro prodotto è eccellente e noi sicuramente non avremo saputo fare di meglio. Qua l’occasione dataci dal Mulino Galleu, là l’Osteria due cuori rappresentano due facce della domanda che ci poniamo da tempo: è possibile rappresentare un sistema collaborativo in una forma diversa da quelle che abbiamo appena citato?
Sarebbe sufficiente passare da una soluzione complessa come quella utilizzata in Colture Rupestri o da qualcosa di più tecnico come ho fatto per la Lomellina? E’ sufficiente rappresentare una collaborazione presentando dei risultati o di un’analisi a priori o di una a posteriori?
Non trovando una risposta soddisfacente alla domanda, come in un’epifania, ho cambiato il punto di vista e sono arrivato alla conclusione.
Non è forse più semplice anziché rappresentare, far partecipare alla costruzione di una rappresentazione?
Ma che epifania! Due neuroni evidentemente si erano agitati e mi avevano fatto riconoscere come questo corrispondeva a quanto ci eravamo proposti con l’introduzione di Telegram all’interno dell’esperienza di Ciboprossimo.
Ciboprossimo è infatti composto da più gambe le più significative delle quali sono quella applicativa che implementa quanto dichiarato, e quella sociale utilizzata per comunicare ed accompagnare quanti vorrebbero utilizzare i suoi servizi.
Le chats di Telegram avrebbero dovuto ospitare, facendoli entrare in anticipo, tutti quegli attori di un territorio interessati ad utilizzare i nostri strumenti collaborativi. Quello che potete vedere dall’immagine è solo una parte dei gruppi Telegram che abbiamo creato, uno per ogni Areale, per ogni area di intervento.
L’idea era che chi ne avesse avuto interesse definisse prima i protagonisti, questi entrassero in un gruppo Telegram e animando il gruppo gli operatori di Ciboprossimo fossero messi in grado di accompagnare i membri del gruppo ad entrare in locali.ciboprossimo.net. La speranza era che, il gruppo creato dall’attore principale dell’areale sarebbe rimasto in vita, finito l’accompagnamento tecnico iniziale, e avrebbe catalizzato la domanda di quell’area per poi organizzare l’offerta della stessa. Ogni comunità avrebbe potuto esperire come rendersi autonoma iniziando proprio ad utilizzare uno strumento specifico. Avevamo dovuto scegliere Telegram perché permetteva di scrivere BOT e quello di Ciboprossimo avrebbe svolto la funzione di collante tra i vari gruppi. Molti di quelli che hanno iniziato con noi avevano giù gruppi WhatsApp per le loro comunità ma, non permettendo quella piattaforma di sviluppare strumenti software specifici, non era adatta per far agire noi come animatori dell’insieme, lasciando a loro quell’autonomia della quale avevano assaporato la bellezza.
E’ evidente che abbiamo sempre creduto che sia la partecipazione diretta la molla per creare un sistema collaborativo ma la necessità di una sua rappresentazione era come un tarlo che continuavamo ad avvertire.

Se avete avuto la pazienza di guardare l’immagine precedente e soprattutto il link all’intera sequenza, probabilmente avete intuito che quanto liquidato con le parole accompagnare un membro di un gruppo Telegram ad entrare in Ciboprossimo era più complesso di quanto avessimo previsto.
Ma nonostante tutto la sensazione di inadeguatezza non veniva da questa complessità ma dal fatto che facevamo molta fatica a comunicare il quadro di insieme sia a chi stava aderendo e sia, cosa più importante, a chi avrebbe potuto aderire e ancora non ci conosceva. E’ per questo che nonostante stessimo utilizzando un sistema collaborativo questo non era in grado di dare una rappresentazione di sé stesso a chi stava partecipando.
Avevamo dunque posto inizialmente il quesito ma la soluzione che avevamo implementato non dava una risposta adeguata e, come tutti i guai che si rispettano, erano usciti dalla porta per rientrare dalla finestra generando false epifanie.
Ma l'esperienza era stata comunque importante visto che ha fatto emergere un problema completamente diverso: i due percorsi divergevano l'attimo immediatamente successivo alla loro istituzione.
Ce lo dicevano già i pallini rossi, bastava guardarli! Se stavo alla loro sinistra non ero alla loro destra e infatti è successo proprio così, esattamente come con l’olio con l’acqua. Appena uno entrava in locali.ciboprossimo.net, l’applicazione vera e propria, si dimenticava di Telegram, l’apparato predisposto all’accompagnamento. Ci abbiamo messo un po’ a capire che le persone forse non avessero mai compreso fino in fondo la motivazione dei due ambienti.
Non è stato facile intuire che forse la ragione di tutto questo stava nel fatto che persone diverse utilizzassero strumenti diversi per motivazione diverse.
Chi si registra in locali.ciboprossimo.net sono operatori economici, mentre chi progetta il gruppo è probabilmente l’animatore territoriale dello stesso e non è detto che entri in Ciboprossimo.
Ma la cosa più interessante è un’altra: il tecnico di Ciboprossimo, dovendo gestire un’utente alla volta ha, nel 99% dei casi, utilizzato il telefono per accompagnare il malcapitato. Lo stesso è accaduto quando sono state fatte le interviste. Il contatto è stato sicuramente telefonico e gli elaborati sono finiti in blog o canali youtube per cui in strumenti lontani dal gruppo Telegram stesso. Inoltre per ovvie ragioni di privacy i tecnici di Ciboprossimo hanno utilizzato altre chats per sincronizzarsi tra loro.
Tutto questo trafficare avveniva solo tra i protagonisti e il comunicarlo a terzi, ad esempio attraverso la pagina Facebook era un’attività staccata e quindi mai presa sul serio visto che avrebbe dovuto dare una forma a quello che stava succedendo.
Come accennato più volte il WhatsApp che vogliamo creare ha due specificità: (1) essere uno spazio di (2) utenti identificati in maniera inequivocabile. Perché questo sia raggiungibile dobbiamo dare un' (2) identità ai soggetti e portarli ad (1) utilizzare gli strumenti.
I due mondi, Telegram e le applicazioni di Ciboprossimo, sembrano essere analoghi perché in entrambi sembrano esserci entrambe le specificità descritte ma con una grande differenza: in Ciboprossimo tutti gli operatori che vi abitano si possono trovare l’un l’altro mentre in Telegram non è possibile identificare, tra i suoi milioni di utenti, quali sono quelli che si occupano di Ciboprossimo.
E non è possibile farlo né in maniera singola (riferendosi al singolo utente Telegram) né in maniera collettiva (unendo i gruppi che abbiamo creato). Attenzione il problema non è quello di creare un supergruppo che includa gli utenti che che si occuperanno di Ciboprossimo ma fare in modo che questo avvenga naturalmente con gli strumenti nativi di Telegram. E’ evidente che, in linea teorica, un tecnico di Ciboprossimo con molta pazienza potrebbe farlo ma essendo un’azione costruita, non nativa di Telegram, non potendo essere fatta da tutti, non sarebbe collaborativa. Tecnicamente poi un gruppo non può fare parte di un altro gruppo e quindi una strada più comoda ci è inibita.
Sostanzialmente questi mesi di lavoro ci hanno detto che gli strumenti dei quali ci siamo dotati non sono in grado di far collaborare tra di loro tutti quelli che sono coinvolti.
O meglio la struttura di Telegram e la collaborazione tra questa e Ciboprossimo risulta essere una scelta non efficace se volessimo superare le difficoltà di rappresentare una collaborazione con il dotarsi di strumenti che permettano una collaborazione reale.
L’esperienza di questi mesi ci ha detto che chi è riuscito ad entrare in ciboprossimo.net sta facendo quello per cui è predisposto in maniera collaborativa. Se vogliamo passare dalla necessità di rappresentare una collaborazione a farla vivere a tutti i suoi interessati prima e dopo l’entrata in Ciboprossimo abbiamo bisogno di altri strumenti che ci permettano di avere delle modalità operative più complesse di quelli utilizzati fino ad adesso.
Ma di questo parleremo in seguito.
Post a comment